Ecco la mia recensione, che l'altro giorno avevo già postato sul forum della Tana del Sollazzo.
E infine venne Sisti, ufficialmente. E il cambio di rotta si consolidò.
"I giorni di Evron", quarto capitolo dell'esalogia (ora è confermato) gagnoriana, non è scritto da Gagnor, colui che sembrava dover diventare addirittura lo showrunner e il demiurgo del nuovo corso. Cosa strana e irrituale: è vero, nelle serie storiche di PK si alternavano spesso sceneggiatori diversi. Eppure, con i cicli recenti a minisaghe, oggi appare impensabile che un autore ospite subentri in una storia ancora in corso. Vi immaginate se in "Potere&Potenza" il terzo capitolo fosse stato scritto da un autore diverso da Artibani, che quella saga l'aveva ideata e concepita? No, infatti.
Ricapitolando, tra un numero e l'altro di PK Fuoriserie abbiamo avuto prima un cambio di disegnatore, poi un innesto esterno che facesse da co-soggettista e aiuto nei testi e ora un cambio di sceneggiatore e disegnatore (seppur parziale e temporaneo: Pastrovicchio rimarrà anche nel numero successivo, che sarà però di nuovo scritto da Gagnor, non sappiamo se di nuovo coadiuvato e "sorvegliato" da Sisti). Questa confusione non è che l'ulteriore conferma di un fallimento: se si è sentito il bisogno di inserire in corsa Sisti a tappare i buchi e rassicurare, vuol dire che banalmente Gagnor non si è rivelato la persona adatta a cui mettere in mano "le chiavi del regno". È un discorso che va aldilà di qualsiasi accusa di nostalgia e restaurazione: l'esperimento non ha avuto probabilmente l'appeal desiderato sui nuovi lettori, prima ancora che sugli aficionados. Non perché il "nuovo" non piace (autori nuovi bravi e adatti ce ne sarebbero, anche se forse non tantissimi, e questa saga alla fine è così "innovativa" che non fa altro che riciclare i classicissimi temi "viaggi nel tempo" +"evroniani"). Ma perché l'autore si è rivelato (non per la prima volta, si pensi a "Raceworld") incapace di gestire storie corali e complesse, che ha infarcito di confusione, incongruenze, facilonerie, buchi di trama impossibili da risolvere se non ignorandoli del tutto, caratterizzazioni inesistenti, stereotipate o sballate e dialoghi francamente imbarazzanti. A mancare era semplicemente una bella storia. E adesso?
E adesso Sisti ha dimostrato come la gabbia delle 44 pagine (o dei due capitoli da 22 pagine stile comic book americano, se vogliamo) non sia un limite, se si sa come usarle: lo aveva già dimostrato con le 30 pagine della sua storia per il venticinquennale di PK su Topolino 3407, del resto. La storia fila bene, con naturalezza, piena di personaggi ed eventi senza che sembri troppo affollata. Soddisfa, appaga, riempie metaforicamente lo stomaco invece di sembrare uno spuntino.
I personaggi tornano ad avere profondità e naturalezza, i dialoghi smettono finalmente di essere forzati o ridicoli. Sisti ama davvero PK. In questa storia ha messo una cura, un'attenzione e un amore invidiabili. Da sceneggiatore che vuole bene alle sue creature tanto quanto ne vuole ai fruitori del fumetto. Come ho già detto per "Una leggendaria notte qualunque", è il primo a credere davvero nelle potenzialità della saga moderna del papero mascherato, e il suo crederci è contagioso, capace di ricostruire il tacito patto tra autore e lettore.
Ad alcuni faranno storcere il naso i vari riferimenti al passato. Ma quella di PK è una storia, una saga con un passato, un presente e soprattutto un futuro. Occorre che se ne facciano una ragione. La differenza la fa il "come": praticamente nessun richiamo o citazione è fine a se stesso, nessuna strizzatina d'occhio irrita o appesantisce. Tutto funzionale a trama e storia. È molto più apprezzabile e rispettoso sfruttare il patrimonio di personaggi e situazioni della serie (non sono "passato", sono l'ambiente in cui è immerso) invece di creare personaggi o situazioni nuovi/e ma usa-e-getta, la brutta copia trita e ritrita di un qualcosa di già esistente. PK ha un "tesoretto" quasi inesauribile da cui attingere, e Sisti lo fa con delicatezza e abile disinvoltura. Pastrovicchio ci mette il suo: meno ispirato di altre volte forse, ma è sempre un piacere per gli occhi, e rende molto bene l'espressività di questo Paperinik "traviato".
Passiamo ora agli spoiler:
da "l'imitatore inerziale" (cit. Angus in "Manutenzione Straordinaria") ai robot sotterranei di Everett si respira sapore di casa che non è nostalgia ma un passato-presente ancora vivo e ricco. La presenza del Razziatore (curiosamente, più simile alla concezione artibanica che sistica del personaggio, a riprova che Sisti sa essere umile e non capriccioso nel rapportarsi al lavoro altrui) forse è ridondante e fa assomigliare ancor di più questa storia a "Potere&Potenza" di quanto già non sembrasse, unico vero neo forse, ma tollerabile. Oltretutto Sisti indirettamente risponde a un dubbio che proprio "P&P" mi aveva fatto venire: come faceva il Razziatore a ricordare la vecchia timeline malgrado si trovasse nella tempolinea alternativa dell'imperatore Grrodon? Una possibile spiegazione è suggerita proprio in quest'albo. Bellissimo rivedere Stefan Vladuck con un ruolo rilevante, tostissimo come non mai: il fotoreporter ha ancora molto da dire e anche in un semplice cameo lo dimostra. Bello anche il menzionare il passato recente, con Moldrock, e ricordare che parte della follia di Everett nel creare armi apocalittiche era dovuta a una sua paranoia nel temere che i Coroniani cercassero lui e le sue figlie nel cosmo.
E qui arriviamo al punto: Sisti riesce ad inserire questa saga nella cornice PKNA/PK2/PKNE, citando praticamente tutte e tre le testate pre-Gagnor. Non è una fissa da nerd, è un qualcosa che aumenta fidelizzazione e credibilità, che appiana le discordanze e unisce il tutto in un'unica grande saga coerente. Non è poco, e gli va riconosciuto. Certo, Sisti non può fare miracoli: resta un autore ospite di una saga scritta da un altro e che presenta ancora facilonerie e assurdità, limiti difficilmente superabili. Il perimetro è pur sempre quello tracciato da Gagnor, un ostacolo che impedisce di poter portare avanti la trama più di tanto (anche se lo fa, oh se lo fa). Ma è la cosa più vicina a un miracolo in cui potevamo concretamente sperare. E fa venire ancora più voglia di scoprire cosa potrà fare Sisti a briglie sciolte, magari insieme a Enna, un Artibani redivivo (mai smettere di sperare) e nuovi autori (magari capaci, formati e bravi, stavolta), quando la run di Gagnor sarà solo un ricordo.
Grazie Sisti, ci hai restituito PK. Soprattutto, ci hai fatto tornare la voglia e la curiosità di leggerlo.