Trovandomi d'accordo con i pareri espressi, rispettivamente, da Lunatico e da Paperinika, non posso che rimarcare come l'assenza di una qualunque unità o direzione sia stata la rovina di Young Donald Duck, un progetto che a mio avviso non rende giustizia al fumetto Disney italiano. Perché, infatti, in otto puntate non ho visto nulla del fumetto nostrano, tra autori e disegnatori che hanno dato l'impressione di aver deformato la propria cifra, se non addirittura abbandonata - l'errore più grave per un artista - per piegarsi alle esigenze di un mercato estero, sicché di compromessi per proporre il taglio del fumetto nostrano non ne ho visti: Young Donald Duck è quasi l'annullamento di ogni atto creativo prodotto dagli autori coinvolti; e considerato che sono tutti attivi da parecchi anni nel mondo Disney, la delusione non può che diventare profonda.
Ripeto: non è l'intenzione che condanno - purtroppo nel mondo dell'editoria certi discorsi sull'Arte faticano a sussistere, e la questione è quantomai spinosa - bensì, piuttosto, le modalità con cui sono state realizzate tali intenzioni. Almeno ci fosse stato un disegno narrativo preciso e coerente, tanto per dirne una, e invece l'unico parziale collante che si è avuto, all'infuori di un pessimo Paperino, odioso all'inverosimile, è stato l'umorismo scatologico e mefitico che sicuramente attirerà un pubblico un po' naif - anche se avrei in mente un termine migliore, ma è meglio che trattenga la mia penna.
Giusto per puntualizzare: l'unico caso in generale - tra libri, fumetti, cartoni, film, e via dicendo - in cui questo tipo di umorismo mi abbia dilettato è stato il cioccolatinone verde intorcolato alla Borromini di matrice gaddiana, però quel momento nasconde livelli di lettura talmente profondi ed ampi che Young Donald Duck non può neanche immaginare di avere. Sospetto, tuttavia, che se fossimo stati noi il pubblico di riferimento, non avremmo avuto, probabilmente, una serie tanto rapida da fruire quanto veloce da dimenticare.
Concludo dicendo che, per me, è ingeneroso qualunque tipo di confronto con l'opera di Enna, la cui contemporanea presenza demarca con prepotenza quella frattura stilistica e narrativa che inevitabilmente si avverte tra le due saghe: in fondo, se la prima ha tentato di cogliere dei momenti essenziali dell'adolescenza, la seconda, invece, li ha adoperati a mo' di scusa per realizzare una costruzione sommaria e dimenticabile. Spero, infatti, che Young Donald Duck rimanga un caso isolato e che non ispiri strane tendenze in futuro.