Se posso, non solo gli studenti sono analfabeti... ma partiamo da questi.
Che la scuola italiana sia andata a catafascio, per usare un eufemismo, credo sia cosa fuori di dubbio. Ho praticamente visto nascere e crescere una ragazza che oggi ha 18 anni. Ebbene, alle elementari ed alle medie, per sua diretta ammissione, non ha mai studiato in storia Giulio Cesare, perché il programma scolastico prevedeva che la storia fosse studiata avendo sempre come punto di riferimento la sua città, assurta a centro dell'universo! Citando a caso, Newton, Lenin, Napoleone per lei erano gente della quale aveva solo sentito parlare, ma cosa avessero fatto di particolare nella storia è ignoto a questa ragazza!
E ci stupiamo se, oltre a quello di storia, pure i programmi di italiano, matematica ecc (con le relative conoscenze trasmesse ai ragazzi) sono crollati miseramente? Pretendiamo che, in una scuola così, si insegni ai ragazzi almeno a parlare e ad instillare un poco di amore per la lettura di qualsiasi romanzo (anche Agatha Christie ed Ellery Queen vanno benissimo), saggio, commento, articolo di giornale?
Sarà follia da parte mia, ma io non riesco neppure a concepire che un bambino, appena uscito dalle elementari, commetta errori di ortografia e sintassi. Si esprimerà magari con frasi semplici, laddove semplice non sta necessariamente per banale, ma pretendo che lo faccia in modo corretto, con i verbi al posto giusto, pur se il suo periodo non sarà ricco di subordinate, gerundi e pronomi relativi, ma di principali congiunte da punti e punti e virgola.
Ovviamente, pretendo di più da un ragazzo delle medie, che deve, secondo me, sapersi esprimere usando qualche subordinata in più. Ma, al di là della semplificazione che uno può avere nel suo modo di parlare, è proprio l'errore stupido di ortografia e di consecutio temporum a disturbare. Non è tollerabile neppure da un bambino di quinta l'uso di "se sarebbe..., posso...", per quanto il suo pensiero sia composto solo da frasi semplici, che, proprio in quanto tali, non devono e non possono contenere errori.
Ora, io laureato mi aspetto di più da un altro laureato rispetto ad un soggetto che ha la terza media, ma anche una persona che ha solo la terza media deve sapere scrivere e parlare in modo corretto e senza errori d'ortografia: non mi sembra una pretesa, ma una cosa normale e quasi "dovuta", perché altrimenti... a che servirebbero le scuole primarie?
Ma ad inquietarmi è l'effetto deleterio che questo modo di sentire e di comportarsi, questa incapacità degli insegnanti di insegnare qualcosa (poveri bambini, se non imparano nemmeno i rudimenti non è colpa loro: vogliamo forse far fare loro fatica?!) sta provocando nella società semplice.
A volte mi sento schifosamente fuori dal mondo, lo ammetto, perché mi piace sforzarmi di parlare in modo corretto, e spesso mi capita di riprendere il mio interlocutore grammaticalmente, anche se la cosa rischia di rendermi odioso: sono fatto così, purtroppo. Ma troppe volte, anche semplificando al massimo il discorso, fatico a capire quel che il mio interlocutore mi dice perché davvero non riesco a raccapezzarmi nella sua sintassi! E non sto parlando di gerghi giovanili o settoriali: sto parlando di gente che, riferendosi ad un uomo e ad una donna contemporaneamente, mi usa il pronome "gli" per farmi capire che una tal cosa è stata data alla donna, mentre io intendo che la cosa è stata data all'uomo... e si offendono pure perché io, laureato, avvocato, trentacinquenne, non so che "a lei" diventa, abbreviato, "gli".
Oppure, davanti ad un altro cliente che ha fatto il saputello per tre ore (giuro) pretendendo di essere lui il legale, ho fatto notare che, tra gli altri errori scritti nel file riassuntivo da lui redatto (non mi piace fare così, ma quando la gente rompe... la medesima gente va "sanzionata"), "denunce" si scriveva e si scrive senza la "I", posto che egli aveva scritto "denuncie". La risposta mi ha raggelato, soprattutto perché detta da un cinquantenne: "Cosa vuole, avvocato... io ho fatto la terza media!" Cioè... fatemi capire... Uno esce dalla terza media (pure d'altri tempi) ed è autorizzato a fare strafalcioni di grammatica per questo, secondo il sentire comune?! Ma stiamo scherzando o cosa?! Se fossi un professore universitario e mi trovassi davanti un candidato che non sa nemmeno esprimersi in italiano corretto, manderei l'esaminando di nuovo alle elementari, dove si meriterebbe di tornare!
E, lasciatemelo dire, vedo scempi linguistici in atti giuridici redatti da colleghi avvocati e da giudici, i quali scempi veramente a volte mi rendono impossibile la comprensione di quel che hanno scritto, quando non mi strappano una risata (ovviamente, non sto parlando di errori di battitura, che perdono sempre). E faccio presente di essere il primo ad ammettere che troppe volte si esagera nell'altro senso, al di là dei tecnicismi, con periodi troppo gonfi, complessi, articolati, che rendono il discorso non intelligibile non per mancanza di cultura del destinatario, ma perché davvero si è voluto strafare...
Che la scuola abbia delle sue colpe è evidente, ma l'analfabetismo di ritorno impera.
Cattivi modelli in TV e sui media in generale? Sicuramente ce ne sono, ma non credo siano la causa ultima di questa devastazione totale: la vedo di più come un circolo vizioso che si è instaurato quando la scuola non ha più saputo istruire, e gente non istruita è riuscita ugualmente a sfondare per questo o quel motivo (vuoi la prestanza fisica o una storia strappalacrime): allora è stato inevitabile che la gente abbia percepito la scuola come inutile, degradandola ancora di più, e creando una generazione di analfabeti che ha influenzato, come accennavo, tutto il sentire comune, cosa che ha portato la scuola primaria ai livelli bassissimi di educazione che ben conosciamo.