La Chiesa moderna non ha mai negato una cosa: di essere fatta da uomini che vivono in certi contesti storici, che risentono di costumi, usanze e conoscenze della loro epoca.
Per questo la stessa Chiesa non nega di potere sbagliare, tanto che lo stesso dogma dell'infallibilità del Papa ha molti vincoli e "blocchi": non pensate che qualsiasi predica del Papa o qualsiasi enciclica sia infallibile, anzi. Il dogma scatta solo quando il Papa, semplificando molto, proclama un nuovo dogma o definisce "ufficialmente" che una specifica verità viene rivelata (cosiddetto "esercizio del ministero petrino").
Non sono un esperto di diritto canonico, anzi, confesso di non avere dato quell'esame all'università. Tuttavia, so che contro le encicliche i cardinali possono pure esprimere al Papa le loro perplessità, i cosiddetti "dubia", se le trovano in contrasto con la dottrina insegnata sino a quel momento.
Un esempio clamoroso dell'evolversi della Chiesa stessa si trova nella lettera di san Paolo a Filemone. In essa, Paolo tratta proprio della consegna di uno schiavo ad un amico e, se la leggete bene, per quanto il Santo parli esplicitamente di trattare lo schiavo come un fratello, egli non arriva mai a dire che l'esercizio di un diritto di proprietà su un essere umano sia vietato.
Come dire che uno schiavo va trattato con umanità, sfamato, messo in un ambiente decoroso, ma è vendibile: la cosa era talmente radicata che persino san Paolo, mica pizza e fichi, per usare un'espressione molto teologica, non riusciva a concepire una società senza la schiavitù, avvicinata molto ad un semplice rapporto di servitù domestica sì, ma sempre con possibilità di cessione del soggetto.
Oggi chiunque nella Chiesa ovviamente legge il pensiero di san Paolo in evoluzione, e nessuno ammetterebbe una "schiavitù dal volto umano", questo è ovvio.
Epperò la Chiesa, secondo me, sta perdendo sé stessa, perché un conto è arrivare a mutare certi concetti, ad ammettere errori d'interpretazione ed a ritenere, anche in virtù dei progressi nelle scienze, nelle usanze, nel sentire comune, che alcuni ragionamenti tratti dai dogmi di fede possano essere riformulati essendo mutati dei parametri di riferimento.
Ma mi fa paura una frase come quella di papa Bergoglio contenuta in un'intervista a Scalfari del 2013, per cui ogni uomo ha una sua concezione del bene e del male, e la Chiesa deve aiutare ogni uomo a fare ciò che per ogni singolo uomo è bene.
Se ci pensate bene, questa è la negazione assoluta della Chiesa in sé, perché in pratica disancora da Dio, da Gesù, dalla Trinità, da Maria, i punti di riferimento del bene e del male: si dice che siamo in una società relativista, il che è verissimo, ma una Chiesa relativista non può esistere, perché è la negazione di sé stessa.
Faccio un esempio estremo, ma che rende l'idea: se nella mia mente il bene è la soppressione fisica degli Interisti, la Chiesa m'aiuterebbe a comprare il mitra ed andare a fare una strage? Certo che no, perché uccidere è sbagliato. Ma è sbagliato per chi? Per la Chiesa che lo desume dai dieci comandamenti? Ma se dentro di me è la cosa giusta da fare, vista la frase di Bergoglio, la Chiesa dovrebbe aiutarmi...
Ecco, questo mi fa veramente paura: una Chiesa che non riconosce più la parola di Dio (interpretabile ovviamente col passare del tempo, "rivalutabile" perché comunque è stata trascritta da uomini in un dato contesto storico) come verità di riferimento non ha senso, perché è come dire che Dio non è più indicazione del bene e del male.
Ma papa Francesco è capace di sconcertare sempre i ratizngeriani come me. Giusto qualche settimana fa, ho beccato in tv un passaggio in cui il Santo Padre diceva, commentando non so bene quale passo dei Numeri, che "Gesù per una volta si è fatto peccato e tentatore [e fors'anche diavolo, ma su quest'ultimo termine sono ancora più incerto]." Ora, pur non avendo limpido il brano di riferimento, questa frase mi ha gelato, qualunque ne fosse il contesto (Gesù che c'entra col libro dei Numeri?): Gesù non si è mai fatto peccato, non si è mai fatto tentatore: egli è senza peccato e non può peccare, perché è il Figlio prediletto di Dio mondato da ogni macchia come sua madre. Gesù non può essere peccato, tentatore o diavolo, perché è libero dal peccato: sa di bestemmia lontano un miglio.
Però la gente sembra adorare questo Papa. E mi viene sempre da chiedermi perché. Perché dice cose cristiane o perché dice quel che la gente vuole sentire?
Sento sempre Francesco spendere parole perché non ci siano morti da attentati, perché non ci siano morti tra i migranti, perché cessi ogni guerra. Giusto, giustissimo, ogni morte violenta va condannata, secondo i precetti cristiani. Ma perché non gli ho ancora sentito dire una parola contro l'assassinio dei manifestanti in Venezuela, dopo settimane di scontri?
Queste cose mi danno da pensare, da riflettere, da ponderare. E non trovo risposte.