Io ci sono appena uscito dal liceo, e francamente trovo il consiglio di Rockerduck87 un po' fuorviante: ci sono chiaramente materie che ad uno non possono interessante, tuttavia ritengo che se uno ha intenzione fare il liceo, un minimo di curiosità la debba comunque avere. E parla uno che si è iscritto allo scientifico e la fisica l'ha sempre odiata per come gli è stata insegnata (oserei dire che per fare tutti bella figura all'esame ce la siamo dovuta preparare di nostro pugno, ed era pure materia esterna), tuttavia non mi è mai venuta a meno quella curiosità, e infatti, come ben si può notare da altre discussioni, sono piuttosto ossessionato dal Novecento, e tendo ad osservarlo e comprenderlo in senso lato, non solo da un punto di vista particolare (peccato che il Novecento in sé non riesca mai ad essere trattato a dovere tra una materia e l'altra, per il nostro sentire è quello più vicino). E il motivo per cui abbia interesse per il Novecento nasce proprio dalla formazione che ho avuto e dal mio interesse per certe tematiche, che si sono fatte sentire nel momento in cui ho approcciato gli argomenti in modo personale, e questo penso sia il più grande traguardo a cui uno studente liceale dovrebbe ambire, sviluppare cioè una forma di conoscenza
critica.
Al di là degli interessi per la letteratura e la filosofia, il mio grande traguardo è insegnare matematica all'università, di conseguenza di tutte le materie che ho fatto al liceo uno potrebbe benissimo dirmi che non mi sono servite a niente, ed è qui che ci si sbaglia, perché non esiste solo quello che uno studia all'università, esiste un mondo che deve necessariamente essere compreso e vissuto. E uno se lo può vivere solo conoscendolo. Diverse persone mi hanno rimproverato l'utilità di certe mie letture o il fatto che io stesso mi sia messo alla prova e abbia approcciato l'analisi matematica prima ancora di affrontarla in quinta e poi l'università, ma penso che per star bene, oltre alla vita sociale, agli affetti e a tutto quanto, bisogni coltivare anche qualcosa per se stessi a cui poi fare affidamento nei momenti più critici - e fidatevi, serve tantissimo.
Perciò il mio consiglio, un po' affettuoso, vuole essere questo: trova nello studio di certi argomenti dei punti che ti possano interessare e vedi se e quando approfondirli per conto tuo, o anche solo fare una veloce ricerca in quei cinque minuti di tempo libero giusto per cominciare ad essere un po' curioso. Poi, vivila con quel giusto stress che ti aiuti a trovare nelle amicizie (sacrosante, potranno non essere quelle amicizie che rimarranno nella vita, non tutte, ma di sicuro ti terranno molta compagnia e ti daranno molta forza in questi cinque anni) e nelle passioni la giusta valvola di sfogo: non fare, soprattutto, sedute intensive di studio, perché, oltre ad avere pesanti ricadute sull'umore e sulle relazioni, non aiutano a stimolare il giusto interesse e portano a sentire lo studio di tutto, anche delle materie preferite, come un peso.
Scusate il breve poemetto, ma osservando in questi cinque anni e anche insegnando ad un numero ristretto di ragazzi, nonché facende diverse ore di ripetizioni, si nota che il liceo è una scelta che viene fatta in modo sconclusionato, più come un modo per far vedere di contare qualcosa, trascurando poi il fatto che uno non potrà andare subito a lavorare bensì dovrà studiare all'università... e fidatevi, esiste ancora la discriminazione nei confronti di altre scuole da parte di vari liceali, che poi a conti fatti finiscono per fallire all'università, trovandosi indecisi su quello che vogliono fare della propria esistenza.
Ecco, se mi posso permettere l'ultima dritta: non ostentare il fatto che tu stia per fare il liceo. Oltre ad essere poco rispettoso nei confronti degli altri, è uno di quei miti che se viene scardinato mette solo in cattiva luce la persona. Però, osservando il tuo entusiasmo, penso che non sarai quel tipo di persona, e sarai pronto all'occorrenza ad illuminare i tuoi amici con ciò che ti interesserà
Al ragazzo in questione rilancio convintamente il mio messaggio: punta fortemente su ciò che ti è utile, sacrifica lo studio del latino e investi ore nell'inglese, se non ti piace manda al diavolo Boccaccio e punta tutta la tua forza di volontà su ciò che importerà veramente per il tuo futuro. Se poi nel tempo libero ti diverti a leggere Twain, Dumas, Hugo, tanto meglio per te, spero tu ne tragga la soddisfazione che ne ho avuto io, perché sono cose che consiglio a tutti.
Se è per questo lo stesso mondo in cui viviamo si sta impoverendo proprio per questa repulsione nei confronti di ciò che non può avere un'utilità nel proprio lavoro: ma dove lo mettiamo tutto il resto? Come fa uno a vivere se non ha un briciolo di coscienza critica? Il liceo in sé deve aiutare in questo, che poi ci riesca o meno è affidato al singolo docente. Lo ripeto: il mio professore di fisica onestamente mi ha fatto odiare la sua materia, però sarebbe scorretto da parte mia, che studierò matematica a breve, ignorare tutto quello che ci sta intorno e soprattutto non possedere lo spirito critico con cui affrontare i problemi della materia. C'è molta più connessione di quanto si pensi tra una materia e l'altra: se uno nella sua vita vuole fare il filosofo, non è che può tenere solo conto di quello che hanno detto Heidegger o Wittgenstein ed ignorare tutto un mondo di certezze che si andava sgretolando grazie ai contributi della fisica di quel periodo. Come uno che sceglie di laurearsi in lingua inglese, non è che mi arriva a leggere Virginia Woolf o Hemingway senza conoscere il contesto storico in cui hanno vissuto e tutto ciò che andava sviluppandosi intorno a loro. Serve decisamente più apertura mentale: che poi ad uno non interessi è un conto, ma dire ad un futuro liceale di studiare certe cose solo per prendersi il sei vuol dire banalmente incitarlo a fregarsene di certe questioni e ad affrontarle con l'approssimazione di uno che si impara a memorie le due formulette che pronuncia l'insegnante quando spiega... O almeno, spero di aver frainteso io...