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R.I.P.

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Sergio di Rio
Diabolico Vendicatore
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    Re:R.I.P.
    Risposta #675: Mercoledì 27 Gen 2016, 15:54:41
    Un'altra cosa inquietante a cui magari non si pensa è che questi ultimi Vip sono morti di tumori, di malattie varie o per complicazioni di situazioni pregresse.
    Nonostante le loro possibilità economiche (utilissime soprattutto in America per quanto riguarda le migliori cure) non sono riusciti a trovare soluzioni che sconfiggessero i loro mali.
    .

    Questo più che altro dovrebbe chiudere la bocca a certi che sostengono che esistono le cure per tutte le malattie ma non ce le danno per farci morire e curare solo l'"elite".

    Una malattia potenzialmente mortale non fa differenza di ricchezza o di fama. La fisiologia non cambia col reddito.

    Citazione
    Spesso si parla di grandi progressi della medicina (sicuramente reali), della sconfitta o della riduzione di numerose malattie, della vita media che si allunga ma, in sostanza, se ci guardiamo attorno, sia tra i nostri parenti, amici o conoscenti che tra i vip, alla fine mi pare che ancora oggi si muoia di tantissime malattie di cui non si è ancora trovato rimedio.

    Ma prima era peggio. La vita media si è allungata sensibilmente, così come la possibilità di cura per tantissime malattie.
    Un tempo in Europa morivano 30 milioni di persone in pochi anni per il vaiolo.
    Nel mondo moderno l'ultimo caso di malattia (guarita) risale al 1978.
    Un tempo in Europa morivano altrettanti milioni di persone per la peste, ormai scomparsa da secoli (almeno da noi).
    E il colera?
    E il carbonchio?

    Poi certo alcune malattie sono aumentate per via di diverse motivi, uno dei quali, forse il più importante, è l'invecchiamento della popolazione dovuto proprio ai miglioramenti della medicina...

    Ma insomma, dal punto di vista della salute si sta di sicuro meglio di prima.

    *

    Annaduck3
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    PolliceSu
      Re:R.I.P.
      Risposta #676: Lunedì 8 Feb 2016, 13:52:56
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      Juro
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        Re:R.I.P.
        Risposta #677: Lunedì 8 Feb 2016, 18:04:16
        ... E' morto l'uso delle lettere?

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        Cornelius
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        PolliceSu
          Re:R.I.P.
          Risposta #678: Lunedì 8 Feb 2016, 19:15:53

          Non so a chi si riferisca Anna Duck ma voglio ricordare la morte recente di Maurice White, fondatore del fantastico gruppo musicale degli Earth Wind & Fire che hanno avuto uno straordinario successo soprattutto negli anni '70 e '80 con la loro musica soul, funky, disco, R&B, jazz (le piste delle discoteche si riempivano di botto con le loro canzoni... che tempi!) ::) 

          https://it.wikipedia.org/wiki/Maurice_White
          https://it.wikipedia.org/wiki/Earth,_Wind_%26_Fire
          http://ilmanifesto.info/addio-maurice-white-e-tutta-questione-di-funk/
          http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/05/maurice-white-morto-a-74-anni-re-della-disco-music-e-fondatore-degli-earth-wind-fire/2434838/

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          Andrea87
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            Re:R.I.P.
            Risposta #679: Sabato 20 Feb 2016, 00:59:44
            Addio a Umberto Eco, autore del Nome della Mimosa... :( :( :(
            Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario (G. Orwell)

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            Cornelius
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              Re:R.I.P.
              Risposta #680: Sabato 20 Feb 2016, 02:10:01

              Doppio RIP questa sera: Umberto Eco è stato preceduto oltreoceano dalla scrittrice Harper Lee, autrice di un unico libro però molto famoso, 'Il buio oltre la siepe', storia di quotidiano quanto drammatico razzismo in Alabama portato sul grande schermo da Gregory Peck.

