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Disquisizioni teologiche

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Rockerduck87
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    Re: DIO ESISTE!?
    Risposta #540: Mercoledì 8 Lug 2015, 15:38:32
    Dio esiste, non esiste... ma quale? Prima sceglietene uno, no? ;D


    Manca Re Kaioh, il più importante di tutti. Scaletta da invalidare.
    Il radical chic è l'esempio più sporco e osceno di chi finge di perdere il proprio ruolo sociale per mantenerlo
    (G. Testori)

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      Re: DIO ESISTE!?
      Risposta #541: Mercoledì 12 Ago 2015, 20:22:48
      Dio non esiste ma ESISTE IL GIRO DI AFFARI SU DIO DELLA VATICANO S.p.A ...

      Scomodano pure i morti (sono necrofili) e mostrano i resti (peraltro neanche veri ma sottoposti a ´lifting´ dello stregone Pio  quello che dicono faccia i miracoli....E con questo fanno la circonvenzione d´incapaci especially le povere vecchiette dei paesi del Sud Italia ...

      Io ? IO RESISTE (RESISTO ) a questo malefico supplizio della religione...
      « Ultima modifica: Mercoledì 12 Ago 2015, 20:23:45 da cuginodialf »

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        Re: DIO ESISTE!?
        Risposta #542: Mercoledì 12 Ago 2015, 20:25:28
        Dio non esiste ma ESISTE IL GIRO DI AFFARI SU DIO DELLA VATICANO S.p.A ...

        Scomodano pure i morti (sono necrofili) e mostrano i resti (peraltro neanche veri ma sottoposti a ´lifting´ dello stregone Pio  quello che dicono faccia i miracoli....E con questo fanno la circonvenzione d´incapaci especially le povere vecchiette dei paesi del Sud Italia ...

        Io ? IO RESISTE (RESISTO ) a questo malefico supplizio della religione...
        A tal proposito https://www.youtube.com/watch?v=ipbfjvaaONc
        Per mille bobine di Tesla!l'antenato, quel che bee cicoria
         

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          Re: DIO ESISTE!?
          Risposta #543: Martedì 30 Mag 2017, 16:28:17
          Ci ho meditato giusto in questi giorni, mi scuso se vado a recuperare un topic vecchio di quasi due anni, però, avendo letto di alcuni interessanti interventi da entrambe le parti, sento la necessità di dover esprimere questo mio pensiero.

          Comincerei col dire questo, in modo piuttosto diretto perché è un tema con cui, nonostante la mia posizione di ateo di lunga data (quattro/cinque anni, quando prima mi reputavo un cristiano convinto), mi confronto tutt'ora: la credenza in sé è deleteria, ed è un gesto che ritengo sbagliato sia nei confronti di ciascuno di noi, sia nei confronti di questo presunto essere divino.
          Credere dovrebbe essere l'equivalente di accettare per vera una cosa senza gettarsi in particolari dimostrazioni a favore di tale credenza, se non magari il fatto che molti la seguano, perciò non vedo proprio il senso di far entrare nella nostra vita la convinzione che ci sia un Dio da cui siamo stati creati e verso cui dovremmo anche avere una sorta di "debito" - magari mi impunterò soprattutto sul cristianesimo, ma Dio lo intendo in senso lato - soprattutto perché noi non avremo mai conferma di questa cosa.
          Ciò che mi chiedo è proprio: quale beneficio posso trarre da questa convinzione, se poi non la vivo nemmeno?
          Portandola sul piano del cristianesimo: cosa mi resterebbe dell'andare ogni domenica a messa, nel rispondere macchinosamente al prete con quelle formulette che si pronunciano tutte le domeniche, nel serbare rispetto ai miei genitori, nel non commettere atti impuri, nel non essere invidioso degli altri, se poi tutto quanto si basasse sulla pura credenza, o peggio ancora sul precettismo?
          Sarebbe un'esistenza assolutamente inautentica: io credo di dovere del rispetto ai miei genitori perché è così che sta scritto nei Comandamenti, ma non è detto che quel dovere tutti lo vivano pienamente e risulti forzato dal fatto che è scritto proprio lì.

