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Topolino 3381

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di Gianni Santarelli

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Topolino e il ritorno del bluesman
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Vita da Rock Band - La sala prove
Zio Paperone e i consigli proficui
Storia Papera - L'antica Roma

Topolino 3381

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tang laoya
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    Re:Topolino 3381
    Risposta #15: Domenica 13 Set 2020, 02:41:11
    Verissimo che Storia Papera e' intessuta prevalentemente dell'estro dionisiaco di Paperoga, per cui che gli Ostro(go)nzi calino in Italia prima di Brenno potrebbe essere un dettaglio di poco conto nell'economia del racconto. E tuttavia l'approccio razionale e informato di Pico avrebbe forse potuto prevenire quello scorcio della Colonna Traiana coronata da un san Pietro con quasi due millenni di anticipo..
    Mi avevano dato le mappe del percorso, ma nessuna idea circa i bizzarri paesaggi che avremmo attraversato durante lunghi mesi. - Per Nettuno Capitano! Con questa luna di sghimbescio gli sgombri cremisi fluttuano flessi!

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    Carlo Panaro
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      Re:Topolino 3381
      Risposta #16: Domenica 13 Set 2020, 15:30:36
      .
      In particolare in questo numero, la storia di Paperone speaker radiofonico giovanilista (che "batte il cinque") l'ho trovata incoerente con il personaggio e le sue radici storiche.
      .

      Ciao MarioCX,
      ho visto che sei di Savona, io di La Spezia, quindi siamo entrambi Liguri... oltre che quasi coetanei.:)
      Vengo ora al tuo post. Premetto che rispetto sempre le opinioni di tutti gli utenti, vorrei quindi limitarmi semplicemente a replicare che il mondo Disney (Topi e Paperi) è bello proprio per la varietà di tematiche che le storie racchiudono. Sarebbe, a mio parere, un po' stereotipato narrare sempre avventure di Topolino detective o di Zio Paperone impegnato in affari e sfide con colleghi. La ricchezza del mondo Disney è proprio quella di proporre avventure e trame che spaziano nel mondo della fantasia: i nostri personaggi possono fare moltissime cose, anche insolite, pur mantenendosi fedeli a sé stessi.
      Nella mia storia, Zio Paperone, almeno secondo me, è perfettamente coerente con il "suo personaggio", infatti intrattiene i radioascoltatori dando lezioni di economia, il suo campo specifico. Sarebbe un po' come se uno scrittore tenesse una rubrica radiofonica nella quale parla di libri.
      In quanto all'atteggiamento giovanilistico di battere il cinque... be', è un modo amichevole e confidenziale coerente con l'ambiente ed i personaggi legati all'avventura. D'altra parte, è un modo di salutare entrato ormai nel vissuto quotidiano, non soltanto strettamente dei giovani, da generazioni.
      Ti saluto con simpatia e ti auguro, come faccio sempre, buon Topolino!:)

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      MarioCX
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        Re:Topolino 3381
        Risposta #17: Domenica 13 Set 2020, 21:46:17
        Ciao Carlo,

        intanto ti ringrazio dell'attenzione che hai riservato alla mia critica tranchant nei confronti di una storia di cui sei l'autore.
        Credo sia opportuno da parte mia ricambiarti motivando meglio la mia opinabile opinione.

        Come scritto ben più di una volta, e chiedo scusa a chi conosce già quanto segue, mi sono formato con le storie uscite a cavallo dei decenni '60 e '70 ed inevitabilmente sono legato a quei moduli narrativi (tu chiamali se vuoi...stereotipi), a quelle espressioni, a quei ritmi e a quelle ambientazioni. Un universo in cui sono entrato con il sense of wonder che naturalmente avevo allora.
        Barks, Cimino, Martina, Chendi, Barosso e più tardi Pezzin sono stati gli autori delle storie di quegli anni, supportati dai disegni di Scarpa, Carpi, Cavazzano, De Vita, Asteriti, Capitanio e...voglio anche ricordare il tanto vituperato Perego che adoro pur capendo benissimo la differenza tra l'onesto artigiano e l'artista di vaglia.

        Detto ciò veniamo alle tue affermazioni che sono più che condivisibili.
        E' vero, i caratteri di un fumetto possono davvero fare molto anche al di fuori dei perimetri del consueto, ed a proposito di ciò voglio citare il critico Stefano Priarone che anni fa, avvertendo lo stridore per una storia di Zagor un po' bislacca, scrisse una frase che esprime molto bene ciò che può o non può succedere all'interno di un involucro narrativo fantastico: "Darkwood è un luogo dove può succedere di tutto ma non tutto".
        Una cosa che vorrei avere scritta io tanto è calzante.

        Insomma, con quella felicissima espressione Stefano voleva dire che all'interno di una serie possono davvero succedere tante cose, anche inconsuete per la serie stessa, ma il tutto deve rimanere in armonia con l'impianto concettuale complessivo.
        Ecco, a mio modo di vedere, mentre le storie di Topolino che ho letto in questi ultimi mesi (penso a quella di Vertigo o a quelle di Casty) rientrano in questo equilibrio sicuramente difficile da realizzare, le storie con i paperi non mi hanno dato la stessa impressione.

