ML, scusami, mi sono espresso male: intendevo dire che è il punto centrale del Cristianesimo sul tema del perché esista il male nel mondo.
Quanto alla metafora, è termine più adatto secondo i miei insegnanti, ed in fondo concordo, perché la storia della mela è racconto di copertura per qualcos'altro.
Per cominciare, grazie per la precisazione. Quanto al termine "metafora" piuttosto che "mito", posso solo dire che ricordo che alle lezioni di religione il termine che avevo sentito usare dal docente era proprio "mito" (da intendersi nel senso diciamo "platonico", come qualcosa che va interpretato e non preso alla lettera); era su questo che basavo la mia obiezione. E mi sembra proprio che mito sia un termine tecnicamente piu' adatto di metafora. (Per intednderci, cito dal
dizionario: mito =
rappresentazione di un concetto, di una teoria e sim. in forma simbolica e allegorica: i miti platonici )
A leggerlo "scavando", però, il passo della Genesi più metaforico potrebbe essere dato dalle prime righe, che, secondo molti, sarebbe una storia semplificata della vita nell'universo, dal big bang alla nascita dell'uomo.
Pensiamoci su un po': forse nella Bibbia c'è ben più di quanto appaia...
Questo (cercare di trovare le teorie scientifiche rispecchiate in un testo religioso scritto millenni addietro) mi sembra molto pericoloso. Certo lo e' per chi voglia fare un ragionamento scientifico; ma direi lo e' anche dal punto di vista del credente (che facendo cosi' rischia di dover buttar via meta' della sua fede al prossimo cambio di paradigma scientifico).
in ciò che ormai l'umanità ha superato da almeno 200 anni, ovvero la concezione creazionista.
L'umanità nella punta più avanzata del pensiero filosofico, intendo
Francamente resto molto disturbato di fronte ad un'asserzione del genere. Per quanto ne so, sul problema se l'universo abbia un creatore o meno, qui in occidente non abbiamo fatto nessun significativo progresso negli ultimi duemila anni (che l'ipotesi creazionista non fosse strettamente necessaria per una spiegazione intellettualmente soddisfacente dell'universo, lo sapeva gia' Lucrezio, ed Epicuro qualche secolo prima di lui). Al massimo, chi vuole assumere l'esistenza di un creatore oggi deve attribuirgli una maggiore raffinatezza matematica di quanto si fosse soliti fare qualche secolo addietro; e chi vuole fare a meno di quest'ipotesi ha piu' problemi interessanti (e forse risolubili) con cui divertirsi di quanti se ne conoscessero in passato.
Ignoro cosa tu intenda con "L'umanità nella punta più avanzata del pensiero filosofico", ma immagino che cosmologi ed affini rientrino in cio' a cui ti riferivi. Non conosco bene l'ambiente dei fisici e non so quanti fra essi siano credenti in qualche forma di religione; ipotizzerei che ce ne sia un discreto numero, ma potrei sbagliarmi. Che i matematici vadano intesi in questa "punta più avanzata del pensiero filosofico" e' forse piu' dubbio, ma posso assicurarti che ce ne sono tuttora molti (anche di
altissimo livello) che credono ad esempio nel Dio cristiano, o quello ebraico, o altri. Temo che una gran parte parte di costoro non abbia del tutto superato la concezione creazionista.
Sono frutto dell'espansione della materia nel nulla.
La materia nega il nulla affermando l'esistenza.
Attenzione, non ho detto "il vuoto" (che andrebbe a sottoindendere la pre-esistenza di qualcosa atto a contenerla), ma il nulla.
La totale assenza di ogni dimensione fisica e temporale.
Non è un concetto semplicissimo.
E' la materia che crea l'esistenza, non lo spirito che ne è anch'esso espressione. Quello dell'uomo intendo.
E questo mi sembra decisamente mistico. Francamente, dal punto di vista del rigore razionale trovo preferibile
Non per aver a sé di bene acquisto,
ch’esser non può, ma perché suo splendore
potesse, risplendendo, dir "Subsisto",
in sua etternità di tempo fore,
fuor d’ogne altro comprender, come i piacque,
s’aperse in nuovi amor l’etterno amore.