          Sulla fede, invece, mi trovo in difficoltà perché è un concetto molto più profondo della credenza ed è anche più difficile da comprendere. Il mio interrogativo più grande è la comprensione di questa fede, ossia quale beneficio possiamo trarre supponendo che Dio esista realmente, se tanto poi la sua esistenza non può essere dimostrata.
          C'è piuttosto una presa di coscienza della nostra finitezza che non vuole essere accettata?
          Non me lo spiegherei in altro modo. Però sono convinto che potrebbero esistere altri mezzi attraverso cui essere felici: sperare in tutta la vita di seguire fermamente una religione senza avere alcun tipo di certezza su quello che ci accadrà a morte avvenuta è come sottrarre a noi stessi un insieme di potenzialità che potremmo benissimo sfruttare (perché sento, per esperienza passata, come se la religione mi avesse imposto dei limiti anziché darmi le possibilità di fare determinate scelte).

          Più che esporre il mio punto di vista, punto a comprendere, considerato il singolo in sé e non la comunità, la Chiesa o quant'altro, quali potrebbero essere i vantaggi di entrambe le parti. Soprattutto, sono convinto che vivere con Dio o senza Dio resti comunque difficile allo stesso modo: da una parte sembreremmo privi di certezze assolute, dall'altra potremmo dire di disporne.

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            Re: DIO ESISTE!?
            Risposta #544: Martedì 30 Mag 2017, 22:19:24
            Comincerei col dire questo, in modo piuttosto diretto perché è un tema con cui, nonostante la mia posizione di ateo di lunga data (quattro/cinque anni, quando prima mi reputavo un cristiano convinto), mi confronto tutt'ora: la credenza in sé è deleteria, ed è un gesto che ritengo sbagliato sia nei confronti di ciascuno di noi, sia nei confronti di questo presunto essere divino.
            Credere dovrebbe essere l'equivalente di accettare per vera una cosa senza gettarsi in particolari dimostrazioni a favore di tale credenza, se non magari il fatto che molti la seguano, perciò non vedo proprio il senso di far entrare nella nostra vita la convinzione che ci sia un Dio da cui siamo stati creati e verso cui dovremmo anche avere una sorta di "debito" - magari mi impunterò soprattutto sul cristianesimo, ma Dio lo intendo in senso lato - soprattutto perché noi non avremo mai conferma di questa cosa.
            Ciò che mi chiedo è proprio: quale beneficio posso trarre da questa convinzione, se poi non la vivo nemmeno?
            Portandola sul piano del cristianesimo: cosa mi resterebbe dell'andare ogni domenica a messa, nel rispondere macchinosamente al prete con quelle formulette che si pronunciano tutte le domeniche, nel serbare rispetto ai miei genitori, nel non commettere atti impuri, nel non essere invidioso degli altri, se poi tutto quanto si basasse sulla pura credenza, o peggio ancora sul precettismo?
            Sarebbe un'esistenza assolutamente inautentica: io credo di dovere del rispetto ai miei genitori perché è così che sta scritto nei Comandamenti, ma non è detto che quel dovere tutti lo vivano pienamente e risulti forzato dal fatto che è scritto proprio lì.

            Credo che una delle risposte più approfondite. al dilemma - almeno per me, che pure non credo - sia quella di Lutero. Non tanto dei luterani e dei vari epigoni (Calvino ad esempio) ma proprio il discorso sulla fede interiore di Lutero. Non so se tu l'abbia già studiato a storia, immagino di sì. Insomma la visione interpretativa risponde ai tuoi giusti dubbi trasformandoli in qualcosa di meno semplice, meno facilmente attaccabile. La fede, in particolare, è un sentimento interiore, quasi ineffabile (ma ricorda che Lutero fonda comunque la sua religione sul contatto diretto delle Scritture, da lui tradotte a formare quella che è riconosciuta quasi universalmente come la prima grande opera moderna nella lingua tedesca), che l'uomo, se l'ha, deve riconoscere in sé; ciò tramite introspezione e lettura personale delle Scritture. Se l'ha, si salva. Se non l'ha, sarà perduto. (Perdonate l'impietosissima semplificazione…).
            Ecco perché la critica razionale si infrange. Perché la fede è atto di consapevolezza, non di spiegazione. (Ad esempio in ambito cattolico c'è ancora una risposta alla necessità di una spiegazione, benché sia una risposta che oggi, privi per forza di cose degli occhiali che permettevano di capirsi nei codici validi fino al Medioevo, ci pare piè letteraria che altro).
            Poi che il Luteranesimo, e non in contraddizione con il suo creatore, sia stato a livello politico e ideologico mooolto più di questo, è ben altro discorso. La mia mente va sempre e in primo luogo, oltre che alla dieta di Spira, al rapporto con il fisco imperiale e alla rivoluzione economico-politica che scelse di salire sul cavallo della Riforma, alla rivolta dei contadini… ma… lasciamo stare.

