E' fin troppo evidente che il Topolino scavezzacollo degli anni '30 non è un personaggio in linea con i rigidi standard attuali, bensì figlio di un'epoca dove il fumetto aveva margini d'azione diversi.
Il punto e' che Topolino cessa di essere uno scavezzacollo gia' nelle storie di Gottfredson-Walsh e poi in quelle di Scarpa e di Martina. Porrei Topolino nella seconda guerra mondiale come l'ultima storia del Topolino "giovane entusiasta irresponsabile" (non ho mai studiato troppo attentamente la cronologia e potrebbe esserci qualcosa di successivo in cui ha lo stesso carattere, cosi' come qualche storia precedente in cui appare piu' "adulto", ma lo spartiacque e' da quelle parti). Dopo, quello che vediamo e' un Topolino piu' maturo, piu' adulto, sempre disposto a buttarsi nell'azione, ma non con quell'entusiasmo quasi da incosciente che aveva prima.
Per fare un esempio con due storie scelte quasi a casaccio, Topolino nella valle infernale e' un'ottima avventura, ma mi sembra presenti un mondo molto meno ricco e credibile (come psicologia dei personaggi, ambientazione, complessita', descrizione della societa', etc.) di Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante.
Purtroppo con Gottfredson si può 'giocare' più che con Barks: nonostante la sua opera omnia sia stata ristampata in diverse occasioni (dalla fine dei '60 ai recenti Anni d'Oro) (..) Con Carl Barks questo non avviene, secondo me grazie a tre fattori: 1) non aver abbandonato, da parte del Maestro, molti dei suoi personaggi più importanti portandoseli dietro fino al termine della sua carriera; 2) i cartoni delle DuckTales prima serie (quelle degli anni '80) che riprendevano plot, canovacci e personaggi delle sue storie; 3) Don Rosa che ha riportato all'attenzione mondiale di tutti (qualora ce ne fosse stato bisogno, almeno qui in Europa) i personaggi barksiani sviluppando ulteriormente (se non creando da validissime fondamenta) l'intera esistenza di Paperone. Tutto ciò ha rimarcato o impresso ex novo certe situazioni dei paperi che non possono essere disinvoltamente scombussolate ne tantomeno ignorate. (...) E' anche vero che i character barksiani, al di là di cartoni e nuovi autori, sono considerati più attuali rispetto ad alcuni di Gottfredson, troppo legati (ma io non sono d'accordo in questo) ad un periodo anteguerra e rapidamente messi da parte a cominciare dal loro stesso creatore. Come scritto prima, la differenza riguardo l'eredità da consegnare ai posteri sta nel fatto che Gottfredson, nel dopoguerra, non solo 'rinnega' i vari Musone, Orango, Squick, Enigm, Macchia Nera, Setter ma limita al massimo le apparizioni di Orazio e Clarabella, di Gambadilegno oltre che di Minni, praticamente diventata un cameo negli anni '50, 'salvando' solo Mickey, Pippo e Basettoni, circondandoli di nuovi personaggi creati per l'occasione o che avranno un breve ciclo fumettistico.
Anche per me le vere origini di Topolino sono quelle... delle origini! Che poi, le prime storie di Gottfredson (fino al 1939, diciamo) sono anche abbastanza coerenti fra di loro, e mostrano effettivamente la crescita di un ragazzo di campagna che piano piano fa esperienza e comincia a mettere la testa a posto dopo essere diventato pilota di aerei!
Ho qui riportato i 3 punti salienti dei vostri interventi per poter dire la mia rispetto alle "origini reali" di Topolino in riferimento anche a quello che affermate.
Penso sia importante comprendere cosa si intenda per scavezzacollo. Etimologicamente parlando, scavezzacollo è una persona che mette a rischio l'osso del collo e, se seguiamo questo significato, Topolino scavezzacollo lo è sempre stato e, con molte riserve visti i limiti attuali, lo è tutt'ora.
Se invece lo intendiamo - come mi sembra di capire - come giovane che segue una vita molto imprudente, libera e pericolosa, Topolino rispetto ai suoi primi anni ha perso certamente la giovinezza assoluta, una buona parte dell'imprudenza che ha però lasciato il posto ad un uso più appropriato del cervello e, per il resto, sia in fatto di libertà, sia in fatto di pericolosità - nelle ultime storie è valido quello che dicevo prima - direi che non è molto cambiato.
