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Eta Beta e il tesoro di Mook

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Special Mongo
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PolliceSu

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PolliceSu
    Re:Eta Beta e il tesoro di Mook
    Risposta #15: Venerdì 5 Apr 2019, 17:26:00
    Recupero questo topic riportando in parte il commento a questa storia che ho redatto per il mio sito:

    Inesauribile viaggio rocambolesco ai quattro angoli di un globo le cui distanze si sono nel frattempo ridotte, nel tentativo di seguire una scrittura occulta che sembra tracciare una storia segreta – e interconnessa – di vari Paesi tra l’Africa e il continente euroasiatico. I Soviet sono alla ricerca di un’esoterica fonte di ricchezze non ben identificate molto prima dei Nazisti di Indiana Jones, ma i segni rilasciati da un’intelligenza a loro superiore non sono di facile lettura. Un URSS (ma non è esplicitamente citato) allo sbando nella fine dell’utopia comunista, ancora impegnato a proteggere le apparenze: l’assemblaggio dei carri armati è fasullo, le medaglie sulle uniformi premiano la mera toeletta dei soldati, la popolazione è obbligata a indossare gli «aiuto-sorriso» che stampano in volto una maschera gioconda (ottimo espediente in stile 1984). Ogni emissario (o antagonista) di Moook concorre a stupire con una rivelazione e allo stesso tempo confondere le acque, o a minacciare semplicemente: le bambole e i giocattoli intimidatori e quasi senzienti di inizio storia, l’inquietante testa di un simil-Pinocchio ammiccante dalla copertina del libro acquistato da Topolino. È un’inquieta concezione vagamente animista che attraversa questa fase della produzione di Walsh. I segni di ciò che si cela dietro questa frastagliata e ingannevole realtà, si diceva, non si possono cogliere col solo bagaglio di conoscenze finora raccolte (e il Mickey Mouse prudente e malinconico di inizio ’50 ne ha accumulate parecchie), cosicché le imitazioni improvvisate – Topolino ed Eta Beta si fingono fantasmi egiziani per togliere una preziosa stele da sotto le terga del sacro leone di BG – sono di conseguenza “una copia della copia”, che si inseriscono in un gioco reso già pericoloso dall’impossibilità di fidarsi di alcuno. I personaggi sono ben delineati e ognuno ha le sue riconoscibili motivazioni (perlomeno quando Walsh non intende tenerle nascoste a bella posta), mentre le innumerevoli sorprese disseminate nel plot rilanciano ogniqualvolta abilmente nuovi interrogativi «in un perfetto gioco in continuo equilibrio tra il più crudo realismo e la più sfrenata fantasia» [Anonimo]. Infatti, calata nell’opprimente realtà della Guerra Fredda, la sua paura della minaccia comunista è esorcizzata dal parossismo delle trovate (la Cortina di ferro è una barriera materiale che si chiude dietro l’aereo dei nostri) e assume un valore atemporale e talvolta metafisico, diventando una delle storie più complesse e colme di segni della produzione a fumetti di Topolino. Walsh non si esime dall’assegnare ai personaggi gustose gag da cartone animato o surreali, come lo smarrimento di Topolino ed Eta Beta in mezzo alle tele di arte contemporanea nelle strade di Parigi o le invadenti spie turche che stanno li seguono passo passo (e che propongono a tutti i turisti la svendita dei piani della bomba H più un servizio di piatti in omaggio). Si ricordi anche l’arrivo a Parigi dei due, quando non riescono a trovare un solo abitante che parli il francese. Apposta per questa storia è brevemente scritta un’insospettabile carriera militare di Pietro Gambadilegno, il quale si mantiene però il solito infimo traditore: appena uscita dal suo ufficio dopo avergli consegnato Topolino ed Eta Beta, la compagna Aygotcha (allusiva alla Ninotchka di Greta Garbo) è fatta arrestare da Pietro mediante una telefonata, indi deportata in un campo di concentramento. Entrando in dettagli, l’alleanza temporanea tra Pietro, Topolino ed Eta Beta (fino a quando il tesoro sarà trovato, dopodiché l’inimicizia mortale tra Gamba e gli altri due potrà tornare a sfogarsi) ricorda – consciamente? – l’analogo patto sancito fra un americano, un anglo-irlandese e un russo prima di accedere alla città sepolta di Muria ne Il pozzo della luna (The Moon Pool, 1919) di Abraham Merritt: il russo – come il comandante sovietico Gambadilegno nei confronti di Moook – pensa che la magica Muria possa celare «molti segreti di incalcolabile valore» per il suo Paese, il quale «sta sudando sangue in un esperimento per liberare il mondo» dalle nazioni che lo accerchiano «come lupi, e attendono di balzar[gli] addosso al minimo segno di debolezza» [trad. Gabriele Tamburini, 1974]. Moook si rivela quindi – oltre che una riproposizione degli elementi fantastici di Merritt e degli autori a lui coevi evidentemente stimolanti la fantasia di Walsh – una perfetta modernizzazione della tradizione pulp di inizio secolo, facendo rimpiangere una mancata piena valorizzazione – ancor oggi – di certi affascinanti fumetti dell’epoca quali quelli di Walsh. Spiazzanti Gambadilegno che «spara sempre alle sue guardie alla fine di un giorno di lavoro» e Aygotcha che uccide fuori campo due soldati della stessa taglia di Eta e Topolino per procurargli due divise. Esemplare che il genio sia assunto, nel finale, in qualità di sergente e «arma segreta». Nella prima pubblicazione italiana i Soviet tra loro non si apostrofano più «compagno», inoltre le stelle scompaiono dalle loro divise. [ma questo lo aveva già notato Paolo] In USA invece la si è rivista a quasi 70 anni dalla prima edizione, e non accolta troppo calorosamente, pur se meglio rispetto alle storie di Walsh che non hanno Eta Beta nel cast.

    Voto (dal mio sito): 4/4
    Disney Comic Guide - La guida ai fumetti Disney: https://disneycomicguide.wordpress.com/


     

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