        Il Topolino di oggi mantiene la sua allure storica tra Gottfredson e Scarpa sviluppando su quella linea nuove intriganti direzioni, i paperi mi pare invece siano ridotti ad una combriccola di macchiette ghignanti protagonisti di storie senza pathos e con legami solo di superficie alla loro specificità.
        Ora, posso anche non rimpiangere storie come "Paperino e il lavoro proficuo" in cui Paperone era un vero e proprio aguzzino (epperò qualche dubbio sulla nostra "perfetta" società mi venne proprio allora, a sei anni), ma il Paperone sempre e solo simpatico guascone mi rende sicuramente perplesso.
        Non vorrei ritrovarmelo in qualche locale alla moda a fare il DJ con cresta (beh…), tatuaggi e orecchino.
        Forse c'è in palio un premio milionario per il miglior DJ del Calisota...ma sarebbe un ben labile aggancio per giustificare una situazione del genere.
        Ops! Non vorrei aver suggerito un nuovo plot!

        Scherzo, naturalmente.
        So quanto sia difficile lavorare di creatività esponendosi quotidianamente alle critiche più disparate...ma così è.
        Fa parte del fardello di chi crea un'opera di ingegno.

        Ancora grazie, spero di essermi fatto capire al meglio, e buona settimana.
        Mario
        P.S. A pandemia terminata (finirà prima o poi!), vista la vicinanza geografica ti proporrò quattro chiacchiere davanti a una birra.
        « Ultima modifica: Lunedì 14 Set 2020, 21:53:18 da MarioCX »
        ...ho la febbre, ma ti porto fuori a bere...

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          Re:Topolino 3381
          Risposta #18: Domenica 13 Set 2020, 22:01:45
          Ecco, a mio modo di vedere, mentre le storie di Topolino che ho letto in questi ultimi mesi (penso a quella di Vertigo o a quelle di Casty) rientrano in questo equilibrio sicuramente difficile da realizzare, le storie con i paperi non mi hanno dato la stessa impressione.
          Non ti sono piaciute tutte le storie di MG, tra Paperinik, Fantomius e Paperbridge? Per me quelle sono tra le storie dei Paperi più interessanti negli ultimi mesi.
          Poi non dimentichiamoci le storie mute (e non) di Faccini che sono molto riuscite, come "Sulla vecchia ferrovia".

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          piccolobush
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            Topolino 3381
            Risposta #19: Lunedì 14 Set 2020, 17:16:00
            Recensione Topolino 3381


             Giuseppe Zironi deve avere una predilezione per la zona del delta del Mississippi, per la vita di quei luoghi, per la loro cultura, la musica, le persone… Dopo Topolino e le notti blues, l’autore (con il contributo alla sceneggiatura di Gabriele Panini) ci trascina nuovamente in Louisiana con Topolino e il ritorno del bluesman, nuovo episodio della serie da lui stesso ideata, Topolino giramondo.

             La storia è semplice, lineare, con una piccola indagine che, più che fare da fulcro della vicenda, fornisce il pretesto per ampliare la visuale su quel pezzo di mondo, così come accade in altri episodi.

             E così dalla New Orleans odierna, di cui ci viene fatto vedere solo qualche scorcio, ci si tuffa subito nell’intrico delle Wetlands, il gigantesco ammasso di paludi e canali che si formano tra i rami del delta, tra alligatori, hovercraft e musica, alla ricerca di un amore (forse) perduto.

             È una storia appunto d’amore, ma anche di amicizia, di soprusi, di riscatto, con una narrazione anche movimentata a tratti, ma che si prende le giuste pause per dar modo al lettore di gustarla con la dovuta attenzione.

             Una quadrupla d’effetto ci mostra poi in tutta la sua potenza un tornado che sradica la casa del protagonista e il pensiero corre inevutabilmente all'uragano Katrina, che distrusse la città nel 2005.

             
            L’uragano che si abbatte su New Orleans, analogamente a quanto successe nella realtà

            Chissà, forse l’autore ha voluto ricordare, disneyanamente, anche quella tragedia: d’altronde il vecchio bluesman lo dice: «negli anni sono cambiate molte cose», al punto da non riconoscere nemmeno il suo quartiere; a volte le cose cambiano non solo per il normale trascorrere del tempo.

             I disegni di Zironi sono adattissimi alla storia che raccontano, freschi guizzanti, mettendo in risalto ombre e luci di un paesaggio inconfondibile.

             L’unica nota stonata è il consueto intervento redazionale: non servirebbe nemmeno vedere gli originali per capire che almeno quattro dei protagonisti erano, nell’idea degli autori, afroamericani; i tratti somatici sono abbastanza evidenti, e d’altronde il 60% della popolazione di New Orleans è di colore.

             È una cosa che non solo stona, ma lascia perplessi sul risultato.

             Perché, come al solito, nel tentativo di non “urtare la sensibilità” di qualcuno (di chi poi?) si finisce per fornire una rappresentazione artefatta e incompleta della realtà del mondo. Un atteggiamento sbagliato che, paradossalmente, finisce per emarginare dalle storie proprio quelle persone (quelle di colore in questo caso specifico) che vorrebbe, nelle intenzioni, “tutelare”.

             
            In hovercraft sul Bayou

            Il discorso è ovviamente ben più ampio e non è questa la sede per affrontarlo ma, considerando il pubblico al quale il settimanale si rivolge principalmente (facciamo una fascia d’età 8-14?) e le realtà in cui questo pubblico vive, sarebbe interessante conoscere le motivazioni di questi interventi. Richiesta che ovviamente cadrà nel vuoto però, nel caso, noi siamo qua per ascoltare le ragioni di tutti.