ML parla di
Topolino nella seconda guerra mondiale come spartiacque e Dippy afferma che fino al 1939 le storie sono coerenti mostrando una crescita - intesa come raggiungimento della maturità - di Topolino.
Per quel che mi riguarda mi permetto di dissentire da entrambi.
Si parla spesso che in Disney non esistono continuity ma, in realtà, una vera e propria continuity fu la serie di storie che dal 1930 al 1955 - al netto di tutte le interruzioni che ci sono state - si svilupparono attraverso le strisce giornaliere che in alcuni casi si collegano anche a storie delle tavole domenicali.
Pur non potendo assolutamente negare le incongruità che ci sono per tutto il percorso, soprattutto - ma non solo - fra il prima della guerra e il dopo guerra, ritengo che tutto l'insieme è un lungo racconto di formazione e maturazione di un personaggio principale, Topolino e di alcuni altri che lo circondano.
Noi incontriamo Topolino nel 1930 in un villaggio rurale in piena crisi economica conseguente al crollo della borsa nel 1929. E' un Topolino praticamente adolescente, pieno di sogni di avventure e che da subito ci si fionda dentro, senza troppo pensarci e senza preoccuparsi affatto di quello che potrebbe accadergli. Gli anni che seguiranno rappresentano sostanzialmente quel processo di crescita che già si incomincia a percepire con una certa sostanza, nelle strisce scritte da Ted Osborne a partire da
Le prodezze di Topolino aviatore e, va dunque da sé che,
Topolino poliziotto e Pippo suo aiutante, si inserisce già a pieno titolo in questa maturazione. E' del tutto inevitabile che il paragone con
Topolino nella valle infernale, metta in luce una diversa ambientazione non fosse altro perché il villaggio di Topolino, si è ormai tramutato in una vera è propria città, come inevitabile è tutto il resto perché la storia del 1930 non ha ancora dietro alle spalle uno scrittore di un certo spessore.
ML tu parli di Walsh come punto cardine della crescita di Topolino verso una maturazione completa ma, francamente, a me non sembra affatto che il Mickey di Merril De Maris sia poi così ancora immaturo rispetto a quello di Walsh, pensiamo solo a - guarda caso
-
Topolino e il mistero di Macchia Nera, e come in quel caso, l'uso del cervello sia assolutamente preminente per sconfiggere Macchia Nera.
Non comprendo poi,come si possa affermare che le storie solo fino al 1939 siano abbastanza coerenti come afferma Dippy.
In realtà fino a
Topolino e il corvo misterioso la continuty è sostanzialmente ferrea e siamo nel 1942. Poi, sì è vero, la guerra produce delle rotture che rompono il giochino, ma, quando nel settembre 1947, con
Eta Beta, l'uomo del 2000, si ricomincia, non mi sembra che quelle storie siano così in antitesi con il Topolino precedente. E' un Topolino certamente più borghese, ormai attestato, penso di poter dire, circa sui 35 anni - quindi non più giovanissimo ma ancora sostanzialmente giovane - che da lì a poco, ricomincerà, in un clima politico e sociale completamente diverso ad agire come sempre. Certo, per un personaggio nato nella grande crisi, cresciuto nel New Deal, trovarsi in piena guerra fredda, non è certo un cambiamento da poco e, infatti per questo ed altri motivi più tecnici, nel 1955 con
Topolino e il piccolo David Crocket, la continuity finisce per sempre.
E qui veniamo all'amico Cornelius e a quello che scrive.
Tu fai un parallelo fra il mondo dei paperi di Barks - che comunque non è una continuity - e il mondo di Topolino di Gottfredson e individui nel fatto che mentre il primo ha insistito con tutti i suoi personaggi senza lasciarli da parte e il secondo no, una causa della differenza dell'eredità da consegnare ai posteri.
