A dire la verità le imprecisioni storiche nella storia di Gagnor ci sono, anche se potrebbero essere volute, visto che l'autore ci presenta ovviamente una versione trasfigurata e comica della realtà.
Imprecisioni, a mio avviso, che in un ciclo denominato "Storia dell'Arte di Topolino" non dovrebbero esserci, soprattutto quando la vicenda è ambientata in un contesto storico preciso che è funzionale per inquadrare l'opera artistica o la tecnica di cui si vuole parlare. Pretendere una meticolosa ricostruzione storico-sociale sarebbe troppo per il numero di tavole a disposizione, però è grave collocare l'impero di Giustiniano nel V secolo d.C. quando questi è diventato imperatore nel 527, ovvero nel secolo successivo, quindi l'informazione che arriva non solo è grossolana - cosa che si potrebbe accettare, volendo, azzeccando quantomeno il periodo corretto - bensì è pure errata poiché va contro diversi fatti storici importanti già riportati da altri utenti prima di me.
Da una serie che è partita con l'intento di promuovere l'arte mediante il fumetto ci si aspetterebbe un atteggiamento di gran lunga meno superficiale rispetto a quanto si è visto: soprattutto perché è una
storia dell'arte, sicché si dovrebbe tenere conto del contesto in cui sono state prodotte le opere di cui si vuole parlare, altrimenti ciò che resta è solo un mediocre teatrino di comicità spicciola che soffoca la narrazione ed impedisce di portare a compimento lo scopo primario del progetto.
Poi, per carità, a molti piacerà la comicità avveniristica di Gagnor - io non sono tra quelli poiché la ritengo troppo fine a se stessa - tuttavia mal si congegna agli scopi della serie: nella storia in questione, oltre alle inesattezze storiche, un calderone di luoghi comuni sul Medioevo, i romani e i barbari dalla
"divertentissima" parlata giovanile fanno da sfondo a quella che è una usuale contesa tra Paperone e Rockerduck in cui l'arte, la vera protagonista, ha l'onore di avere a lei dedicata una sola tavola in cui si dice poco e niente sul mosaico. E nemmeno gli editoriali aggiungono molto a riguardo, nonostante si sprechino di dire qualcosa in più rispetto a quanto fatto con l'arte contemporanea (che coincidenze! Chissà come mai ciò...).
Di nuovo un'occasione sprecata, e stavolta per davvero.