Né prima quasi torpente si giacque;
ché né prima né poscia procedette
lo discorrer di Dio sovra quest’ acque.
Forma e materia, congiunte e purette,
usciro ad esser che non avia fallo,
come d’arco tricordo tre saette.
E come in vetro, in ambra o in cristallo
raggio resplende sì, che dal venire
a l’esser tutto non è intervallo,
così ’l triforme effetto del suo sire
ne l’esser suo raggiò insieme tutto
sanza distinzïone in essordire.
Concreato fu ordine e costrutto
a le sustanze; e quelle furon cima
nel mondo in che puro atto fu produtto;
pura potenza tenne la parte ima;
nel mezzo strinse potenza con atto
tal vime, che già mai non si divima. (Par., XXIX, 13-37)
(Il problema e' che ti sei espresso come un mistico, non come uno scienziato; la storia della filosofia insegna che i mistici possono essere estremamenti razionali nelle loro argomentazioni; e talvolta si esprimono anche in un linguaggio ammirabile.)
I coni d'ombra del passato sono stati dissolti dal progredire della scienza.
Le religioni pagane sono finite quando l'uomo si è spiegato i fenomeni naturali e la loro regolarità.
La superstizione religiosa oggi si arrocca su quel che di ignoto rimane.
Ma l'ignoto è una condizione momentanea di non conoscienza e nulla più.
I preti lo chiamano "mistero" sperando che resti tale per sempre, piedistallo su cui si basa da sempre il loro potere temporale e base di costruzione del loro impianto ideologico.
L'area di questo piedistallo, col passare dei secoli, diventa sempre più ridotta e angusta.
Come difesa della razionalita' scientifica, mi piace assai poco: mi sembra un illuminismo estremamente rozzo, che assomiglia troppo al fare della scienza una nuova superstizione. Forse e' perche' mi suona come una tesi motivata piu' che altro dal desiderio di muover guerra alla religione. (Magari non era la tua intenzione, ma e' l'impressione che mi dai.)
Il punto e' che per quanto ne so e' possibile essere al tempo stesso scientificamente razionali e credenti in una forma di religione, mentre tu sembri negarlo quasi come postulato.
Quindi, Mario, per te quattordici miliardi di anni di evoluzione del cosmo con tutte le conseguenze della circostanza sono solo frutto del caso?
[...]
Quando poi sento i professoroni dell'astrofisica stile Michio Kaku dire che prima del big bang non c'era nulla e poi c'è stato qualcosa, mi chiedo se anche questo non sia un creazionismo mascherato...
Qui invece direi che c'e' il problema opposto (anche perche'' per quanto posso giudicare l'Avvocato e' credente, ma non e' un mistico). Mi chiedo se tu non stia ponendo male i termini del problema o almeno il tipo di spiegazione che la scienza puo’ dare.
Comunque: mi sembra che la parola "caso" vada usata con estrema attenzione se si cerca una spiegazione scientifica. Ma il negare il "caso" non implica nessuna spiegazione religiosa (rozzamente: i movimenti dei pianeti sono determinati dalla meccanica newtoniana, quindi le loro orbite non sono propriamente frutto del caso, ma questo non ci dice nulla sull'esistenza o meno di un Dio creatore).
Quanto al "creazionismo mascherato": che cosa si intende per "crezionismo" ? Per quel che ne so, per un credente il punto fondamentale dovrebbe essere l'azione di una qualche entita' divina (dotata in particolare di qualcosa tipo una volonta'); i fisici contemporanei non sentono nessun bisogno di invocare una simile azione.
(Per tacere il fatto che quando scrivi "prima del big bang" fai - credo - un grosso errore concettuale: forse mi sbaglio, ma -per il poco che ne so - la teoria vigente dice che il tempo ha inizio con il big bang, quindi non ha senso parlare di un "prima" [punto che per altro credo fosse gia' ben chiaro a Sant'Agostino, e che e' chiaramente spiegato da Dante nella terza terzina citata sopra].)