              http://www.corriere.it/cultura/16_febbraio_19/morta-harper-lee-l-autrice-de-il-buio-oltre-siepe-e64ae20a-d71e-11e5-a4d1-c8704a1e2204.shtml

              https://www.google.it/?gws_rd=ssl#q=il+buio+oltre+la+siepe

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              Gladstone
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                Re:R.I.P.
                Risposta #681: Sabato 20 Feb 2016, 05:53:25
                La scomparsa di Umberto Eco mi ha profondamente toccato. Con i suoi scritti egli è stato per me un imprescindibile punto di riferimento intellettuale, nonché il principale responsabile, seppur in modo indiretto, delle mie scelte accademiche. Fu grande la soddisfazione di poterlo ringraziare di persona e di chiacchierare un po' con lui durante il coffee break di un bel convegno su Le Goff svoltosi l'anno scorso a Roma.
                Trascrivo qui sotto un mio breve pezzo, scritto di getto qualche ora fa e con un particolare trasporto emotivo, che dovrebbe essere pubblicato tra qualche ora sulla rivista online con la quale collaboro: http://www.europinione.it/umberto-eco-un-ricordo/


                Umberto Eco, un ricordo

                Roma, 4 giugno 2015, mattina. Nell’aristocratica loggia del Vignola posta al secondo piano di Palazzo Farnese, a due passi dagli alberi del Lungotevere e dallo scorcio più affascinante e pittoresco della splendida via Giulia, quello della chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte, dell’arco Farnese e di Palazzo Falconieri, si sta svolgendo un breve momento di ristoro tra una relazione e l’altra di un convegno dedicato alla memoria di Jacques Le Goff, organizzato dall’École française e dall’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, al quale sono intervenute alcune tra le menti più brillanti e autorevoli della medievistica internazionale, nonché molti collaboratori del grande storico francese. Così, tra un caffè e l’altro, sconfortato dalla mia proverbiale incapacità tecnologica, mi allontano momentaneamente dalla vista spettacolare della Roma più bella per sedermi su un divanetto e armeggiare con il cellulare, cercando invano di trovare un barlume di connessione alla rete. Pochi minuti dopo, tra le mie maledizioni alle moderne diavolerie digitali, una voce anziana e al contempo grave e cortese mi chiede di potersi accomodare accanto a me per poter bere un caffè in relativa tranquillità. “Ci mancherebbe, Professore!” rispondo con un tono tra il sorpreso e l’inebetito, “Ne approfitto anzi per farle i complimenti per la sua relazione di stamattina”.
                Appoggiato così il bastone a una poltroncina e finito di sorseggiare dal proprio bicchierino, Umberto Eco viene subito assediato da alcune persone come una celebrità, rispondendo appassionatamente e con pazienza ai loro quesiti mentre riprende in bocca il cigarillo che aveva tenuto fino ad allora nascosto nel taschino della giacca. È inutile: non riesco ad allontanarmi, tremendamente affascinato dall’erudita favella dell’accademico che nel frattempo discetta con un’elegante signora di Tommaso d’Aquino. È quasi ora di rientrare in sala per la seconda sessione della mattinata, ma il professore si trattiene ancora un po’ nella loggia farnesiana per fornire con piacere ai pellegrini l’atteso responso, quando tutt’a un tratto si volta verso di me e, sorridendo, mi sussurra: “Lei è giovane! Non cada mai nell’errore di prendere gli anziani come degli oracoli infallibili!”. Ancora oggi mi domando come, subito dopo, sia potuta iniziare una delle conversazioni più interessanti che abbia mai avuto in vita mia: Medioevo, semiotica, linguaggio del potere, Normanni d’Italia e d’Inghilterra, l’arazzo di Bayeux e Il nome della rosa, il vero, il falso e il falsificabile, Il pendolo di Foucault e il San Luigi di Le Goff, una catena di argomenti senza soluzione di continuità per i quali, in cinque minuti (o forse dieci? o quindici?), quell’anziano professore che mi ha catturato sin dall’adolescenza con i suoi romanzi e con i suoi saggi non disdegna di perdersi in una piacevole chiacchierata con uno sconosciuto studente universitario.
                Avezzano, 20 febbraio 2016, notte. Sto scrivendo al computer e contemporaneamente sto cercando di riorganizzare un mare burrascoso di appunti e fotocopie, tutti i sofferti tagli che ho dovuto fare ad una tesi di laurea già troppo corposa, fino a quando non decido di riemergere da quel Maelström cartaceo e di aprire la home page di Facebook. Una notizia comincia a rimbalzare da un link all’altro: è morto Umberto Eco. Incredulità e sconforto.
                Ci sono personaggi che per raggiunti meriti di iconicità sembrano essere diventati eterni e inimitabili, scolpiti da sempre nell’immaginario collettivo e, a seconda delle tendenze, punti di riferimento più o meno positivi per l’opinione pubblica. Oggi si può dire, allora, che il semiologo, linguista, filosofo, medievista, massmediologo e scrittore alessandrino di nascita e bolognese di adozione (accademica) sia rientrato a pieno titolo in questa categoria nel corso dei suoi 84 anni di vita, peraltro compiuti da poco più di un mese. Nelle prossime ore, nei prossimi giorni innumerevoli parole verranno utilizzate per ringraziare, ricordare, elogiare, criticare, osannare o, addirittura, cercare di superare Umberto Eco. Quel che è certo è che con la sua morte si è formato all’istante un vuoto enorme e forse incolmabile nel mondo della cultura italiana, europea e occidentale. Intellettuale instancabile, curioso e politicamente attivo, docente universitario rispettato in patria come all’estero, appassionato lettore di Dylan Dog e studioso tanto di Mike Bongiorno e dell’ecumene catodica quanto di Borges, della sua biblioteca di Babele e dell’arte della finzione, lettore vorace, romanziere dallo stile forbito, complesso e umoristico e chissà quante altre cose ancora. C’è chi lo ha visto come un genio indiscusso e chi lo ha osteggiato riconoscendo in lui il baluardo di un’élite culturale autoreferenziale e sterile, legata al mero sfoggio della propria pomposa erudizione: apocalittici e integrati che non hanno fatto altro che alimentare il mito di Umberto Eco.
                Senza comunque eccedere nello sfoggio di una qualche retorica particolarmente affastellata di barocchismi e avendo fatto tesoro non solo dei suoi scritti ma anche di quella breve, intensa e indimenticabile conversazione, desidero rendere il dovuto omaggio ad una figura che, specialmente nella vacuità di cui sembra essere irrimediabilmente intrisa la nostra contemporaneità, non ha avuto difficoltà a giganteggiare per anni su molte altre riunendo in sé, come il buon Guglielmo da Baskerville, la doppia natura della guida autorevole e dell’affabilità paterna del magister, con tutti i pregi e i difetti del caso.

