La genesi di un eroe come
The Spirit è semplice da spiegare: creduto morto in uno scontro con un criminale, quello che era un semplice criminologo/investigatore privato di nome Danny Colt può mettersi una mascherina e combattere il crimine. Come? con poteri che gli derivano da un morso di un ragno radioattivo? Con superarmi acquistate grazie alla sua ricchezza?
No, solo con la sua intelligenza, astuzia e forza muscolare.
Questo è quello che si capisce dalle prime storie di Spirit. Un personaggio per molti versi atipico, quindi, che non può rientrare nella categoria di supereroi in senso stretto, ma che allo stesso tempo riprende stereotipi classici (nessuno riconosce Danny Colt dietro all’esile mascherina di Spirit) con un tocco inusitato e originale.
Il bel volume della Rizzoli (BUR 24/7) che ho acquistato – uscito in concomitanza con il film di Frank Miller tratto dalla serie a fumetti – ci offre una panoramica di questo personaggio e nel contempo delle tecniche narrative dell’autore, Will Eisner, considerato uno dei Grandi del Fumetto ma troppo spesso poco conosciuto, almeno qui in Italia. Sono tutte storie di 7 tavole ciascuna.
Si parte dalle origini, la prima storia spiega come Danny Colt assume l’identità di Spirit. In realtà non succede molto, in quanto ad azione, se non il fatto che si presentano due personaggi della serie, il protagonista e il commissario Dolan. Successivamente verranno introdotti il fido Ebony, aiutante di Spirit che vivrà con lui nel loro rifugio sotto il cimitero di Wildwood, e la figlia del commissario, Ellen, fidanzata di Spirit.
A seguire, in ordine cronologico, una selezione delle storie considerate dai curatori del libro migliori della serie di Eisner, e io mi fido dal momento che non ho mai letto niente del personaggio.
Quello che colpisce di queste storie sono tanti elementi: il primo è senza dubbio il riuscire a concentrare più che bene in sole 7 pagine un’avventura di ampio respiro, dove succede un delitto, Spirit indaga, scherza con Dolan, segue false piste, mena cazzotti, scopre il criminale e lo consegna alla polizia. Il tutto senza avvertire segni di compressione o di velocità eccessiva, non si sentiva il bisogno di dire nient’altro.
Poi, l’umanità contenuta in quelle storie. Ho sentito dire che ci sono storie della serie in cui Spirit non compare nemmeno, per dare spazio a comparse; in questo volume non sono presenti, ma di certo l’importanza che è data ai criminali, ai doppiogiochisti, alle spie, e anche ad altri personaggi, alle loro motivazioni e alle loro storie è notevole, e si vede che Eisner punta molto su quello. Sulla psiche delle persone, di quello che spinge le persone comuni a compiere un delitto. Ecco allora la storia del pagliaccio assassino, di un chi uccide per vendicare il fratello, del militare che nella vita civile viene visto come un idiota, del socio in malaffare che uccide il complice…La psicologia regna sovrana per esempio in Ellen Dolan, assassina”.
Altro elemento è la Seconda Guerra Mondiale. Le storie di The Spirit vanno dal 1940 al 1952, è chiaro che le storie dei primi anni hanno riferimento al nazismo, alla guerra e allo spionaggio. A questo proposito è da citare la storia de “L’uomo che aveva perso la faccia”, che si ricollega a un altro aspetto che ho notato in queste avventure. Vale a dire il soprannaturale, presente in questa storia e perlomeno anche in “Il caso della voce interiore” e in “Una leggenda” dove addirittura appare Manithu!
Un ultimo elemento non da trascurare è sicuramente la composizione della tavola. In particolare la tavola di apertura di ogni avventura è sempre un capolavoro che nella sua semplicità può far invidia ai D.U.C.K. nascosti da Don Rosa: qui non si cercano scritte nascoste, ma si resta ammirati ogni volta nell’apprezzare come Will Eisner abbia deciso di scrivere il logo della serie. Infatti una volta può essere realizzato con il profilo dei grattacieli, un’altra con delle tubature, come copertina di un libro, come piedistallo, come formato da lapidi, scolpito nella pietra, scritto nell’insegna di una taverna, su un lampione nella targhetta della via ecc…. Ed è sempre una delizia per gli occhi.