            Poi per esempio c'è Agostino, certamente il più problematico e "umano" dei Padri della Chiesa; se leggerai le Confessioni non è improbabile che riscontri gli stessi dubbi da te enunciati, squadernati e vissuti in maniera molto esplicita. Ma la risposta di Agostino, mi sia concesso, è in tanta parte neoplatonismo in salsa rivelazionistica. Rimane fuori discussione l'interesse e la profondità della vicissitudine morale e letteraria del Nostro, purtuttavia io riesco meglio a seguire Plotino. Problema del mio tipo di formazione, senz'altro: Agostino ha moltissimo da dire; è una coscienza di tipo nuovo, e c'è chi l'ha definito, forse a ragione, il primo dei nostri contemporanei.
            Interessante fra l'altro la questione del tempo (già sviscerata ampiamente da Aristotele, voglio dirlo) e dell'"inizio" dell'Universo (è Agostino, credo, il primo a porre l'accento sul grado di fondatezza logica effettiva della questione). Cfr. Heidegger.
            Ma io divago.

            Per il resto, verrebbero fuori discorsi lunghissimi. Io del resto sono un profanissimo. Credo che Gladstone, benché non sia strettamente il suo campo direi, sappia dirne cento volte più che tutti noi messi insieme. Da parte mia, ho promesso a me stesso di non farli più, questi discorsi lunghissimi, tendenzialmente: portano via tempo a scriverli e annoiano il lettore.
            Ma se hai voglia di continuare a scervellartici ti prometto che non mancherò di dare le mie risposte. :)
            « Ultima modifica: Martedì 30 Mag 2017, 22:19:55 da A.Basettoni »

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              Risposta #545: Martedì 30 Mag 2017, 22:29:21
              Applausi a Tang per una ricostruzione meravigliosa dell'operato degli ultimi tre Papi, che non demonizza a priori quanto fatto dal grande Ratzinger, come troppi fanno.


              Nella revisione data, Benedetto XVI ha premuto di brutto sul pedale del perdono e del rispetto di qualsiasi persona, indipendentemente dal suo orientamento sessuale. Ratz non ha mai detto, capiamoci, di non considerare peccatore, sotto un profilo teologico, chi ha tendenze omosessuali. Ma ha anche scritto palesemente nel catechismo che questa non è una valida ragione per discriminare, esiliare, appartare i fratelli (usa proprio questa parola) omosessuali
              Concordo con la bellissima analisi di Tang. Una precisazione su questa parte: per la morale contemporanea cattolica (e per il CCC) la tendenza omosessuale, in sè non è un peccato, ma lo sono gli atti che da essi ne derivano.
              W i CWD 1 serie, Il libro di Topolino e William Ward.

              Ecco il mio blog disneyano : http://lagrottadelfumetto.blogspot.com

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                Re: DIO ESISTE!?
                Risposta #546: Martedì 30 Mag 2017, 22:50:26
                Concordo con la bellissima analisi di Tang. Una precisazione su questa parte: per la morale contemporanea cattolica (e per il CCC) la tendenza omosessuale, in sè non è un peccato, ma lo sono gli atti che da essi ne derivano.
                A me già il semplice fatto che la stessa chiesa che sostiene di conoscere le verità divine possa cambiare opinione nel tempo e quindi, magari, fra 10 anni potrebbe rinnegare quello che dice adesso, non imprime per niente fiducia.