                «Quindi non avete una sola risposta alle vostre domande?»
                «Adso, se l’avessi insegnerei teologia a Parigi.»
                «A Parigi hanno sempre la risposta vera?»
                «Mai,» disse Guglielmo, «ma sono molto sicuri dei loro errori.»
                «E voi,» dissi con infantile impertinenza, «non commettete mai errori?»
                «Spesso,» rispose. «Ma invece di concepirne uno solo ne immagino molti, così non divento schiavo di nessuno.»

                Grazie di tutto, Professore, e buon viaggio.
                « Ultima modifica: Sabato 20 Feb 2016, 09:18:44 da Gladstone »
                Homo viator

                Omnia tempus habent, et momentum suum cuique negotio sub caelo

                *

                ele684
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                PolliceSu

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                  Re:R.I.P.
                  Risposta #682: Sabato 20 Feb 2016, 06:53:50
                  Mi dispiace tanto per Umberto Eco.  :(
                  Ho riletto poco tempo fa il nome della rosa e pure il nome della mimosa, una storia Disney, ispirata alla lontana al suo libro. Mi sono chiesta cosa ne pensasse lui della suddetta storia. Purtroppo, non ci sarà più occasione di chiederglielo. R.I.P.

                  *

                  Dippy Dawg
                  Dittatore di Saturno
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                    Re:R.I.P.
                    Risposta #683: Sabato 20 Feb 2016, 07:20:56
                    ... mi allontano momentaneamente dalla vista spettacolare del trigoria più bella...
                    Porca puttana!
                    Non si può leggere un pezzo del genere e trovare scritte certe stronzate perché devono esserci dei filtri calcistici del cazzo!
                    Io son nomato Pippo e son poeta
                    Or per l'Inferno ce ne andremo a spasso
                    Verso un'oscura e dolorosa meta

                    *

                    Juro
                    Diabolico Vendicatore
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                      Re:R.I.P.
                      Risposta #684: Sabato 20 Feb 2016, 07:46:01
                      Prima Bowie, ora Eco, direi che gli unici due idoli che avevo se ne sono andati. Sentite, io sono rimasto a corto di parole. Già normalmente non sono uno a cui piace dilungarsi, e quando si tratta di cose che tutto mi fanno tranne che piacere, be', la si può pure chiudere qua.
                      Ma un sentito grazie, almeno uno, deve esserci. Avevo pensato spesso che mi sarebbe piaciuto dirglielo di persona, ma...

