Orbene, riguardo alla sottotrama puramente politica che si è creata nel topic non voglio rivangare oltre, mi limito a dire che concordo praticamente parola per parola (e mi sembra davvero strano, visti i precedenti!) con quanto detto da Gancio, a parte l'impostazione un po' dietrologica.
E aggiungo solo per chi dice che fuori dall'UE per noi sarebbe la rovina, che considerando l'andamento dell'economia e alcune elementari deduzioni, se la logica razionale non è cambiata nel frattempo, è piuttosto vero il contrario. Basta guardare il prima e il dopo l'Euro...
E quoto questo post di Eruyomè condito da un fragoroso applauso virtuale :
Io parlo di nazionalismo nella accezione alta del termine, quella che sottende il concetto di identità nazionale e di Nazione come collettività che si riconosce in un sentire comune (storia, lingua, cultura), in un contesto di democrazia (è dentro i confini nazionali che sono nate le democrazie), sovranità e libertà, economica, politica e individuale. Nazione tra le altre Nazioni.
Senza imperialistiche velleità di dominio.
L'accezione negativa, sciovinista, ovviamente, esiste, ed è uno stupro del concetto originario, che è quella sì una degenerazione. Ma non capisco perchè si debba dare per scontato il binomio.
Tornando alla questione centrale, ancora una volta CH fa parlare di sè, e ancora una volta e stavolta di più, siamo direttamente coinvolti.
Io ho vissuto nel pieno tutta l'emergenza neve e terremoto qui, per fortuna nel mio caso i disagi sono stati limitati, ma molti danni e vittime indirettamente li ho sentiti vicini, compresi quelli dell'hotel Rigopiano, in cui sarei dovuto andare in vacanza fra poco tempo.
Tuttavia, continuo a pensare quello che ho sempre detto in passato : va bene lamentarsi, ma invocare censure o porre limiti alla libertà di stampa proprio no.
Ora, Charlie Hebdo è pessimo sotto molti punti di vista. Rappresentano il peggio della feroce e fanatica sinistraccia francese, sono inutilmente aggressivi, volgari, e non sono neanche così coraggiosi e politicamente scorretti come vorrebbero far credere.
Ad esempio sono estremamente filo-semiti e sono soliti scagliarsi contro personaggi scomodi e chiedere loro stessi censure e repressione poliziesca per le battute sugli ebrei o similari.
Certo, sono stati fra i pochissimi a rompere il tabù sull'Islam, ma i loro meriti sostanzialmente si fermano a questo.
Rendiamoci conto che questi avevano più paura di essere etichettati come antisemiti che di essere ammazzati...
Insomma, fanno veramente schifo. Epperò qui arriviamo alla sostanza : cosa vuol dire "essere Charlie"? Vuol dire appoggiare le vignette oscene e prive di buonsenso di quel giornale? Vuol dire approvare un certo modo di fare satira?
No, vuol dire semplicemente difendere un PRINCIPIO. E i princìpi, per loro stessa definizione, sono universali e prescindono totalmente da particolarità locali, dalla soggettività e dalle emozioni personali.
Si chiamano "princìpi"proprio per questo. La libertà di pensiero e di espressione è un principio fondamentale, un valore irrinunciabile se ci si vuole davvero definire democratici. Quindi, lo è indipendentemente dal giornale che si decide di difendere.
Se viene meno a seconda delle circostanze e del'emotività personale, allora non è più tale e si può prestare ad ogni sorta di abuso.
Il dittatore che vieta certe idee sulla stampa non è cattivo, semplicemente si limita a far si che le sue legittime opinioni, le sue preferenze e la sua visione del mondo diventino legge.
Con diverse gradazioni, il principio (anche qui, si tratta di questo) alla base delle richieste di censura e di arresto odierne è esattamente lo stesso.
Quindi, al netto di certe retoriche fastidiose e certi atteggiamenti patetici e modaioli da social (mai mi verrebbe in mente di mettere una bandiera francese!) io dico che si, siamo sempre e comunque Charliè.
Chiarendo bene che cosa vuol dire davvero.