Recensione Almanacco Topolino 14Copertina inedita sempre di Emmanuele Baccinelli
Non si rimane mai delusi dalla lettura di questa nuova serie di Almanacco Topolino. Il numero 14, come i precedenti da un anno a questa parte, conferma la
tendenza a voler sempre impressionare in positivo con le proposte e le selezioni che puntualmente trovano il lettore entusiasta. Anche in questo bimestre, l’
ottima commistione tra il classico e il contemporaneo inedito in Italia si dimostra bilanciata e con prospettive di valorizzazione del fumetto notevoli.
Partendo da un’altra bella copertina di Emmanuele Baccinelli (con i colori di Mario Perrotta), con una rielaborazione e non mera riproposizione di una copertina classica, la selezione non poteva non aprirsi con una storia di Paperino, il cui mese dedicato, giugno, segna le
89 estati dalla sua prima apparizione in assoluto.
Paperino e la perfetta letizia, storia creata da due mostri sacri italiani quali Cimino e Scarpa, è senz’altro
un classico che il lettore appassionato disneyano non può mancare di conoscere. Perfetta nei ritmi narrativi, esilarante dal punto di vista grafico e da quello satirico (le perenni crisi che il capitalismo affronta), nonché notevole per assegnare un finale decoroso a Paperino, la vicenda riesce a catturare già da subito l’attenzione. Quale miglior letizia per iniziare.
Essendo il mese “papero” per eccellenza, viene riproposta una storia che ripercorre un altro pattern dei fumetti, quello del
rapporto burrascoso tra Topolino e Paperino.
Paperino – Un compleanno da dimenticare (Pat e Carol McGreal/Cèsar Ferioli Pelaez) ripropone il
dissidio narrativo tra i due main characters disneyani.
Storia forse non esaltante, benché si sia già visto ampiamente in precedenza questo contrasto (su
Almanacco Topolino 5 con
Una macchia sull’amicizia, ma anche ne
L’isola del mito) e dove si sottolinea sempre la
rimostranza del Papero verso il più famoso Topo, riprendendo anche una tematica espressa più volte nei
corti animati degli anni Trenta e Quaranta. Sicuramente
i disegni di Ferioli sono molto
in linea con gli spunti classici che si offrono con queste storie e mantengono una buona freschezza dopo anni.
Invece i guai cominciano ora…
La sezione delle inedite si apre con un’altra storia con protagonista Topolino.
Topolino e il guaio multiplo (Jakko Seppälä/Cèsar Ferioli Pelaez) si connota soprattutto per il
comparto grafico, che
pesca e si ispira ampiamente a Gottfredson (ivi compreso un Dottor Enigm che sembra direttamente provenire da
Island in the Sky del 1936 unito alla rappresentazione dello stesso da parte del Comicup Studio, di cui Ferioli fu esponente negli anni Ottanta).
La trama, invece,
appare essere monca, dato un finale improvviso che sembra “accompagnare il lettore all’uscita”, nonostante sia condizionata dall’effetto
slapstick delle scene.
Una sezione inedita particolarmente interessante, visto l’approdo (in linea con i precedenti numeri) di
storie inedite relative a personaggi dell’animazione classica Disney. È il turno, questa volta, di
Basil l’investigatopo, il celebre topo parodia del più noto Sherlock Holmes, creato da Eve Titus e trasposto sul grande schermo da Burny Mattison, David Michener, Ron Clements e John Musker nel 1986.
Nella prima delle due storie qui proposte,
Basil l’investigatopo e la città sotto il Tamigi (François Corteggiani/Giorgio Cavazzano)
ritroviamo le atmosfere e le dinamiche tipiche del film, con una classica ricerca degli indizi e l’inseguimento di Rattigan. Storia molto gradevole, dove Cavazzano imprime un tocco personale alla raffigurazione dei personaggi, senza stravolgerli.
Del resto si ispira al ben più famoso, ma non pretende di esserlo
Nella seconda delle due,
Basil L’Investigatopo e il segreto della signora Placidia (Frank Jonker/José Ramón Bernardo),
i disegni assumono una veste differente, sembrando
quasi riprendere uno stile molto più antico, simile a quello di Al Hubbard. La storia in sé, invece, ruota tutta attorno ad un pretesto forse di poco conto, ma che diventa coinvolgente alquanto nella parte centrale.
Chiude questa sezione
l’ultima (per ora) delle storie tratte dai Diari di Paperone.
Grosso guaio nel Mar della Cina (testo e disegni di Kari Korhonen) riecheggia dal titolo un’altra ambientazione non presente nella celebre
Saga di Don Rosa,
arricchendo ulteriormente quella timeline che viene solo abbozzata nelle storie italiane e danesi.
