Guarda... ancora non ho capito se con questo intervento mi hai voluto spiegare il rapporto fra scienza e matematica o offendermi dandomi dell'ignorante.
Diciamo che nel tuo intervento c'erano due cose che hanno decisamente urtato la mia sensibilita' (anche se ovviamente tu non avevi nessuna intenzione offensiva nello scriverle): una e' la generale grossolanita’ di ragionamento (e di toni, se confronti con gli interventi appena precedenti di tang laoya), l'altra, l'implicita affermazione che la matematica sia una materia scientifica. L'effetto e' stato che ho risposto alquanto bruscamente, probabilmente piu' di quanto avrei dovuto. (Nella risposta mi limitavo a toccare quanto mi sembrava piu' pacifico, cioe' il secondo tema; ma il tono e' stato determinato dalla mia irritazione). Cerco di chiarire meglio i due punti che ti rimprovero.
Con quel e, quindi, nella scienza. volevo indicare che la matematica è una materia scientifica, tutto qua.
Ancilla scientiarum (sperando di non rendermi ridicolo con grossolani errori di latino): la matematica e' certamente uno dei mezzi piu' potenti che abbiamo per sviluppare la scienza. Ma se questa ha per obiettivo scoprire la "
Verita' " sull'universo fisico in cui viviamo, ci sono una serie di enormi problemi "filosofici" (epistemologici, per cominciare; ma mi sembra anche metafisici) a dire che la matematica e' parte della scienza. E' un tema dibattuto da secoli (si potrebbe cominciare dal rigetto pitagorico dei numeri irrazionali) e per quanto ne so siamo tuttora lontani dall'avere una soluzione ufficialmente accettata anche solo dalla maggior parte dei matematici. Questo giustifica il fastidio (spesso accresciuto ad irritazione) che provo a sentir parlare di matematica come parte della scienza, senza le dovute distinzioni. (Va aggiunto pero' che se me la prendo in proposito e' innanzitutto per motivi "sentimentali": della matematica sono innamorato da molti lustri, la scienza mi ha sempre lasciato abbastanza freddo.)
Quanto al primo punto, ribadisco che il tuo intervento precedente si distingueva per la grossolanita' del ragionamento presentatovi. Ti invito a rileggere un paio di frasi:
penso alle cose in modo razionale e..., come può esistere un uomo (se mai lo fosse) che sa tutto, vede tutto ed è dappertutto??? Ma dai...
Di solito (almeno nella tradizione filosofica-teologica occidentale) chi parla di Dio assume che non sia un uomo. E' vero che ci sarebbe una compresenza di due nature in Cristo, ma si cerca di preservare la distinzione con la faccenda dell'uno e trino; etc.; il fatto e' che se era questo che avevi in mente non appare per nulla dal tuo intervento. Da come la metti, sembra che tu voglia ridicolizzare l'idea di Dio che potrebbe avere un bambino di due anni. Per una frase che comincia con "penso alle cose in modo razionale" non e' proprio il massimo.
[Per inciso, posso aggiungere che non so che significato possano avere "
che sa tutto" e "
vede tutto", ma "
è dappertutto mi ricorda il vecchio detto (mi sembra del Cardinal Cusano) su Dio come un cerchio con il centro ovunque e la circonferenza in nessun luogo. Facendo geometria in uno
spazio ultrametrico, capita facilmente di imbattersi in cerchi che non hanno una circonferenza, ma un centro in tutti gli infiniti punti al loro interno. Giusto come esempio di come analizzare razionalmente certi concetti sia un problema piuttosto sottile.]
tutte le cose che facciamo derivano dalle nostre decisioni o, al massimo, può essere frutto del caso
Ti rendi conto di quanto siano profondi i problemi che discuti in questa frase? Prima assumi l'esistenza del libero arbitrio: assunto che fa a pugni con il determinismo della fisica classica. Poi ammetti la possibilita' del caso: io ignoro se questo sia in qualche modo davvero accettato dalla fisica quantistica (di cui so solo che esiste), ma la mia impressione - da estraneo al settore - e' che ai fisici non piaccia molto e che a parlarne siano soprattutto gli incompententi. (Ci sarebbe anche la teoria del caos, a livello macroscopico, ma per quanto ne so e' una teoria deterministica.)
Forse in questa frase non hai scritto niente di davvero sbagliato: ma l'impressione generale che mi da' e' di una certa faciloneria.
Non critico il fatto che tu cerchi di ragionare usando i mezzi a tua disposizione, cosa di per se' molto lodevole. Critico la perentorieta' delle tue conclusioni, basate (per quanto ci mostri) su un ragionamento tanto approssimativo. E forse ora capisci meglio perche' ti ho implicitamente dato dell'ignorante.
PS: Magari in futuro cerchiamo di fare meno i "fighi" scrivendo riferimenti offensivi, perchè quell'idiozia all'inizio della frase mi ha fatto incazzare come una bestia!!!
Affermare che hai scritto un’idiozia non equivale a darti dell’idiota. Anche agli esseri umani piu’ intelligenti capita di dire qualcosa di cretino; cio’ che conta non e’ quanto siamo stupidi nei momenti peggiori, bensi’ quanto brillanti siano i nostri pensieri migliori (mi sembra ci sia un vecchio detto russo che pone la differenza tra galline ed aquile nel fatto che le aquile possono trovarsi a razzolare piu' in basso delle galline, ma le galline non sapranno mai volare alto quanto le aquile). E immagino che tu non pretenda di essere immune da errore.
Fatte tutte queste precisazioni, posso scusarmi se la mia risposta e' stata tanto brusca da risultarti offensiva: non era esattamente nelle mie intenzioni. Ma la mia impressione e' che il primo a voler fare il "figo" sia stato tu, che te ne sei intervenuto bel bello con un intervento intellettualmente piuttosto rozzo, il cui tono generale e' stato da me percepito come un
come sono intelligente io che in due parole elimino la domanda "Dio esiste?".
[Poi, che il sottoscritto sia pieno di boria intellettuale, temo sia evidente da quattro quinti dei miei interventi.]
In pratica, affermi di credere perché desideri che quello in cui credi sia vero.
Pero' il suo discorso mi sembra intellettualmente onesto: non pretende di avere altri motivi. In una materia del genere, mi sembra una posizione del tutto razionale; tendo invece a considerare irrazionale chi afferma o di credere in un Dio tipo quello cristiano o di essere certo della non-esistenza di Dio sulla base di un ragionamento a suo dire inoppugnabile. (Ho scritto "un Dio tipo quello cristiano" pensando ad esempio alla
prova ontologica di Goedel.)
Questo è il curioso punto centrale del Cattolicesimo: avere fede anche quando il male ci arriva addosso senza un apparente perché.
E' una citazione letterale dal corso di teologia? O non riesco a capire il concetto di punto centrale, oppure non ho mai capito cosa sia il Cattolicesimo. Intendo dire che quello espresso mi sembra un punto importante nel Cattolicesimo, ma non il piu' importante; ne' quello che lo distingue da altre forme di Cristianesimo o da altre religioni.
se il racconto della Genesi è da considerarsi solo una metafora
Per quanto ne so, il termine usato attualmente dalla Chiesa Cattolica e'
mito. Credo che la differenza linguistica abbia la sua importanza.