             Per Paperbridge di Marco Gervasio è preferibile rimandare ogni giudizio alla conclusione.

             Deludente La sala prove di Salati e Urbano, disegni non eccellenti al servizio di una storia, evidentemente autobiografica che, pur volendo essere divertente, si concretizza in una serie di gag piuttosto fiacche.

             Zio Paperone e i consigli proficui di Panaro (Carlo) e Panaro (Ottavio) ha un grosso problema e non è la caratterizzazione di Paperone. Il problema è che, arrivati con molta fatica (molta, molta fatica, alcuni dialoghi sono difficili da mandare giù) a tre quarti di storia, tutto si risolve in poche vignette con una spiegazione alquanto semplicistica e non soddisfacente.

             Chiusura almeno col sorriso grazie alla consueta strampalata conferenza di Paperoga in Storia Papera, di Macchetto e Vian.

             Interessante l’articolo che fa da intermezzo ai due tempi della storia di apertura, sui luoghi in cui è ambientata. Spazio anche a canzoni e cantanti protagonisti dell’estate che avvia a concludersi



            Voto del recensore: 3/5
            Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
            http://www.papersera.net/wp/2020/09/14/topolino-3381/
            « Ultima modifica: Lunedì 14 Set 2020, 18:21:06 da piccolobush »

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            dr. Paperus
            Diabolico Vendicatore
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              Re:Topolino 3381
              Risposta #20: Lunedì 14 Set 2020, 17:33:56
              Mia recensione:

              Topolino Giramondo: Topolino e il ritorno del bluesman (Gabriele Panini, Giuseppe Zironi): Un'ottima storia. Intanto, penso che Cornelius sarà soddisfatto perché c'è quale antropomorfo con cute bronzea che permette di variare le "etnie" disneyane. Comunque... la divisione in due puntate non può che giovare all'autore, ma a dire il vero non è tanto o non solo l'intreccio e la suspence (che in poche pagine difficilmente sarebbero stati sviluppati) che saltano di più all'occhio, quanto piuttosto la profonda umanità dei personaggi. Zironi affresca una Louisiana incantevole e malinconica, per quanto il suo Topolino, ottimista e animato da sincero altruismo, riesca a illuminare tutti i luoghi che visita. C'è tutto ciò che serve a colorare una storia con la più ricca gamma di sfumature: l'uomo smarrito nelle paludi della vita, il cattivo senza scrupoli venduto a una società in balia di se stessa, la cricca dei "buoni", ognuno indurito a modo proprio dall'esistenza ma comunque capace di lasciare il segno anche solo con una frase, un gesto, un'espressione; e poi c'è la ricerca, intrigante e per nulla scontata, tra le difficoltà seminate da un nemico ben peggiore dei coccodrilli: il tempo. Topolino porta a casa il suo reportage e un po' di quella terra, forse una parte della sua anima si abbandonerà davvero all'"otium", idilliaco e disincantato insieme, che ci viene mostrato nell'incantevole copertina. Noi ci portiamo appresso il ricordo di una splendida avventura cristallizzato nel poetico finale. Grazie, grazie davvero Zironi & Panini!

              P.S. Lo scrivo in appendice per non sottolinearlo platealmente perché ho quasi paura che qualche "ispettore" della censura possa leggermi, ma... ci sono un paio di scene e/o frasi che riescono a rendere molto bene la cattiveria dei criminali "aggirando l'ostacolo" (come si auspicava gli autori imparassero a fare) del non poter mostrare armi... doppiamente bravi gli autori!
               
              Paperbridge - Capitolo 3: La festa d'inverno (Marco Gervasio); Non sono storicamente un fan di Fantomius, ma al di là di qualunque possibile eccitamento dovuto alla chance di scoprire qualcosa in più sulla vita di un noto eroe (chissà cosa penserebbe Martina di questo universo che si sta costruendo su un nome che lui aveva inventato magari anche frettolosamente ispirandosi a Fantomas), devo dire che la nuova serie incontra i miei gusti. Mi sono perso il secondo episodio quindi non so dire esattamente se ci siano stati alti e bassi, ma questa puntata l'ho trovata abbastanza scorrevole per non dire coinvolgente, considerando la difficoltà di trattare temi triti e ritriti negli ultimi anni come il bullismo (che nella sua versione "classista" d'altri tempi viene dipinto abbastanza bene, senza aver bisogno di scomodare il solito "bello figo" e la "snob crudele" stile High School Musical), mentre se dovessi confrontare la serie con la prima recente che mi viene in mente ambientata al college (o era liceo?), cioè Young Donald Duck, direi che non c'è neanche paragone. Gervasio rispetta perfettamente la promessa di interessare il lettore con personaggi nuovi: non che siano il culmine dell'originalità, ma si muovono, pensano, si comportano in maniera assolutamente umana e si fa presto a empatizzare con essi... persino con la bella Beth, che grazie al sincero attaccamento fraterno riesce a distinguersi dalla schiera delle già viste compagne di studi "buone e carine" riprodotte in serie in molte storie di Tip&Tap o QQQ. Complimenti Gervasio! Ma il colpo di scena finale, visto che non sono un grande esperto, è per caso una clamorosa
              Spoiler: mostra
              entrata in scena della fantomatica scuola del Krimen?


