Atomino, Topolino e l'elemento qualsivoglia appartiene a quel filone più leggero, quasi "gigione", della produzione di Casty.
Per quanto mi riguarda, va benissimo così: si trattava di una storia celebrativa del personaggio, quindi ha perfettamente senso un'avventuretta molto più semplice delle altre due lunghe storie nelle quali Castellan ha inserito il personaggio scarpiano. E siamo anche un paio di spanne sopra alle Merendine mutevoli di qualche anno fa!
Questa nuova storia è assimilabile, per diversi mesi, all'Elettromistero di Natalimburgo, vuoi per il ritmo narrativo, vuoi per la spalla di Topolino (Eta Beta e Atomino hanno qualche tratto in comune), vuoi per un buffo personaggio alieno come motore della trama. I personaggio sono ben caratterizzati, la narrazione è bella sostenuta, la trama è coerente e lo stile classico dell'autore si confà a questi toni. Una buona lettura che non spicca tra quelle realizzate dal fumettista, ma che non rimpiango di aver letto.
Ben fatto l'articolo dedicato al personaggio.
Edi e i rifiuti reticenti è una simpatica breve di Federico Rossi Edrighi, che continua ad essere promettente anche in occasioni "minori", come in questo caso. Lo sceneggiatore amplia il concetto di quelle scenette in background nelle storie di Carl Barks con Archimede, dove si potevano seguire le peripezie del piccolo aiutante, dedicando stavolta però alla lampadina tutta l'attenzione e il centro della scena. Fa sorridere, ed è già qualcosa. Sprecato Pastrovicchio su una storia del genere, che comunque fa il suo... almeno fino all'ultima tavola, quando ritrae un Archimede che trovo poco riuscito esteticamente.
Paperino, Paperoga e l'innesto redazionale di Carlo Panaro... funziona come una classica storia di Panaro. La prima parte è anche interessante come idea di base, ma lo sceneggiatore non resiste e inserisce un piano criminoso anche in questo caso. Per celebrare e rilanciare il ciclo del Papersera avrei preferito un'avventura maggiormente incentrata sulla vita giornalistica, ma sarebbe ingiusto giudicare la storia in base a quanto mi aspettavo io di leggere. Resta una storia priva di mordente, a mio avviso, dove si salvano i disegni di Federico Franzò e la caratterizzazione dei due protagonisti.
È invece un disastro spettacolare Zio Paperone e il mitico chitarrone di Danilo Deninotti: il soggetto, per quel che si riesce a intuire, potrebbe pure essere buono, ma lo svolgimento è delirante. Le prime tavole sembrano non avere consecutio logica tra di loro, i dialoghi sono artefatti e poco coesi tra di loro, il "tesoro" per cui i Paperi decidono di partire viene spiegato male e velocemente, e l'inserimento degli elementi legati all'attualità tecnologica sono bruschi, invadenti e per nulla naturali. Lo sviluppo conclusivo è carente perché i presupposti iniziali su cui poggia sono quasi inesistenti, e così si arriva all'illuminazione finale sul chitarrone del titolo in maniera pretestuosa. Insomma, i disegni di Marco Mazzarello non sono neanche la cosa peggiore, in questo caso.