                      *

                      McDuck
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                        Re:R.I.P.
                        Risposta #685: Sabato 20 Feb 2016, 09:07:30
                        Se ne va una delle persone più intellettualmente attive d'Italia, forse del mondo.
                        L'ho studiato in semiotica, poi l'ho ritrovato in linguistica, infine nella filologia. Ho sempre trovato il suo pensiero estremamente interessante e, soprattutto, scevro da inutili orpelli pseudointellettuali tipici di un certo modo esibizionista di concepire la cultura.
                        Mi ha tenuto compagnia durante un viaggio aereo, con il suo Diario Minimo, regalandomi sincere risate (il mio vicino si sarà chiesto perché ridessi così tanto leggendo Eco).

                        Che anno orribile.

                        *

                        Pacuvio
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                          Re:R.I.P.
                          Risposta #686: Sabato 20 Feb 2016, 09:28:52
                          Piccolo aneddoto di Bruno Sarda, risalente a diversi anni fa sul forum:

                          Il momento più esaltante della mia carriera è quando ho incontrato Umberto Eco al Salone del libro di Torino e gli ho dato timidamente la mia copia de IL NOME DELLA MIMOSA scoprendo che era felicissimo della parodia in quanto “…è molto più difficile finire su TOPOLINO piuttosto che sulla Treccani!” mi disse.
                          RIP
                          « Ultima modifica: Sabato 20 Feb 2016, 10:50:29 da pacuvio »

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                          Luxor
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                            Re:R.I.P.
                            Risposta #687: Sabato 20 Feb 2016, 11:01:27
                            Confesso la mia ignoranza sulla storia della Mimosa, che dovrò cercare quindi di recuperare avendo amato tantissimo il romanzo dal quale è tratta, ricorderò il grande Umberto Eco a modo mio, andando a rileggere la storia di Dylan Dog che lo omaggiò del personaggio di Humbert Coe, se non ricordo male il nome.

                            Complimenti sentiti a Davide per il suo elogio, traspare tutta la sua passione e il suo impegno per ciò che studia e ama e tutto il suo profondo rispetto per Umberto Eco, ti mando un grandissimo abbraccio, amico :)

                            EDIT: ricordavo bene, ecco qui, tratto dalla bellissima storia "Lassù qualcuno ci chiama", che consiglio a tutti di leggere :)

                            « Ultima modifica: Sabato 20 Feb 2016, 11:26:35 da cicciochicco80 »
                            The Rabbit Hunter! (Copyright by Gancio 08.II.16)


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                              Re:R.I.P.
                              Risposta #688: Sabato 20 Feb 2016, 11:11:57
                              Lo vengo a sapere in questo momento.
                              Intellettuale puro ma capace di divulgazione e intrattenimento, non c'era nessuno snobismo o altezzosità nella sua persona. Sono molto dispiaciuto.
                              Avevo letto i suoi ultimi lavori rimanendo sempre entusiasta. Ho iniziato con "Il cimitero di Praga", poi "Storia delle terre e dei luoghi leggendari", infine il suo ultimo lavoro "Numero 0", non da tutti apprezzato ma che io ho trovato comunque eccellente.
                              Da studente di giurisprudenza ho letto anche il suo "I limiti dell'interpretazione", saggio molto rispettato in ambiente accademico giuridico che sposa le teorie ermeneutiche.
                              Piano piano recupererò sicuramente i suoi romanzi e altri dei suoi lavori.

                              RIP
                              Il radical chic è l'esempio più sporco e osceno di chi finge di perdere il proprio ruolo sociale per mantenerlo
                              (G. Testori)

                              *

                              piccolobush
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                                Re:R.I.P.
                                Risposta #689: Sabato 20 Feb 2016, 16:53:07
                                Credo che "Il pendolo di foucalt" sia uno dei libri che più mi sia piaciuto inn assoluto. Ma era soprattutto lui a piacermi, per come si poneva, per come sapeva guardare e commentare il nostro mondo.
                                Peccato non avere più l'occasione di poterlo conoscere.
                                Un appello a repubblica (unico giornale su cui hoo letto la notizia): piuttosto che quell'imbarazzante articolo commemorativo fatto di pezzi di altri articoli messi insieme anche in modo sconnesso per l'evidente fretta di uscire il prima possibile, pubblicate il pezzo di davide:  ci fareste una figura di ben altro livello

                                 

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