              Vita da rock band - La sala prove (Giorgio Salati, Emilio Urbano); Non è che mi dica molto, questa storia. Il tentativo fatto da Salati è quello di divertire con una serie di gag, qualcuna anche riuscita, sugli imprevisti cui si va prevedibilmente incontro volendo allestire una band... ma qual è il senso di tutta la vicenda? Il fascino che può dare un flashback risulta sprecato in una breve simile, e il finale chiarisce che ci si trova di fronte a una riempitiva realizzata molto di fretta. Magari non per il disegnatore, ovviamente, anche se... ma è proprio necessario disegnare Gancio uguale spiccicato a Bruto? Neanche i vestiti gli si possono cambiare? Mah.

              .
              In particolare in questo numero, la storia di Paperone speaker radiofonico giovanilista (che "batte il cinque") l'ho trovata incoerente con il personaggio e le sue radici storiche.
              .

              Zio Paperone e i consigli proficui (Carlo Panaro, Ottavio Panaro); checché ne dicano i detrattori, io tendo a vedere sempre del buono nei lavori di Panaro: forse dovremmo un attimo cercare di essere più oggettivi nei nostri giudizi, specie se pretendiamo di passare dalla lettura di un giornaletto anni '70 al 3381 senza prenderci una pausa prima... comunque, non è che io non veda difetti: ma essi non risiedono tanto nella caratterizzazione di Paperone, che è affabile e bendisposto in maniera assolutamente in linea col personaggio (visto che ha da guadagnarci, e poi anche quando batte il cinque ha la classica espressione di chi si vede comparire la mano altrui e, un po' impreparato, risponde, un po' come faccio sempre io), bensì in qualche buco di trama, come ad esempio "l'imprevisto" rappresentato dai rivali miliardari, affrontato e risolto in maniera forse un po' troppo semplicistica (lì magari un Paperone in difficoltà almeno per una scena ci sarebbe stato bene), o il finale un po' troppo... insipido. Probabilmente, però, era il massimo che si potesse fare con un determinato numero di pagine assegnate all'autore; in ogni caso, la bellezza del personaggio di Paperone sta anche nel fatto di essere comicamente un "disadattato" anche lui come lo possono essere Pico o Paperoga, perché è capace di dire e fare cose fuori luogo o fuori dal mondo, senza per questo perdere l'opportunità di essere "trendy" in un programma radiofonico; quindi forse si poteva calcare un po' la mano su questo, senza temere di farlo sembrare meno simpatico o che cozzasse con la nuova iniziativa intrapresa. Molto molto gradevoli i disegni di Ottavio Panaro (ma a proposito, sono parenti?). Un saluto al maestro Carlo, ottimo soggetto il suo!

              Storia Papera - L'Antica Roma (Augusto Macchetto, Roberto Vian): non so se ho problemi io, ma la maggior parte delle battute ideate da Macchetto mi fanno scompisciare. So che molti non lo trovano particolarmente brillante, eppure io con l'epopea degli Ostrogonzi mi sono proprio divertito, senza pretendere troppo ovviamente, almeno come mi hanno sempre fatto divertire certe storie brevi americane per il mercato estero anni '60-'70 . Mi dispiace un po' che l'autore si concentri sulla follia di Paperoga, perché così facendo Pico ne esce fin troppo "savio", mentre sappiamo bene (ultima avventura di Salvagnini/Guerrini docet) che ha delle grandi potenzialità comiche come personaggio. Comunque, arrivato alla comparsata di Gastone mi sono proprio messo a ridere.

              In conclusione, consiglio assolutamente l'acquisto del numero a chi ancora non l'ha fatto!
              « Ultima modifica: Lunedì 14 Set 2020, 17:36:25 da Volkabug »
              ex Paperinik il Templare e Volkabug, inventore dell'Immergrün; prima niubbo, poi lurkatore, adesso utente affezionato; secondo la monetazione antica TEMPLI*PAPERINICUS*E*PAPERIBUS*MIRUM

              *

              Carlo Panaro
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                Re:Topolino 3381
                Risposta #21: Lunedì 14 Set 2020, 18:26:00

                 Molto molto gradevoli i disegni di Ottavio Panaro (ma a proposito, sono parenti?). Un saluto al maestro Carlo, ottimo soggetto il suo!


                Ciao Volkabug,
                grazie mille per aver gradito la mia storia ed anche per le molto garbate osservazioni.
                Sai, al momento dell'approvazione del soggetto, viene stabilito un numero preciso di tavole nelle quali bisogna farci entrare tutto, suggerimenti, integrazioni e modifiche che vengono forniti dalla redazione, perciò, a volte, capita di "correre" un po' su certi passaggi per non nuocere alla trama complessiva.
                Riguardo a Ottavio Panaro, me l'hanno chiesto in molti, ma non siamo parenti, ci siamo incrociati appena e scambiato quattro chiacchiere in qualche meeting Disney di molti anni fa.
                Ti saluto anch'io con simpatia e, come sempre, buon Topolino!  :)

                *

                Cornelius
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                PolliceSu