Come per il finale della seconda stagione, anche in questo caso
le vere protagoniste sono le sorelle, Ortensia e Matilda, che graficamente si distinguono e non poco da quelle di Rosa. In questo caso, più che una storia, abbiamo
un riassunto delle loro peripezie alla ricerca del fratello. Di più, si notano i due caratteri contrapposti delle due, oltre al fatto che Matilda sembra acquisire qualcosa in più rispetto alla caratterizzazione nella
Saga.
Rispetto però alle avventure del fratello,
qui abbiamo forse
meno caratterizzazione dell’ambientazione in cui si svolge la narrazione, apparendo meno marcata e solo di timido contorno. Il
comparto grafico appare essere alquanto
approssimativo, denotando comunque come l’interesse dell’autore sia quello forse di spiegare in maniera immediata la vicenda.
L’esperienza di questi
Diari porta comunque a considerare come il mito di Paperone possa vedere continui arricchimenti, laddove si disponga dei giusti spunti e non di mere
references.
Non si smentisce mai
La novità di questo Almanacco risiede anche nella nuova sezione inaugurata, dove si propone uno
sguardo sugli artisti disneyani americani classici.
Si parte da
Bill Wright, prolifico disegnatore di oltre 2000 lavori tra il 1938 e il 1984. La prima delle sue due storie qui proposte,
Topolino e il mago Carigù, mostra comunque un disegno che si rifà a due altri grandi artisti disneyani dell’epoca, Gottfredson e Murry. Sicuramente un disegno
abbastanza pulito, ed efficace anche nel raccontare visivamente la storia. Si può notare, benché con alcuni distinguo, una rassomiglianza tra lo stregone di questa storia e quello dell’
Apprendista stregone di
Fantasia (1940).
Al di là del comparto grafico,
la storia in sé mostra evidenti limiti che il corso del tempo evidenzia inesorabilmente. Di tenore diverso la
gag page Pippo direttore d’orchestra, che
si muove tra le gag pages di Barks e i corti di animazione con Pippo protagonista; manca però del necessario mordente umoristico come i due estremi evidenziati, ma costituisce comunque
un buon esempio di posa artistica e di accelerato dinamismo che rievoca agilmente l’animazione di quei tempi.
Viene qui riproposta un’altra delle storie dal volume
Barks’ Friends.
L’uomo delle medaglie (testi e disegni di Kari Korhonen) si connota per avere
diversi spunti ispiratori utilizzati dall’artista finlandese e tratti da alcune delle storie di Barks.
Non è così difficile scorgere un certo stregone
Trama molto avvincente, che tiene anche il lettore incollato e lo intrattiene bene, benché vi sia un enorme buco di trama (il liquido infiammabile vicino al falò acceso dall’artista non ha davvero provocato nessun danno?), ma dove si nota sia una
preziosa cura nella realizzazione, sia
nel riprendere le stesse satire sociali dell’Uomo dei paperi e ridicolizzarle ulteriormente (come nel caso dei pluridecorati generali delle Giovani Marmotte, il vero spunto di questa storia); si notano anche
disegni con un gusto classico misto ad una modernità che sembrava tipica per l’epoca (pensando anche ai disegni di Branca e Ferioli).
Chiude questa selezione bimestrale
Paperino e il senso del denaro (testi e disegni di Giorgio Rebuffi). Storia che apparirebbe quasi come una sorta di
didaskalia agli occhi degli appassionati, mentre è anche un
tentativo di indagare sulle caratterizzazioni di Paperino e Paperone, ovvero la sfortuna del primo e la superstizione monetaria del secondo.
Storia non particolarmente avvincente, e forse fotocopia di altre del periodo, ma interessante il recupero di un grande artista italiano (famoso più per i lavori extra Disney, come
Pugaciòff), il cui
tratto e disegni appaiono assolutamente puliti e privi di fronzoli, quindi perfettamente godibili.
Anche questo numero di
Almanacco Topolino sorprende in positivo. Se, da un lato,
la struttura antologica è consolidata e mantiene un certo grado di interesse per il lettore esigente, dall’altro le
innovazioni sono costituite senz’altro dalle
nuove proposte e dalle
continue elaborazioni.
L’aver qui cominciato a
proporre autori classici americani dà alla testata l’ulteriore valore di “piccola lezione di storia del fumetto Disney”, che quindi è utile anche per quei nuovi lettori curiosi e desiderosi di apprendere dal longevo passato delle pubblicazioni Disney. Un ulteriore valore aggiunto ad una testata che già vale tanto.
Voto del recensore:
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