Dubito dipenda dalla mancanza di letture: gli italiani effettivamente non leggono niente (però c'è un sacco di aspiranti scrittori! ), ma proprio niente, ma anche nelle vecchie generazioni, mi pare, che perô sanno scrivere correttamente (meglio di me, ehm...). Al contrario ho vissuto negli USA, oggi ci vado poco, ma vado abbastanza in Australia e gli anglosassoni, posso assicurare, leggono, leggono molto, prova ne è che da loro romanzi e racconti vengono pubblicati assai facilmente rispetto a qui, però non sanno scrivere, sono quasi analfabeti, fanno errori ortografici mostruosi, da molti anni prima degli italiani.
L'ortografia anglosassone è notoriamente una bestia nera, mentre in italiano, salvo rare eccezioni, se si sa come si pronuncia una cosa si sa anche come si scrive.
Di recente, però, hanno cominciato a dilagare errori di ortografia anche fra gli italiani (tipo il diffusissimo "un pò" al posto di "un po' ", o "daccordo" scritto tutto attaccato invece che "d'accordo"), e questi penso che dipendano dal poco leggere, dal poco "vedere" la parola così come viene scritta: infatti i più riescono ad usare queste espressioni correttamente, ma magari le scrivono male ("un pò", ahimè, si comincia a vedere anche su giornali e pubblicazioni varie).
Però non so se ci sia effettivamente stato un peggioramento nella cultura degli italiani, o se sia solo la percezione che è cambiata.
Cinquant'anni fa il problema era insegnare agli italiani a parlare in italiano, e in questo la televisione è stata utilissima. Ovviamente però non riesce a svolgere lo stesso ruolo per quanto riguarda le parole scritte.
Oggi, nella lingua parlata, non direi che ci sia stato un netto peggioramento (è vero, ci sono molti che sbagliano i congiuntivi, ma quelli c'erano anche prima); probabilmente, in termini di percentuale, non c'è stato peggioramento neppure nello scritto (chi non sapeva parlare italiano cinquant'anni fa non lo sapeva neppure scrivere, ovviamente); solo che disturba, e colpisce, di più perché lo si riscontra in persone alfabetizzate (o presunte tali).
Sull'articolo di Sartori non mi trovo molto d'accordo, mi sembra il solito lamento del vecchio che brontola contro le cose nuove, e stringi stringi non è che dica poi tanto.
Secondo me c'è un problema diverso, in cui Internet e le nuove tecnologie c'entrano poco: si tratta, invece, di una questione di attitudine, se vogliamo usare un parolone direi addirittura un problema culturale. Una cosa che ad esempio noto, e che mi infastidisce, è come l'ignoranza oggi non sia più guardata come un difetto. Ho sentito persone vantarsi delle proprie ignoranze, con frasi tipo "oh, io di matematica non capisco nulla", come se fosse un vezzo. Una volta, se eri un asino in qualcosa eri un asino e non te ne vantavi. Magari non era colpa tua, ma non andavi vantandotene in giro. Oggi invece vedi gente che ti dà del secchione se appena appena sai quello che sta scritto sul libro di testo.
La televisione di oggi ha molte colpe, in questo. Finché il messaggio che si riceve è che una velina che sa sì e no mettere tre parole in croce e non azzecca un congiuntivo neppure sotto tortura, solo perché sa sculettare (e neppure tanto bene, IMHO), diventa un VIP alla pari di un Costantino che manco sa far quello, non è che ci si può aspettare che i nostri ragazzi abbiano tutta 'sta voglia di studiare :(
Ed è anche colpa dei genitori: mia mamma, se prendevo appena appena un 5 e mezzo, scatenava le sirene di allarme rosso dell'Enterprise. Oggi vedo genitori ridersela per delle sfilze di 3 da far impallidire. Mia mamma, se un mio insegnante mi diceva qualcosa, gli dava SEMPRE ragione, avesse anche detto che la terra era piatta. Oggi vedo genitori difendere ragazzini INDIFENDIBILI.