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                Andy98
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                  Re: DIO ESISTE!?
                  Risposta #547: Martedì 30 Mag 2017, 23:26:52
                  me
                  - CUT -

                  Il pensiero di Lutero è stato un argomento cardine nel corso di storia in terza superiore, ma il discorso della fede interiore non ricordo di averlo approfondito, se si l'avrò probabilmente sorpassato perché in quel periodo ero dissidente al punto che di religione non ne volevo proprio sapere, era soprattutto un rifiuto di cuore che un rifiuto ragionato come vorrei che fosse adesso.

                  Ad un certo punto sono rimasto così affascinato e sorpreso dall'opera di Kierkegaard che ho sentito la necessità di approfondire la mia posizione per poterla mettere in rapporto con quella di altre persone, considerato anche la difficoltà dell'argomento in sé (spesso un tabù se si incontrano dei precettisti, quali purtroppo esistono e in larga maggioranza). In particolar modo, è stato questo passo di Timore e Tremore ad ampliare i miei orizzonti:
                  Abramo ama Isacco con tutta l'anima, e quando Dio glielo chiede egli lo ama, se possibile, ancor di più, e solo allora può sacrificarlo; perché è questo amore per Isacco, per la sua opposizione paradossale all'amore che porta a Dio, che fa del suo atto un sacrificio.
                  C'è un paradosso di fondo che sembra quasi impossibile da spiegarsi - e nell'episodio biblico emerge chiaramente - e bisogna considerare che Kierkegaard scriveva contro Martensen, un vescovo per altro luterano, e contro la chiesa protestante danese in generale (quindi penso che rifiuti la "lezione" di Lutero).
                  Posto questo, se anche per un teologo che aveva una fede quasi totale con Dio (e soprattutto privata, perché contro la Chiesa potrei essere parecchio di parte, quindi dal commentare il tipo di fede da essa proposta o dal catechismo potrei benissimo guardarmi bene) risulta difficile trovare una spiegazione razionale a questo rapporto, la domanda che mi sorge spontanea è: è per forza necessario o ci sono altre vie?
                  Diverse persone se gli attacchi il Signore storcono parecchio il naso, come se un mondo senza questa convinzione potrebbe invivibile, anche se temo che questo punto di vista potrebbe proprio scaturire dal precettismo o da una cieca convinzione o da una paura esistenziale, lì però dipende dalla persona: ecco perché ritengo così complicata la fede.

                  Terrò assolutamente presente Agostino, che purtroppo liquidammo in terza in soli dieci minuti - di Sant'Anselmo parlammo solo dell'argomento ontologico e delle critiche ad esso mosso, mentre San Tommaso lo risolvemmo in soli cinque minuti con le cinque prove dell'esistenza di Dio - e sono convinto che in un futuro, quando mi libererò di tutti i vari libri che ho intenzione di leggere - arrivato a 19 anni, finalmente quasi libero dall'opprimente scuola, sento questa necessità di rifarmi quella cultura che per ovvie ragioni non potevo farmi prima, accanto a tutto quello che ho intenzione di fare della mia vita (non pensatemi tutto il giorno seduto a riflettere, sono ben lontano dall'essere quel tipo di persona, eheh)  sicuramente darò uno sguardo alle ben note Confessioni.

                  Lascio intanto aperto il quesito da me espresso qualche riga sopra.

                  Citazione
                  A me già il semplice fatto che la stessa chiesa che sostiene di conoscere le verità divine possa cambiare opinione nel tempo e quindi, magari, fra 10 anni potrebbe rinnegare quello che dice adesso, non imprime per niente fiducia.

                  Questa è una delle svariate ragioni per cui mi schiero contro la Chiesa: la storia, purtroppo - e lo dico perché ancora oggi non si è compreso - ci ha insegnato quanti sbagli abbia fatto e quante volte abbia tenuto un atteggiamento o ambiguo o di opportunismo. Per questo, nel parlare di fede, preferisco riferirmi solo a quella che ognuno di noi potrebbe stabilire personalmente con Dio, calarla nel contesto della Chiesa potrebbe solo generare polemiche.
                  « Ultima modifica: Martedì 30 Mag 2017, 23:27:27 da Andy98 »

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                  pkthebest
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                    Re: DIO ESISTE!?
                    Risposta #548: Giovedì 1 Giu 2017, 11:41:01
                    La Chiesa moderna non ha mai negato una cosa: di essere fatta da uomini che vivono in certi contesti storici, che risentono di costumi, usanze e conoscenze della loro epoca.

