Ciao a tutti!
Sono nuovo del forum, lieto di conoscervi.
Vorrei anch'io dire la mia sulla storia di Gervasio, che ho avuto modo di leggere qualche giorno fa.
"Paperinik, tutto cominciò così" è una storia che ho trovato difettosa sotto diversi punti di vista, e che non è riuscita a comunicarmi quasi niente.
Premessa: non vorrei apparire superbo nel definire difettosa una storia di un autore affermato come Marco Gervasio. Solo che, come il cuoco che prepara un piatto al cliente, è il cliente che in ultima istanza, pur non avendo certo le doti culinarie del cuoco, deve giudicare il suo operato, no? E, se il cliente trovasse il piatto troppo salato, farebbe bene a dire al cuoco del difetto e a ritenere che andasse messo meno sale, no? Ecco, questo è il modo in cui mi sto approcciando alla questione, da cliente che giudica il pasto servitogli e che, purtroppo, non è riuscito a goderselo.
Innanzi tutto, il primo problema della storia è l'estrema brevità: come si può sperare di raccontare la storia di Martina in meno di metà delle pagine? Ribadisco, non è responsabilità di Gervasio la cosa (credo), ma io sto valutando la storia, NON l'autore o i paletti che ha avuto o gli sono stati imposti.
La storia scorre velocissima, alcune sequenze storiche sono state tagliate e mentre Fantomius mette e toglie cose, vorresti chiedergli di rallentare e spiegare meglio cosa intenda con frasi sibilline tipo: "Ogni epoca ha bisogno di un Fantomius" o "Ho fatto bene a sceglierlo!"
Fantomius ha forse viaggiato per millenni nel passato e nel futuro per creare suoi emuli? E' troppo folle e nonsense perfino per lui. Tra l'altro, per quale motivo, dato che non si capisce il perché di questo delirante proposito.
E cosa avrebbe visto esattamente in Paperino? Per quanto virtuoso, nella storia in questione non fa nulla, assolutamente nulla che dovrebbe spingere Fantomius a sceglierlo come suo "erede". Certo, forse Fantomius può averlo spiato dietro le quinte e aver visto cose che il lettore ignora... ma non dovrei essere io, lettore, a spiegarmi da solo i punti oscuri della trama. Dovrebbe essere Gervasio, che forse non ha voluto o non ha proprio potuto, vista la ridicola brevità dello spazio concessogli.
Già solo arrivati a questo punto, per me la storia sarebbe stata da rielaborare completamente. Ma i problemi continuano...
Paperinik, pilotato e aiutato in toto da Fantomius, alla fine della storia è passato completamente in secondo piano. Certo, Paperino ha durante la storia un piccolo margine decisionale... e ci mancherebbe! Dovrebbe "solo" essere lui il protagonista (o almeno, co-protagonista) della vicenda. Invece è una macchietta, inconsciamente manovrata da un oscuro burattinaio dai propositi imperscrutabili.
Perfino l'ultima parola è lasciata a Fantomius, prima della parola "Fine dell'Inizio". Sarebbe stato più poetico se invece, almeno per le battute finali, si fosse fatto da parte, dando al neonato Paperinik lo spazio e l'enfasi che avrebbe meritato.
Vorrei ora porre l'accento su altre cose che mi hanno infastidito durante la lettura:
1) Il pretesto del viaggio temporale: Perché inserire in una storia, che trae spunto da una vicenda un po' gotica e un po' noir, un elemento così ultra-fantascientifico? Mi ha fatto storcere il naso, come un ingrediente fuori posto, come del cioccolato su una carbonara. Il cioccolato di per se è anche buono, ma va sui dolci, non sulla pasta. Lasciamo i viaggi nel tempo a PK e a Zapotec, che si fondano su quello, e lasciamo Paperinik alle sue tinte gotiche e noir. Davvero pessimo come pretesto per aver Fantomius nel presente. E dire che sarebbe bastato un Fantomius ormai anziano, rintanato a villa Rosa, che, prima di spirare, decideva di trovare un erede... magari citando le prime vignette del 12 capitolo della $aga, a loro volta omaggio a Quarto Potere. Ma no, inseriamo fantascienza senza un minimo di criterio.
2) Lo stile: Ora, il Topolino recente ha saputo regalare storie dalla vaga atmosfera "Dark": Darkenblot, PKNE, perfino il ciclo narrativo di Brigittik, che ai tempi mi sembrò grottesco (ma divertente :'D). Quanto è adatto uno stile del genere a Paperinik? Nella storia di Gervasio, invece, I colori sono così accesi, le ombre così poco marcate, di notte il cielo è blu scuro... dov'è il nero? Il buio?! I gargoyle, l'atmosfera spettarle, gotica, noir, che dovrebbe trasudare ogni pagina e ogni inquadratura? Dov'è la pioggia, la tempesta, e soprattutto... un po' di sano silenzio per enfatizzare la potenza visiva delle scene clou? Mi rendo perfettamente conto che nella storia di Martina tutto questo non c'è... ma cavoli, il pk-team ci ha abituati a tavole dalla potenza visiva portentosa, cosa costava coinvolgerli per creare delle tavole memorabili come l'esplosione di Villa Rosa o la genesi di Paperinik? E anche il suo anniversario...
Insomma, tirando le somme, l'idea alla base di "Paperinik, tutto cominciò così" era male? No, anzi. L'idea di arricchire la trama di Martina con la figura di Fantomius era potenzialmente eccezionale. Purtroppo una buona idea iniziale non salva una storia che pecca ovunque e risulta con le ossa rotte in un confronto impietoso con l'originale.
Peccato, peccato davvero. Non sono felice o gratificato di aver scritto queste righe. Almeno ho esternato le mie perplessità.
Grazie a chi ha letto fin qui!
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