La tecnica innovativa di Eisner non si fermava qui, però: cito solo come esempio “L’assassino”, ultima storia del volume, dove ad un certo punto vediamo la storia con gli occhi dell’assassino, infatti la vignetta è contornata a forma di due occhi e noi vediamo la scena come se fossimo il personaggio. E poi il metafumetto. A questo proposito lo può essere a pieno titolo “La fine del mondo”, e l’avventura in cui Dolan racconta in prima persona la nascita di Spirit, con inj realtà ben pohce differenze rispetto alla prima storia originale, ma si segnala perché Dolan la racconta sopra delle pietre che formano la parola “Spirit”.
Un elemento da segnalare è la continuity, o per meglio dire la fideizzazione: un personaggi come Satin, donna criminale innamorata di Spirit che in qualche modo la ricambia, oltre che nella storia dove è l’antagonista appare in altre due/tre storie solo in questo volume, segno che l’autore era uso al ripescare vecchi personaggi incontrati dal protagonista.
In tutto ciò, leggendo il volume ci si innamora del personaggio, che oltre ad essere forte e intelligente sa anche essere spesso e volentieri divertente e spiritoso, specie nelle frecciatine all’amico Dolan. Quest’ultimo è poi secondo me il comprimario meglio riuscito dei 4 personaggi fissi della serie, che sa essere commissario/spalla/aiuto/amico del protagonista come Gordon per Barman, ma con un carattere più sciocco e leggermente più in balia delle circostanze; avrà comunque momenti di umanità in alcune occasioni, come quando la figlia rischierà la sedia elettrica.
Nelle storie ci sono scene d’azione e di scontro, battute e scene divertenti (anche di metafumetto: delle donne lo vedono sull’autobus ed esclamano: “E’ proprio come nel fumetto!”), ma anche quasi sempre spunti sulla natura umana degni di filosofia e antropologia, con però una partecipazione solidale che più dello studioso è parte di chi si sente parte di quell’umanità così dannata e cerca di capirne i perché e le dinamiche per amore verso i propri simili. Per questo ogni storia è molto di più di pugni e battute, ma un microcosmo reale.
Parlando del volume in sé e per sè, direi che è una manna per chi non conosce il personaggio. Ricordo qui infatti che in Italia i diritti per le opere di Eisner mi risultano essere spezzettati in varie mani, quelli per le avventure di Spirit li ha la
Kappa Edizioni, che da tempo sta stampando tutte le avventure in una serie prestigiosa da fumetteria e libreria, “Gli archivi di Spirit”, a 48 euro ciascuno. Un prezzo che può risultare proibitivo, ed è per questo che un’antologia come questa è un bel regalo. Ne doveva uscire una proprio per la
Kappa, in bianco e nero e con introduzione di Neil Gaiman, ma non ne ho saputo più nulla…comunque avrebbe dovuto avere meno pagine al costo di soli due euro in meno di questo volume (che di pagine ne ha 224 a 18 euro). Bella la copertina, una delle stupende prime tavole di Einser, rovinata però dallo strillo – che io pensavo adesivo e invece è proprio stampato – che ricorda che da quelle storie è tratto il film di Miller. A parte che lo definiscono capolavoro prima che sia uscito, la cosa non saprei dire quanto possa essere vera: mi sembra che l’interpretazione di Samuel L. Jackson nei panni del Dottor Octopus sia abbastanza predominante, mentre qui solo una storia lo vede come antagonista (dove non gli si vede mai il volto, alla Boss Artiglio dell’Ispettore Gadget), “Il francobollo” (dove tra l’altro alcune vignette col bordo seghettato proprio come un francobollo sono una delle finezze tecniche di cui sopra). Mah.