Recensione Mickey Mouse Mistery Magazine 7 - Le brevi + cofanettoDopo poco più di un anno, la ristampa di
Mickey Mouse Mistery Magazine (o MMMM) giunge al termine. Panini Comics ristampa in un settimo speciale volume le storie brevi che hanno accompagnata la serie nata nel 1999.
Si tratta di una gradita pubblicazione, dato che queste storie non erano mai state ristampate integralmente (a parte due storie pubblicate sul volume
Disney d’Autore dedicato a
Silvia Ziche).
Il caos in una sola vignetta, grazie a Silvia Ziche.
Essendo un volume senza la presenza di Topolino, l’editore ha deciso di venderlo solo insieme al cofanetto per raccogliere tutti i sette volumi della ristampa, oppure insieme al cofanetto pieno.
Si tratta di una scelta comprensibile, data la difficolta nel vendere un albo senza i classici personaggi Disney. E, in effetti, il volume stesso appare piuttosto povero.
Nonostante i roboanti annunci su Anteprima di contenuti speciali, troviamo ben poco in questo numero finale. All’interno c’è una prefazione di
Davide Catenacci e due ricordi personali di
Francesco Artibani. Materiale interessante ma non molto di nuovo (specie se si conosce questo
fondamentale articolo di Fumettologica). E si vede che, per avere sei pagine di “contenuti speciali”, hanno pubblicato gli articoli in una colonna singola, in modo da occupare maggiore foliazione.
Meglio passare alla parte a fumetti. In maniera simile a quanto fatto con
PKNA, anche MMMM si dotò di una storia breve in fondo all’albo. L’obiettivo era dare un piccolo spazio ai personaggi secondari, in modo da approfondirli un po’, oppure di dare un respiro comico e umoristico rispetto alla serietà della vicenda principale. E si tratta di una missione compiuta brillantemente.
La prima serie risulta decisamente particolare. Tutta disegnata da Silvia Ziche con colori seppiati e smatitate (simile alle
Angus Tales) in cui il protagonista è Chester Soup, un giornalista pasticcione e sconclusionato. Si tratta di un personaggio che appare in maniera anonima solo in
Lost & Found, eppure è perfetto per recitare in storie umoristiche e per mostrarci un po’ Anderville. Anche la città risulta coprotagonista, tra i diversi quartieri e il sottobosco umano di contorno.
True Stories! Real Life! è il titolo della serie di cinque episodi da otto tavole ciascuno. Ai testi abbiamo la stessa Ziche (il primo episodio), Artibani e Catenacci (due episodi a testa). Ogni episodio ha un canovaccio piuttosto simile – Chester a caccia di uno
scoop che involontariamente genera lui stesso, senza però accorgersene – cui il lettore assiste con generosa ilarità vista la messe di disastri che Chester scatena. Artibani giustamente cita il modello di
Hollywood Party, geniale commedia di Blake Edwards interpretata da un Peter Sellers in stato di grazia. Il crescendo di caos generato da un semplice guaio risulta semplicemente irresistibile per il lettore, che viene travolto da una caotica meraviglia di assurdità (Artibani ha citato direttamente il personaggio di Hrundi V. Bakshi nell’amico tassista di Chester Seymour Bakshi, che compare nel
secondo episodio).
Ad Anderville non ci troviamo mai davanti al bianco o al nero, ma ad un’infinita scala di grigi. La Ziche realizza piccoli capolavori ad ogni episodio. Da un lato
i colori seppiati esaltano le matite che, con i loro graffi, sottolineano tutte le linee di dinamismo in cui Chester, il gatto e i vari comprimari si dibattono per sventare a potenziali menomazioni fisiche, dall’altro la gamma espressiva che Ziche dona ai personaggi si presta alla perfezione alle vicende sopra le righe delle storie.
Gli episodi hanno non solo una trama autoconclusiva, ma pure una trama orizzontale che lega in qualche modo tutte le vicende (il gatto, la ricerca della prima pagina da parte di Chester, la cotta dell’infanzia), dando piena soddisfazione al lettore.
Ciliegina sulla torta è la presenza di alcuni camei di personaggi della storia principale (Muck Rackers o Gloria Gump), per dare piena solidità ad
una serie brillante e fresca ancora oggi dopo tanti anni. Decisamente di taglio diversa la serie successiva, in soli due episodi da otto tavole ciascuno disegnate da
Giuseppe Zironi e sceneggiate da
Bruno Enna:
Anderville Confidential.
Nonostante il titolo citi esplicitamente il capolavoro neo – noir di James Ellroy
L. A. Confidential, le vicende non hanno nulla di particolarmente noir. L’idea è quella di un dialogo tra il lettore e Little Caesar che ci racconta qualche retroscena del passato di alcuni personaggi co-protagonisti della serie.
Nella prima storia vediamo i burrascosi e tosti inizi di carriera nella polizia da parte di Patty Ballestreros. Nella seconda invece abbiamo la ben riuscita storia d’amore tra Jan Clayton e la futura moglie Maryam, nello scenario storico delle rivolte studentesche e delle lotte per i diritti civili presenti in America tra gli anni 60 e 70.
Enna in poche tavole realizza un affresco storico compiuto e mai banale, in cui vediamo le difficoltà dell’integrazione, le lotte di classe e i rapporti con i genitori. Figure insomma perfettamente umane e realistiche, adeguate alla realtà di Anderville, e della serie, altrettanto umana e realistica.
Contesto storico in due vignette. I disegni di Zironi, insieme ai delicati e tridimensionali colori di
Lorenzo Chiavini, rappresentano con precisione la sporca realtà metropolitana e donano a tutti i personaggi espressioni mai banali.
Nonostante la sua brevità – non sappiamo se fossero previsti altri episodi con altri personaggi ma, vista la chiusura della testata, è probabile che sia stata fermata con anticipo –
si tratta di una serie riuscita e decisamente coraggiosa, un esperimento simile a quanto fatto da
Rodolfo Cimino con i
Racconti attorno al fuoco, altre storie in cui i protagonisti sono personaggi non canonici.
Il volume insomma risulta una pregevole chicca, specie nel presentare materiale raro (e che non era stato ristampato in occasione della
edizione omnibus in due volumi). Dell’assurda censura in copertina, che riprende quella presente nel sesto volume, ne avevamo parlato
qui. Infine, riserviamo due note positive sul cofanetto – solido e resistente – e sulla divertente lettera firmata da
Tito Faraci di saluto ai lettori data a chi preordinava in anteprima il volume.
La ristampa di Panini Comics di MMMM si conclude felicemente. Non possiamo negare però che, al netto della cartonatura, non ci sia nulla di interessante o di nuovo per chi riesce a trovare gli spillati originali. Spillati che, anche dopo 20 anni, con articoli di approfondimento curatissimi, restano ancora l’edizione migliore di quel capolavoro che è MMMM.
Voto del recensore:
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