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                  Re:Topolino 3381
                  Risposta #22: Lunedì 14 Set 2020, 19:42:10
                  Topolino e il ritorno del bluesman
                  Le tavole di Zironi mi hanno convinto, come solito. Fortuna che è rimasto lui per quel genere 'classicamente schizzato', dopo l'abbandono di De Vita! Riguardo la sceneggiatura dello stesso autore insieme a Gabriele Panini, alcune cose non mi hanno convinto: la solita bonarietà di animali invero ferocissimi come gli alligatori (ma d'altronde è tradizione disneyana quella di rendere protagonisti gli animali-animali) e, al contrario, la paura che una puzzola può mettere ad un pericoloso gangster, facendolo addirittura recedere dai suoi criminosi propositi. I suoi compari, oltretutto, rinunciano facilmente alla ricerca di Topolino convincendosi che è affogato nelle paludi (o forse non avevano tanta voglia di cercarlo). Per finire, nella terra della Louisiana dove i neri sono in proporzione quasi uguale a quella dei bianchi (e nella musica ancor più protagonisti), ecco che i personaggi principali sono tutti tartufati bianchi mentre nere (molto pallide) sono solo due donne, fra cui l' introvabile Clarissa. Unica 'consolazione' : entrambe sono (ed erano) in coppia con due bianchi, per cui almeno una 'integrazione amorosa' è venuta fuori.
                  PaperBridge - Capitolo 3 : la Festa d'Inverno
                  La pettinatura alla 'maschietta' di Beth (alias Dolly) e la citazione del Ladro di Baghdad mi fanno pensare ad una 'ventizzazione' della Belle Epoque da parte di un Gervasio che riguardo a citazioni e look è sempre stato molto attento nelle sue storie. Sia l'attrice Louise Brooke che lanciò quella acconciatura che il film sono del decennio di Fantomius e non degli anni che precedettero la Grande Guerra e che dovrebbere fare da sfondo a questa serie. Una puntualizzazione di MG non sarebbe male in tal senso.
                  Vita da Rock Band - La sala prove
                  Ancora musica per Tip e Tap. Un genere che sta straripando in queste storie adolescenziali tipiche di questo periodo 'bertaniano' rischiando, oltretutto, di confondere alcune peculiarità di quelle recenti con altre di queste nuove serie brevi. Sebbene in questo caso siano le 'memorie' dello zio Topolino a dominare, stranamente orfane di Orazio e Clarabella. Bene il 'turconiano' Emilio Urbano.
                  Zio Paperone e i consigli proficui
                  Ho letto la polemica sul 'cinque' a cui aggiungerei l'aggettivo 'forti' dato dallo zione ai programmi di Radio Calisota. Non so a quali in particolari si riferisca dato che non mi pare abbia tempo di sentire la radio (se non come sottofondo): magari quelli di 'intrattenimento economico'. Riguardo la 'manata', poteva essere più comica la scena in cui un riluttante Scrooge guarda il 'cinque' del radiofonico non ricambiando il saluto. Per il resto ci sta che lo ziastro si improvvisi intrattenitore radiofonico in cambio di un lauto compenso e, perdipiù, sfavorendo i suoi colleghi rivali.
                  Storia Papera - L'Antica Roma
                  Se parliamo di un sacco avvenuto prima di quello di Brenno (390 AC) e poi facciamo vedere la Colonna Traiana del secondo secolo DC allora hanno ragione Salvini e Galli della Loggia a 'sparlare' di 'Topolino'.
                  E' vero che il relatore è Paperoga, facile a confondere le cose, ma in queste speciali brevi storiche penso sia meglio ridare a Pico il 'controllo della situazione'. In questo caso i bei disegni di Vian non bastano.
                   
                  « Ultima modifica: Lunedì 14 Set 2020, 23:37:51 da Cornelius Coot »

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                    Re:Topolino 3381
                    Risposta #23: Lunedì 14 Set 2020, 19:59:35
                    Topolino e il ritorno del bluesman
                    Le tavole di Zironi mi hanno convinto, come solito. Fortuna che è rimasto lui per quel genere 'classicamente schizzato', dopo l'abbandono di De Vita! Riguardo la sceneggiatura dello stesso autore insieme a Gabriele Panini, alcune cose non mi hanno convinto: la solita bonarietà di animali invero ferocissimi come gli alligatori (ma d'altronde è tradizione disneyana quella di rendere protagonisti gli animali-animali) e, al contrario, la paura che una puzzola può mettere ad un pericoloso gangster, facendolo addirittura recedere dai suoi criminosi propositi. I suoi compari, oltretutto, rinunciano facilmente alla ricerca di Topolino convincendosi che è affogato nelle paludi (o forse non avevano tanta voglia di cercarlo). Per finire, nella terra della Louisiana dove i neri sono in proporzione quasi uguale a quella dei bianchi (e nella musica ancor più protagonisti), ecco che i personaggi principali sono tutti tartufati bianchi mentre nere (molto pallide) sono solo due donne, fra cui l' introvabile Clarissa. Unica 'consolazione': entrambe sono (ed erano) in coppia con due bianchi, per cui almeno una 'integrazione amorosa' è venuta fuori.