                    Per questo la stessa Chiesa non nega di potere sbagliare, tanto che lo stesso dogma dell'infallibilità del Papa ha molti vincoli e "blocchi": non pensate che qualsiasi predica del Papa o qualsiasi enciclica sia infallibile, anzi. Il dogma scatta solo quando il Papa, semplificando molto, proclama un nuovo dogma o definisce "ufficialmente" che una specifica verità viene rivelata (cosiddetto "esercizio del ministero petrino").

                    Non sono un esperto di diritto canonico, anzi, confesso di non avere dato quell'esame all'università. Tuttavia, so che contro le encicliche i cardinali possono pure esprimere al Papa le loro perplessità, i cosiddetti "dubia", se le trovano in contrasto con la dottrina insegnata sino a quel momento.

                    Un esempio clamoroso dell'evolversi della Chiesa stessa si trova nella lettera di san Paolo a Filemone. In essa, Paolo tratta proprio della consegna di uno schiavo ad un amico e, se la leggete bene, per quanto il Santo parli esplicitamente di trattare lo schiavo come un fratello, egli non arriva mai a dire che l'esercizio di un diritto di proprietà su un essere umano sia vietato.

                    Come dire che uno schiavo va trattato con umanità, sfamato, messo in un ambiente decoroso, ma è vendibile: la cosa era talmente radicata che persino san Paolo, mica pizza e fichi, per usare un'espressione molto teologica, non riusciva a concepire una società senza la schiavitù, avvicinata molto ad un semplice rapporto di servitù domestica sì, ma sempre con possibilità di cessione del soggetto.

                    Oggi chiunque nella Chiesa ovviamente legge il pensiero di san Paolo in evoluzione, e nessuno ammetterebbe una "schiavitù dal volto umano", questo è ovvio.

                    Epperò la Chiesa, secondo me, sta perdendo sé stessa, perché un conto è arrivare a mutare certi concetti, ad ammettere errori d'interpretazione ed a ritenere, anche in virtù dei progressi nelle scienze, nelle usanze, nel sentire comune, che alcuni ragionamenti tratti dai dogmi di fede possano essere riformulati essendo mutati dei parametri di riferimento.

                    Ma mi fa paura una frase come quella di papa Bergoglio contenuta in un'intervista a Scalfari del 2013, per cui ogni uomo ha una sua concezione del bene e del male, e la Chiesa deve aiutare ogni uomo a fare ciò che per ogni singolo uomo è bene.

                    Se ci pensate bene, questa è la negazione assoluta della Chiesa in sé, perché in pratica disancora da Dio, da Gesù, dalla Trinità, da Maria, i punti di riferimento del bene e del male: si dice che siamo in una società relativista, il che è verissimo, ma una Chiesa relativista non può esistere, perché è la negazione di sé stessa.

                    Faccio un esempio estremo, ma che rende l'idea: se nella mia mente il bene è la soppressione fisica degli Interisti, la Chiesa m'aiuterebbe a comprare il mitra ed andare a fare una strage? Certo che no, perché uccidere è sbagliato. Ma è sbagliato per chi? Per la Chiesa che lo desume dai dieci comandamenti? Ma se dentro di me è la cosa giusta da fare, vista la frase di Bergoglio, la Chiesa dovrebbe aiutarmi...

                    Ecco, questo mi fa veramente paura: una Chiesa che non riconosce più la parola di Dio (interpretabile ovviamente col passare del tempo, "rivalutabile" perché comunque è stata trascritta da uomini in un dato contesto storico) come verità di riferimento non ha senso, perché è come dire che Dio non è più indicazione del bene e del male.

                    Ma papa Francesco è capace di sconcertare sempre i ratizngeriani come me. Giusto qualche settimana fa, ho beccato in tv un passaggio in cui il Santo Padre diceva, commentando non so bene quale passo dei Numeri, che "Gesù per una volta si è fatto peccato e tentatore [e fors'anche diavolo, ma su quest'ultimo termine sono ancora più incerto]." Ora, pur non avendo limpido il brano di riferimento, questa frase mi ha gelato, qualunque ne fosse il contesto (Gesù che c'entra col libro dei Numeri?): Gesù non si è mai fatto peccato, non si è mai fatto tentatore: egli è senza peccato e non può peccare, perché è il Figlio prediletto di Dio mondato da ogni macchia come sua madre. Gesù non può essere peccato, tentatore o diavolo, perché è libero dal peccato: sa di bestemmia lontano un miglio.

