Ho finito da poco di leggere questo numero, e devo dire, che, come spesso accade ultimamente, ho sentimenti un po' contrastanti in merito.
Inizio subito col dire che la storia di Zironi di Topolino giramondo, stavolta, mi è davvero piaciuta! A differenza delle altre che mi sono sembrate, per un motivo o per un altro, troppo artefatte, questa si è fatta leggere in un lampo e mi ha lasciato molto soddisfatta. Forse il merito è anche dovuto al fatto che, a differenza delle precedenti avventure, si tratta a tutti gli effetti di un resoconto di un viaggio, e non del viaggio in sé, per cui la struttura probabilmente ha contribuito a smussare o eliminare quegli aspetti che - a mio parere - finora rendevano le storie precedenti troppo artefatte. Ho trovato anche molto centrato il tratto di Zironi, stavolta, a differenza del solito dove non riesco ad apprezzarlo a pieno.
Passiamo ora al punto dolente, ovverosia la conclusione della storia delle GM.
Nel raro caso in cui qualcuno stia leggendo il topic senza aver ancora letto il Topolino, occhio: non mi metto a coprire il testo, ma ci sono ovviamente SPOILER sulla trama.
Che il tutto fosse un'espediente per raffigurare su tavola le dinamiche relazionali tra i tre fratelli era abbastanza chiaro fin dal primo episodio (**), però oltre a questo aspetto, nel primo episodio e in tutto il battage che lo ha accompagnato in queste settimane si è puntato molto anche su altri punti: l'Alaska aspra e selvaggia, il complotto del cattivo di turno, la rara fauna locale da proteggere.
E che fine hanno fatto questi tre aspetti? L'Alaska si è vista poco, graficamente parlando. Sì, abbiamo visto boschi e monti innevati, ma di veramente caratteristico poco o nulla. La cosa che ha rappresentato davvero l'Alaska in questi numeri è stato l'editoriale di accompagnamento del primo episodio, pieno di curiosità e fotografie, ma di quello illustrato in quelle pagine, tra le tavole della storia è filtrato pochissimo. Forse, a voler esagerare, una decina di vignette su quattro settimane. Un po' troppo poco. Il tratto di D'Ippolito, invece, quello mi è piaciuto parecchio.
La fauna locale: di fauna autoctona dell'Alaska, come detto poco sopra, neanche l'ombra. Quanto ai bamballocchi, fanno la parte delle mascotte e basta, e in fondo ci sta, dato che non sono loro i protagonisti della vicenda.
L'aspetto della minaccia da sventare, invece, è quello che mi ha convinto di meno. In pratica, mentre il Mogol passa l'intera missione a configurare un hotspot (la cui utilità non si capisce bene dove sia ai fini dello svolgimento effettivo della vicenda, visto che alla fine si parla chiaramente di videocamere requisite e prove distrutte), la truppa si barcamena tra sorveglianza più o meno attiva della zona e dei bamballocchi, fino a che, dopo tre settimane (nostre) di preparativi, vanno alla ricerca delle motivazioni del cattivo e, per fermarlo, non trovano di meglio che sversare nel bel mezzo della riserva naturale che sono andati a proteggere il contenuto delle tubature della raffineria di metallo, materiale che era persino stato definito poco prima come pericoloso. Ma veramente?
Cioè, capisco che l'obiettivo sia prima di tutto scrivere storie fruibili dai bambini e che quindi non siano ostiche per loro, ma credo che ci siano modi di farlo anche senza semplificare (per usare un eufemismo) così tanto la narrazione. Anzi, più che semplificazione, qua parlerei proprio di stravolgimento, vista la risoluzione finale per fermare il cattivo. Al di là dei gusti personali, resto davvero non poco perplessa del risultato finale.
Infine, un appunto anche sulla durata dell'intera operazione: dato che, come abbiamo già assodato, più che di una missione si tratta a tutti gli effetti di una rappresentazione delle dinamiche di gruppo dei nipotini e dei loro compagni, la domanda mi sorge spontanea: ma c'era davvero bisogno, a questo punto, visti i risultati, di spedirli in capo al mondo per fargli fare quelle (belle, per carità, questo è senza dubbio l'aspetto più riuscito di tutta questa storia. Anzi, oserei quasi dire l'unico.) lezioni di autostima che magari potevano fare tranquillamente anche in una qualsiasi altra location anonima o anche nella stessa Paperopoli, occupandosi magari di qualcosa di più concreto che non presupponesse tutti quegli aspetti che invece sono stati solo presentati ma non trattati come si deve? Insomma, a parer mio c'era troppa carne al fuoco, e il problema è che di mangiabile ne è rimasta solo una parte: il resto, metà è bruciato e metà è rimasto crudo. Nel complesso, non mi sembra un così buon risultato.
Sulla storia del Giro rimando il giudizio, ma per il momento non mi convince chissà quanto, complice il ritmo blando e privo di mordente, ma spero ovviamente di essere smentita.
La breve di Malachia e la spaziale di Paperone, invece, nella norma, niente di eccezionale, ma senza dubbio letture piacevoli, di quelle che comunque dovrebbero sempre essere presenti sul settimanale.
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Anzi, a voler ben guardare, fin da un anno fa, visto che nelle storie nate in questi ultimi mesi si sta spingendo sempre di più sulla diversificazione dei tre, e la cosa di per sé non mi dispiace: personalmente ho delle riserve sulle modalità, ma lì è anche abbastanza evidente come io non sia certamente inclusa nel target primario per cui queste storie vengono create e indirizzate, per cui per quanto non apprezzi più di tanto i risultati finora ottenuti, me ne faccio una ragione e vado avanti.