                    Cornelius, io però ti avevo menzionato nel mio post perché, al di là della pigmentazione cutanea dei comprimari, ho notato che gli scherani del boss appartengono a una qualche altra razza animale! Comunque, in fondo gli alligatori sono imprevedibili no? O mi sono perso qualche documentario? E poi
                    Spoiler: mostra
                    il secondo è abbastanza aggressivo verso Topolino.
                    Invece, per quanto riguarda
                    Spoiler: mostra
                    la resa del gaglioffo
                    , in effetti il passaggio è forzato ma penso che, in un contesto abbastanza realistico quale quello di questa storia, non sia poi troppo per essere il massimo di sospensione dell'incredulità che la narrazione richiede. Penso questo semplicemente perché di fatto non me ne ero neanche accorto che fosse un passaggio un po' forzoso, quindi lo reputo tollerabile.
                    ex Paperinik il Templare e Volkabug, inventore dell'Immergrün; prima niubbo, poi lurkatore, adesso utente affezionato; secondo la monetazione antica TEMPLI*PAPERINICUS*E*PAPERIBUS*MIRUM

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                      Re:Topolino 3381
                      Risposta #24: Lunedì 14 Set 2020, 20:15:52

                      La pettinatura alla 'maschietta' di Beth (alias Dolly)

                      Perchè Alias Dolly?  E' stato ben chiarito anche dallo stesso autore che Beth Ducket non è Dolly! Gli somiglia solo,  Dolly non è coetanea di Quackett (in quel periodo dovrebbe avere a logica 13 anni) , e non ha studiato in Inghilterra. Prima d'incontrare Dolly Duck  Lord Quackett ha conosciuto altre "papere" di cui si è invaghito , la prima è stata appunto Beth nel 1903, poi è sicuramente venuta nel 1912  Jen Yu (alias Lady Senape),  poi nel 1913 incontra fugacemente per la prima volta Dolly che rivede nuovamente solo nel 1920 e si mettono insieme.  Per il resto è vero , lo stesso Gervasio mi ha detto che non ha diversificato abbastanza i primi anni del 1900, in cui è ambientata questa mini saga, dagli anni 20 in cui sono ambientate le avventure di Fantomius
                      « Ultima modifica: Lunedì 14 Set 2020, 20:21:44 da salimbeti »

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                        Re:Topolino 3381
                        Risposta #25: Lunedì 14 Set 2020, 20:46:57
                        Cornelius, io però ti avevo menzionato nel mio post perché, al di là della pigmentazione cutanea dei comprimari, ho notato che gli scherani del boss appartengono a una qualche altra razza animale!
                        Immagino ti riferisca ai comprimari che potrebbero essere dei volponi se non addirittura degli orsi. Ad ogni modo degli animali antropomorfi utilizzati non così raramente. Riguardo il tuo appunto su Gancio, hai ragione che ultimamente lo disegnano troppo simile a Bruto. Però in questo caso si parla del periodo giovanil-adolescenziale dei personaggi coinvolti, per cui può starci che Gancio abbia delle fattezze 'brutiane'.
                        La pettinatura alla 'maschietta' di Beth (alias Dolly)
                        Perchè Alias Dolly?  E' stato ben chiarito anche dallo stesso autore che Beth Ducket non è Dolly! Gli somiglia solo,  Dolly non è coetanea di Quackett (in quel periodo dovrebbe avere a logica 13 anni) , e non ha studiato in Inghilterra. Prima d'incontrare Dolly Duck  Lord Quackett ha conosciuto altre "papere" di cui si è invaghito , la prima è stata appunto Beth nel 1903, poi è sicuramente venuta nel 1912  Jen Yu (alias Lady Senape),  poi nel 1913 incontra fugacemente per la prima volta Dolly che rivede nuovamente solo nel 1920 e si mettono insieme.  Per il resto è vero , lo stesso Gervasio mi ha detto che non ha diversificato abbastanza i primi anni del 1900, in cui è ambientata questa mini saga, dagli anni 20 in cui sono ambientate le avventure di Fantomius
                        E' vero ciò che scrivi ma il mio appunto è quasi una 'provocazione' nel protestare contro una fisionomia che, non si sa per quale ragione (pigrizia, volontà nel tracciare un base estetica familiare - come Paperino nel caso del fratello Tommy, utilizzato per lo stesso primissimo Lord Quackett ma poi fortunatamente cambiato da Gervasio in una fisionomia più accattivante), l'autore ha adottato per un personaggio che dovrebbe essere 'nuovo e altro' rispetto alla compagna storica di John. Questa Beth disegnata così penso confonda le idee non solo ai lettori più assidui ma soprattutto a quelli più generici e 'distratti'.
                        Interessante sapere che MG non abbia voluto troppo diversificare le due epoche del primo Novecento (in realtà molto diverse fra loro, con spartiacque la 1a Guerra Mondiale). Tutto ciò, però (i rimandi estetici a Dolly, le citazioni non propriamente Anni '10...) alimenta la confusione di cui dicevo prima.
                        L’unica nota stonata è il consueto intervento redazionale: non servirebbe nemmeno vedere gli originali per capire che almeno quattro dei protagonisti erano, nell’idea degli autori, afroamericani; i tratti somatici sono abbastanza evidenti, e d’altronde il 60% della popolazione di New Orleans è di colore.

                         È una cosa che non solo stona, ma lascia perplessi sul risultato.

                         Perché, come al solito, nel tentativo di non “urtare la sensibilità” di qualcuno (di chi poi?) si finisce per fornire una rappresentazione artefatta e incompleta della realtà del mondo. Un atteggiamento sbagliato che, paradossalmente, finisce per emarginare dalle storie proprio quelle persone (quelle di colore in questo caso specifico) che vorrebbe, nelle intenzioni, “tutelare”.

