Recensione Topolino 3411 Alzi la mano chi avrebbe mai pensato di trovare un giorno, sullo stesso
Topolino, Rudy Salvagnini, Marco Rota, Silvia Ziche, Sisto Nigro, Sergio Cabella, Gabriele Mazzoleni, Vito Stabile, Mattia Surroz e Cristian Canfailla.
Un pot-pourri che va dalla piena era Capelli fino ad una vera e fulgente new entry, passando per nomi-simbolo dell’era Muci e dell’era De Poli. Davvero una strana alchimia,
sintomo della volontà dell’attuale direzione di battere sul ferro di un “progetto Topolino” che non tiene troppo conto di età e scuole, e che può regalare perle inattese come qualche esperimento più o meno riuscito. Ma andiamo con ordine.
La prima notizia della settimana è
il ritorno di Silvia Ziche. L’autrice vicentina da ormai molto tempo ci tiene compagnia solo con i
Che Aria Tira di inizio numero, e la prima puntata della storia
La Banda Bassotti e il furto quasi perfetto, che la vede a i testi e ai disegni, è in un certo senso una boccata d’aria: un po’ come in
Zio Paperone e la bontà natalizia®,
l’autrice calca la mano sul potere delle regalie, specie se offerte a distanza e senza costi di spedizione. Ne scaturisce una gustosa escalation con protagonista Paperone. Ed è questa la parte più riuscita di una storia che – almeno in questo primo episodio – forse pecca un poco nella “rifinitura” del personaggio nuovo: una
Belinda Bassotta che per il momento appare sovrapponibile ad Intellettuale-176. Ma attendiamo senz’altro il seguito di questa bizzarra rapina al deposito.
Virtuosismo zichiano
Prosegue il tour negli oggetti-affetti paperoniani apparecchiato da
Vito Stabile con
Marco e Stefano Rota, stavolta incentrato sulla gloriosa limousine. A parere di chi scrive
l’idea di fondo del ciclo è molto buona; forse questo episodio manca di calcare la mano su quella componente umoristica che i suoi
vaghi analoghi barksiani avrebbero suggerito di sfruttare. Ciò considerata anche l’idea di coinvolgere nella storia un certo personaggio “storico”. Detto questo,
l’autore gioca da sempre sulla propria familiarità estrema con il mondo di Paperone e di Carl Barks, ed è dunque giusto riconoscergli l’autorevolezza e la legittimità che merita nel gestire queste scelte con lo stile che più gli è congeniale.
Ed eccoci dunque alla vera sorpresa del numero: una “strana coppia”, quella formata dal veterano redivivo
Rudy Salvagnini e dall’
esordiente Cristian “Cinci” Canfailla, che con
Pippo e la tettoia indispensabile sforna una piccola storia molto gradevole e innaffiata delle giusta dose di bizzarria. Il comparto grafico, davvero promettente, si inserisce con inusuale facilità nel linguaggio di un autore dotato di un umorismo al contempo personale e paradigmatico,
simbolo perfetto del “canone” maturato nei decenni per questo tipo di storie leggere ma ben fatte.
Ecobonus Il resto dell’albo a dire il vero perde qualche colpo con
Paperino e la poltrona dei poltroni, dell’altro veterano
Sisto Nigro e di un redivivo
Mattia Surroz: dopo alcune vignette che ricordano
una vecchia storia di Badino e Freccero, la vicenda prende una piega latamente poliziesca; Surroz appare invece in buona forma, per quanto – come spesso accade negli ultimi tempi – un po’ “freccerizzata”. L’ultimissima storia,
Gambadilegno in: Dove non osano le aquile, vede Gambadilegno e Sgrinfia in una breve quanto disastrosa ricognizione montana, servita dai disegni di un
Sergio Cabella anch’egli in discreta forma, per i testi di
Gabriele Mazzoleni.
Sul lato rubriche questa settimana abbiamo ospiti addirittura i freschi vincitori del festival di Sanremo, i Måneskin. C’è anche tempo, prima della conclusione, per
la “Special Preview 1” del nuovo ciclo di Area 15, disegnata e scritta da
Claudio Sciarrone; e a proposito di anteprime, la prossima settimana potremo gustare il nuovo episodio di
Topolino giramondo, dall’evocativo titolo
Topolino e i sentieri in cima al mondo. In attesa di tanto, buona lettura!
Voto del recensore:
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