                    Però la gente sembra adorare questo Papa. E mi viene sempre da chiedermi perché. Perché dice cose cristiane o perché dice quel che la gente vuole sentire?

                    Sento sempre Francesco spendere parole perché non ci siano morti da attentati, perché non ci siano morti tra i migranti, perché cessi ogni guerra. Giusto, giustissimo, ogni morte violenta va condannata, secondo i precetti cristiani. Ma perché non gli ho ancora sentito dire una parola contro l'assassinio dei manifestanti in Venezuela, dopo settimane di scontri?

                    Queste cose mi danno da pensare, da riflettere, da ponderare. E non trovo risposte.
                    « Ultima modifica: Giovedì 1 Giu 2017, 11:45:19 da pkthebest »

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                      Re: DIO ESISTE!?
                      Risposta #549: Giovedì 1 Giu 2017, 17:23:44
                      Ottimo pensiero avvocato, e lo sottoscrivo. Tra l'altro ero anche io un estimatore del precedente Papa.
                      Il radical chic è l'esempio più sporco e osceno di chi finge di perdere il proprio ruolo sociale per mantenerlo
                      (G. Testori)

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                      TanteAnte
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                        Re: DIO ESISTE!?
                        Risposta #550: Giovedì 1 Giu 2017, 20:05:18
                        Io sono di ascendenza ebraica, patrilineare. Cattolica per scelta e per grazia di Dio. L'Islam mi piace, lo trovo una religione pragmatica, in cui, a ben leggere, non vi si trova nulla, come diceva Deborah Scolart, che vada oltre le possibilità umane.
                        Diceva bene. Il Cristianesimo è per i santi, l'Islam per gli esseri umani.
                        Penso altresì che chi compia strage in nome di una religione, qualsiasi religione si illuda di professare, bestemmi tre volte e si collochi de facto fuori da ogni religione.
                        Bestemmia contro di sé, contro la vita stessa, e contro quel Dio, che solo dà la vita, e la toglie. Sul perché continui a credere, vi lascio leggere questo racconto kafkiano:

                        https://giugenna.com/2010/05/20/franz-kafka-il-silenzio-delle-sirene/
                        E responde a morena requebrando
                        Um olhar doce, de cobiça cheio:
                        “Deixa em teus lábios imprimir meu nome;
                                  Aperta-me em teu seio!”

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                          Re: DIO ESISTE!?
                          Risposta #551: Venerdì 2 Giu 2017, 08:36:20
                          Faccio un esempio estremo, ma che rende l'idea: se nella mia mente il bene è la soppressione fisica degli Interisti, la Chiesa m'aiuterebbe a comprare il mitra ed andare a fare una strage? Certo che no, perché uccidere è sbagliato. Ma è sbagliato per chi? Per la Chiesa che lo desume dai dieci comandamenti? Ma se dentro di me è la cosa giusta da fare, vista la frase di Bergoglio, la Chiesa dovrebbe aiutarmi...

                          Ecco, questo mi fa veramente paura: una Chiesa che non riconosce più la parola di Dio (interpretabile ovviamente col passare del tempo, "rivalutabile" perché comunque è stata trascritta da uomini in un dato contesto storico) come verità di riferimento non ha senso, perché è come dire che Dio non è più indicazione del bene e del male.
                          Il semplice fatto che ti sia venuto questo dubbio non fa che mettere in evidenza quanto sia artificioso e quasi fosse il sistema della chiesa.
                          Il relativismo non è, e non sarà mai, l'idea che ogni persona ha la sua idea di bene e deve cercare quella. Il relativismo è il capire cosa è bene per ciascuna delle persone e applicarne la via comune, senza la mediazione di santamaddalenamadommadelcarmi nebeato.

                          Hai fatto un esempio abbastanza stupido ma che è facile da argomentare. Dici che se per una persona il bene è uccidere gli interisti, per relativismo dovrebbe andare a sterminarli sentendosi nel giusto.