                         
                        In hovercraft sul Bayou

                        Il discorso è ovviamente ben più ampio e non è questa la sede per affrontarlo ma, considerando il pubblico al quale il settimanale si rivolge principalmente (facciamo una fascia d’età 8-14?) e le realtà in cui questo pubblico vive, sarebbe interessante conoscere le motivazioni di questi interventi. Richiesta che ovviamente cadrà nel vuoto però, nel caso, noi siamo qua per ascoltare le ragioni di tutti.

                        Sono contento che questa situazione venga sottolineata da piccolobush nella recensione ufficiale del nostro forum. Non sono io ad essere 'fissato' su questi temi (come qualche utente potrebbe pensare, ricevendo a tal proposito più critiche che appoggi) ma semplicemente vedo (come vediamo tutti) ciò che ha descritto benissimo il nostro moderatore. Complimenti anche a Camera 9 che nel suo Fisbio Show ha fatto vedere le tavole originali di Zironi con il colore della pelle di un personaggio decisamente più scura di quella poi fatta uscire ufficialmente.
                        « Ultima modifica: Giovedì 17 Set 2020, 16:37:40 da Cornelius Coot »

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                        MarioCX
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                          Re:Topolino 3381
                          Risposta #26: Lunedì 14 Set 2020, 21:51:58

                          .
                          In particolare in questo numero, la storia di Paperone speaker radiofonico giovanilista (che "batte il cinque") l'ho trovata incoerente con il personaggio e le sue radici storiche.
                          .

                          Zio Paperone e i consigli proficui (Carlo Panaro, Ottavio Panaro); checché ne dicano i detrattori, io tendo a vedere sempre del buono nei lavori di Panaro: forse dovremmo un attimo cercare di essere più oggettivi nei nostri giudizi, specie se pretendiamo di passare dalla lettura di un giornaletto anni '70 al 3381 senza prenderci una pausa prima...

                          Io la vedo all'opposto.
                          Potrebbe essere interessante il confronto dialettico con chi, come me, ne proviene dal "giornaletto" del 1971.
                          Sono oggettivo sulla base della mia soggettività, ovvero in base al mio trascorso di letture che ha prodotto la mia sensibilità e la mia percezione.
                          Esattamente come te e come tutti.
                          E comunque, pur provenendo dal "giornaletto" di un tempo, ho dichiarato di apprezzare e non poco le storie di Topolino di questi mesi.

                          Ho sempre letto con curiosità recensioni discografiche che non condividevo per il gusto del confronto, ed io stesso ne ho redatte parecchie.
                          E' strano come nei forum di fumetti sembra quasi che una critica "non conforme", foss'anche una boiata, sia osteggiata.
                          Invece è sempre un valore aggiunto, purché (quando occorre) motivata come ho fatto nel mio secondo intervento.
                          « Ultima modifica: Lunedì 14 Set 2020, 21:56:21 da MarioCX »
                          ...ho la febbre, ma ti porto fuori a bere...

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                          MG
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                            Re:Topolino 3381
                            Risposta #27: Lunedì 14 Set 2020, 22:17:21
                            Ciao a tutti. Intervento veloce, perdonatemi ma sono davvero di corsa (lavoro anche la sera per portare avanti le prossime saghe che spero apprezzerete). Dunque con ordine: il colore. Per Paperbridge come per Fantomius ho chiesto una colorazione desaturata che ricordasse o comunque rendesse subito chiaro che siamo in un altra epoca rispetto al “presente” di Topolino. Una volta colorate ne faccio una supervisione per assicurarmi di avere quell’atmosfera. Beth: dunque la sorella di Tommy (nonché primo amore ... corrisposto?) di John Quackett ha una fisionomia che forse ricorda Dolly... ma così come potremmo dire allora che Paperina ricorda Brigitta (capelli a parte). Ma forse Lord Quackett forse ha poi rivisto in Dolly la fisionomia del suo primo amore? Chissà! Vedremo ... Per il resto Beth ha capelli ROSSI e lentiggini evidenti. Dolly è bionda con un neo (finto?). Non credo siano per forza confondibili. Allora togli le basette e gli occhiali a Paperone ed ecco Paperino!;) di certo non tirerei in ballo la mia “pigrizia”. Se l’avessi avuta vi assicuro che in molte scene mi sarei risparmiato!;) Riguardo il taglio di capelli, Beth porta i capelli corti ... certo forse più in linea con gli anni a seguire ma anche nel periodo di Paperbridge le donne non avevano i capelli per forza lunghi. E lei è una “ragazza ribelle”, non certo conformista.  Per il film del Ladro di Baghdad (o meglio Bagduck) ... è una licenza che mi sono preso! Non credo confonda Troppo il lettore suvvia. Mi serviva citare un film “ladresco “ e ho voluto citare un attore (Fairbarks) già noto all’universo “fantomatico”... pazienza se l’ho anticipato di qualche anno. Per il resto nel possibile ho tentato di seguire una certa precisione. Qualcosa forse mi sarà sfuggita, gli intenditori del periodo storico mi perdoneranno ... Ma quello che ci tenevo a raccontare con questa serie era una storia di differenza sociale, di bullismo, di amicizie vere e “imposte”, di affetto fraterno e (perché no) di amore. E anche mostrare un excursus nell’animo dei personaggi .. di alcuni almeno: con problemi d’identità e di rapporti adolescenziali non sempre facili. Mostrare come un personaggio negativo possa avere dei dubbi, cercare di cambiare ma senza perdere il mondo cui fino a quel momento era abituato. Un salto dal trampolino sperando che sotto l’acqua sia alta. Argomenti difficili da trattare in modo “scorrevole” e divertente ma questa è la sfida che ho voluto affrontare. E ovviamente senza dimenticare i misteri e i segreti che mai abbandonano John Quackett (e Marco Gervasio)! E a proposito di sorprese... tra due giorni scopriremo l’identità del capo confraternita e quella sarà una bella sorpresa (Che spero apprezzerete)! Ecco ... ho detto veloce e ho scritto un botto! Vabbè sono sempre il solito. Buona continuazione e a presto. E vi anticipo che nel 2021 ( se sopravvivo alle notti insonni) ne vedrete di tutti i colori! Per la serie “non solo paperi”.