Da parte mia - oltre al discorso della continuity che fa già comunque una notevole differenza fra le due esperienze - ti obietterei che per Gottfredson, molti di quei personaggi di cui fai l'elenco - a cominciare dallo stesso Macchia Nera - erano dei personaggi usa e getta, buoni per una storia e che mai più si sarebbero riproposti. Gottfredson, non poteva certo poi immaginare che nel 1955, le strisce si sarebbero involute in gag auto-conclusive. Probabilmente, fosse stato per lui, fino al 1975 almeno - anno in cui lui smise di lavorare - la continuity sarebbe ... continuata.
Se questi personaggi - chi più e chi molto meno - sono poi stati riproposti in seguito lo dobbiamo alla scuola italiana prima e a quella danese poi ma, non era affatto una cosa scontata.
E' pur anche vero che certi personaggi sono stati man mano accantonati: a Setter si è preferito Basettoni, a Musone Pippo. I due villains Eli e Lupo, sono spariti, come sono spariti i genitori di Minnie.
La centralità del rapporto con Minnie è terminato - gli amori non durano mai troppo a lungo al top, checché se ne dica SmEvil - e di conseguenza spesso cambiano anche gli amici, quindi ciao Orazio, ciao Clarabella e, a pensarci bene, anche Pippo nel periodo di Eta Beta, non se l'è poi vista molto bene dopo tutto e in quel poco che è stato il dopo, non ha avuto quella centralità che si è guadagnato con Paul Murry e con le storie italiane.
Tu poi hai elencato tre motivi che fanno la differenza fra l'eredità di Barks e quella di Gottfredson a cui io ne aggiungerei però, altri due.
I motivi che tu elenchi sono la dimostrazione in realtà di un'unica cosa: i paperi sono di gran lunga i più amati dai lettori Disney e per questo sono intoccabili tutti.
Topolino è un personaggio votato a fare soprattutto il detective e, nel mondo attuale del Disney italiano, un personaggio che corre spesso il pericolo di essere ammazzato, che ha spesso dei revolver in mano, che combatte cattivi proprio cattivi, non può più esistere.
non sono mai contrario a prescindere a storie come "Topolino le origini" o "Young Donald" (a parte il nome di quest'ultima, accidenti a loro e agli inglesismi del cavolo! ), perché comunque penso che i personaggi Disney non sono fatti per essere ristretti in un'ambientazione rigida, né tantomeno in una continuity serrata, e quindi mi sta bene ogni tanto qualcosa che varii un po' il menu! Se poi è una storia a mio parere carina come "Topolino le origini" (almeno la prima puntata), non ho proprio nulla da obiettare! , sono d'accordo con te!
Eppure però è innegabile che Topolino, fumettisticamente parlando con tutto il suo mondo, sono nati proprio in una continuity, quindi come si può affermare che, almeno loro, fra i tantissimi personaggi Disney, non possono essere percepiti in modo tale?
L'errore che ha generato il tutto, secondo il mio punto di vista, sta proprio nel fatto che il direttore Gentilini non diede retta a Scarpa. Se nel 1955 , proprio quando negli States si finì la continuity, dopo aver posto le basi di una possibile continuità qui in Italia con
Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera, su quella strada si fosse continuato, oggi potremmo avere ancora una vita nella sua continuità eterna di Topolino, così come si ha per Tex e per tanti altri fumetti. Sarebbero state sufficienti circa 210 tavole all'anno da dedicargli, equivalenti a 3 -4 storie.
Questo poi non avrebbe impedito ad altri autori di dedicarsi a storie e saghe completamente indipendenti ed arrivare dunque ad oggi ad immaginare che Topolino sia nato attorno al 1985, che nel 2004 abbia iniziato l'Università ecc. ecc.
Io non contesto l'operazione in sé ma, come ho già detto, sono rimasto assai infastidito per come il Direttore l'ha presentata, raccontandoci sostanzialmente, una grossa bufala.
Per il resto è, come sempre questione di gusti.
Io immagino che il Topolino del XXI secolo conoscerà forse poi Gambadilegno un ragazzo un po' irrequieto ma che, in fondo ha un gran cuore - spero proprio che non sia coinvolto anche Macchia Nera - farà il giornalista in avventure sul genere di quelle recentemente viste, insipide e insapori per i miei gusti, e il processo di pimpizzazione di Topolino andrà avanti con mia buona pace e così sia.