                          Niente di più sbagliato.

                          Anche gli interisti, infatti, sono persone con una loro idea di bene. Se anche per ciascuno di loro bene significasse che andassero uccisi tutti gli interisti, be', allora sarebbe facile: si sterminino tutti gli interisti e la situazione è perfettamente risolta, senza che nessuno si possa lamentare.
                          Ma se per gli interisti il bene fosse sterminare gli juventini?
                          A quel punto sarebbe necessario un accordo: o si ammazzano tutti, o non si ammazza nessuno. Finché si tratta di juventini e interisti credo che sia abbastanza facile una pacificazione. Se si trattasse di cattolici e musulmani in un contesto medievale, invece, ho idea di no.

                          Sì, lo so che oggi la chiesa rinnega le crociate bla bla bla. Ma il senplice fatto che la chiesa possa mutare la sua opinione come ha già fatto e come sicuramente farà ancora non mi tranquillizza. Per ora Francesco va assumendo posizioni che mi piacciono. Bisogna vedere dopo.

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                            Re: DIO ESISTE!?
                            Risposta #552: Venerdì 2 Giu 2017, 09:44:41
                            Però non rispondi ad una domanda: chi decide il criterio pacificatore? Chi decide che è sbagliato uccidere gli interisti se per me in ipotesi è la cosa giusta da fare? C'è un concetto di bene estraneo alla coscienza del singolo? Se sì, come lo si determina?

                            Ma in verità il problema qui non è rispondere generalmente a questa domanda, ma un altro. Rileggi se ti è possibile l'intervista di cui parlo, credo si trovi ancora facilmente in internet, e chiediamoci come può un Papa disancorarsi da Dio come guida del bene comune, sostituendolo con l'idea di bene di ogni singolo individuo.

                            Questo fa paura in un contesto religioso come quello del topic. Fa veramente paura... Come fa paura quel silenzio assurdo sui morti in Venezuela, anzi al momento me ne fa di più.
                            « Ultima modifica: Venerdì 2 Giu 2017, 09:46:37 da pkthebest »

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                              Re: DIO ESISTE!?
                              Risposta #553: Venerdì 2 Giu 2017, 14:03:46
                              C'è un concetto di bene estraneo alla coscienza del singolo? Se sì, come lo si determina?
                              Domanda interessante. Sembra pero' sfuggirti che, anche se al momento non c'e' una risposta teoretica universalmente accettata dal genere umano, c'e' almeno una risposta pragmatica che riceve un consenso abbastanza ampio.

                              Se preferisci: Dio non e' necessario per la morale. Posso accettare che Dio (od un qualche altro concetto trascendente) sia necessario come garante di una giustizia cosmica (per esempio, ad assicurare che una canaglia sconti in un'altra vita il fio dei suoi crimini rimasti impuniti in questo mondo; o, piu' sottilmente, a decidere se la persona in questione sia davvero una canaglia oppure in qualche modo possa essere giustificata).
                              Ma un minimo di precetti etici (anche soltanto al livello di leggi) sono necessari per la convivenza umana. Sembra impossibile trovare un accordo sufficientemente ampio basando questi precetti su un concetto di Dio, ma siamo riusciti a dare qualche risposta pratica alla questione con regole accettate (almeno temporaneamente) dalla maggior parte della societa'.

                              La domanda che poni (quella che ho citato) e' rispettabilissima. Ma in migliaia di anni non soltanto non siamo riusciti a trovare una risposta, ma non abbiamo nemmeno saputa dare una buona ragione per dire che la risposta debba esistere: direi che ancora non sappiamo se sia una domanda davvero sensata.

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                                Re: DIO ESISTE!?
                                Risposta #554: Venerdì 2 Giu 2017, 15:58:13
                                La morale come mero frutto di un'evoluzione (nel senso neutro del termine) del modo di sentire, dunque. E cose davvero oggi percepite come gravi un giorno potrebbero non esserlo più.

                                Un giorno, se sol ci si basa sul mutare del sentimento comune, l'omicidio potrebbe non esser più percepito come sbagliato, e così potrebbero esserlo altre azioni estreme del pari: esiste un pensiero più spaventoso?

                                 

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