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                              Re:Topolino 3381
                              Risposta #28: Lunedì 14 Set 2020, 23:40:03
                              Gli studenti dei college inglesi tanto adolescenti non sono, considerando che avranno 18-20 anni. Come mai hai optato per questo periodo di età e non quella delle scuole superiori? Secondo me è il periodo più giusto per indicare l'adolescenza, però durante la direzione di Bertani ho visto usare personaggi più piccoli (come i tre nipotini) oppure più grandi (Young Indiana, Paperbridge) per indicarli come teenagers.

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                                Re:Topolino 3381
                                Risposta #29: Lunedì 14 Set 2020, 23:41:55
                                Ciao a tutti. Intervento veloce, perdonatemi ma sono davvero di corsa (lavoro anche la sera per portare avanti le prossime saghe che spero apprezzerete). Dunque con ordine: il colore. Per Paperbridge come per Fantomius ho chiesto una colorazione desaturata che ricordasse o comunque rendesse subito chiaro che siamo in un altra epoca rispetto al “presente” di Topolino. Una volta colorate ne faccio una supervisione per assicurarmi di avere quell’atmosfera. Beth: dunque la sorella di Tommy (nonché primo amore ... corrisposto?) di John Quackett ha una fisionomia che forse ricorda Dolly... ma così come potremmo dire allora che Paperina ricorda Brigitta (capelli a parte). Ma forse Lord Quackett forse ha poi rivisto in Dolly la fisionomia del suo primo amore? Chissà! Vedremo ... Per il resto Beth ha capelli ROSSI e lentiggini evidenti. Dolly è bionda con un neo (finto?). Non credo siano per forza confondibili. Allora togli le basette e gli occhiali a Paperone ed ecco Paperino!;) di certo non tirerei in ballo la mia “pigrizia”. Se l’avessi avuta vi assicuro che in molte scene mi sarei risparmiato!;) Riguardo il taglio di capelli, Beth porta i capelli corti ... certo forse più in linea con gli anni a seguire ma anche nel periodo di Paperbridge le donne non avevano i capelli per forza lunghi. E lei è una “ragazza ribelle”, non certo conformista.  Per il film del Ladro di Baghdad (o meglio Bagduck) ... è una licenza che mi sono preso! Non credo confonda Troppo il lettore suvvia. Mi serviva citare un film “ladresco “ e ho voluto citare un attore (Fairbarks) già noto all’universo “fantomatico”... pazienza se l’ho anticipato di qualche anno. Per il resto nel possibile ho tentato di seguire una certa precisione. Qualcosa forse mi sarà sfuggita, gli intenditori del periodo storico mi perdoneranno ... Ma quello che ci tenevo a raccontare con questa serie era una storia di differenza sociale, di bullismo, di amicizie vere e “imposte”, di affetto fraterno e (perché no) di amore. E anche mostrare un excursus nell’animo dei personaggi .. di alcuni almeno: con problemi d’identità e di rapporti adolescenziali non sempre facili. Mostrare come un personaggio negativo possa avere dei dubbi, cercare di cambiare ma senza perdere il mondo cui fino a quel momento era abituato. Un salto dal trampolino sperando che sotto l’acqua sia alta. Argomenti difficili da trattare in modo “scorrevole” e divertente ma questa è la sfida che ho voluto affrontare. E ovviamente senza dimenticare i misteri e i segreti che mai abbandonano John Quackett (e Marco Gervasio)! E a proposito di sorprese... tra due giorni scopriremo l’identità del capo confraternita e quella sarà una bella sorpresa (Che spero apprezzerete)! Ecco ... ho detto veloce e ho scritto un botto! Vabbè sono sempre il solito. Buona continuazione e a presto. E vi anticipo che nel 2021 ( se sopravvivo alle notti insonni) ne vedrete di tutti i colori! Per la serie “non solo paperi”.
                                Grazie Marco per questo tuo intervento e per le precisazioni. Io personalmente adoro tutti i tuoi nuovi lavori: questa Paperbridge è veramente interessante e non vedo l'ora di scoprire l'identità di questo "benefattore", anche se una mezza idea potrei averla (?)... ;)
                                Pensare che da questo misterioso ladro nominato da Guido Martina in Paperinik D V tu hai tirato fuori una saga lunga e complessa è incredibile. Una saga piena di proroghi (tra Paperinik e Paperbridge) e flashback che la rendono perfettamente costruita con carte giocate bene e tantissime in tavola che ancora devono essere giocate. Non a caso sei il mio sceneggiatore attuale preferito. A quanto pare nel 2021 dovrò restare incollato a Topolino già solo per la tua presenza sulle sue pagine. E sono curioso anche di leggere qualcosa di tuo anche con i topi, come sembravi aver voluto intendere.

                                 

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