Recensione Topolino 3425 È sempre necessario fare una distinzione tra le storie che nel corso degli anni sono apparse su
Topolino. E qui non si vuole intendere la differenza classica che c’è tra avventure di Paperi e di Topi, ma ciò che contraddistingue i soggetti “proposti” dagli autori e quelli “commissionati” dalla Redazione.
Si potrebbe obiettare, e non sarebbe nemmeno sbagliato, che tutte le storie sono “commissionate”, in un certo qual modo, e che quindi questa precisazione sia oziosa ed incorretta: soprattutto negli ultimi anni, infatti, è spesso la Redazione a richiedere l’inserimento di un certo elemento o di un determinato personaggio (si pensi ad esempio al
recupero di Newton, al
ritorno delle Giovani Marmotte o ancora al
ciclo del Papersera di Mastantuono).
Ma è pur vero che, quando l’idea e lo spunto vengono direttamente dall’autore, la qualità e la bellezza del prodotto si innalzano.
Nel numero che andiamo a recensire questa differenziazione tra i due approcci risulta molto evidente leggendo due fra le storie principali:
Bum Bum in Un’estate in città (testo e disegni di
Corrado Mastantuono) e
Tip & Tap e l’invasione dei droni (di
Pietro Zemelo e
Luca Usai).
Nel primo caso, pur non raggiungendo i picchi di assoluto spasso del passato, Mastantuono muove alla perfezione la sua creatura prediletta confezionando
una storia piacevole e “onirica”, in cui la realtà e la fervida immaginazione del nostro imbianchino preferito si mescolano conducendoci tra le tavole della storia fino all’ottimo finale.
Ogni riferimento a cose o settimanali storici di enigmistica in edicola è puramente casuale Mastantuono dimostra come sempre di sapere quali sono
i ritmi giusti per una narrazione efficace, le trovate comiche sono sempre puntuali e i disegni sono eccezionali. La storia è ottima, ma non arriva al livello di divertimento di altre avventure con Bum Bum poiché questo personaggio esprime il suo massimo potenziale comico in contrapposizione alla razionalità e all’ironia di Paperino e Archimede, stavolta quasi assenti. Nonostante ciò rimane la storia migliore dell’albo.
Tip & Tap e l’invasione dei droni invece, al contrario di quanto fosse ragionevole supporre,
non decolla praticamente mai. Il piano di Pietro (Gambadilegno) è risibile e manca totalmente la
verve che spesso l’altro Pietro (Zemelo) è stato in grado di dare alla sua produzione. In questo caso la richiesta di una storia che facesse da megafono al drone giocattolo in allegato ha probabilmente limitato la vena artistica dei suoi autori.
Rubare sacchi di denaro con un drone giocattolo: genio!
Prosegue poi il “mistero dell’estate” che ci invita a indovinare chi si celi sotto la maschera di Mister Vertigo.
Topolino e il principe della menzogna (
Nucci/
Petrossi) giunge alla seconda puntata, prologo escluso. Lo svolgimento a questo punto prende le sembianze di
un giallo classico, con l’elenco dei possibili colpevoli, gli indizi a favore di uno o a sfavore dell’altro e l’investigatore che si barcamena tra i vari personaggi cercando di individuare il colpevole.
Rimane per ora accantonata l’atmosfera di inquietudine che spesso aveva accompagnato il personaggio di Vertigo nelle storie precedenti e vi è anche la novità di un Topolino finalmente coadiuvato nelle indagini da una delle sue “spalle storiche”, quell’Eta Beta che tante volte lo ha aiutato a tirarsi fuori dai pasticci. Il mistero prosegue e quindi il giudizio rimane sospeso, nella speranza che la risoluzione finale sia inaspettata e sorprendente.
Su
Paperoga e la fugace centrifuga (
Aicardi/
Lomurno) c’è poco da dire se non che si tratta di una storia breve muta con protagonista, per l’appunto, Paperoga: caratteristiche che quindi la inseriscono in
un filone abbastanza consolidato. Ma non rimane particolarmente impressa, anche per il fatto che dopo la lettura resta l’impressione che l’unico in grado di gestire in maniera pienamente soddisfacente idee del genere sia il solo Faccini. A tutti gli altri non resta che tentare di avvicinarsi ai suoi livelli di folle
nonsense, non riuscendo però a colmare ogni volta la distanza.
Chiude l’albo una storia che è un doppio ritorno: quello delle storie a bivi e quello dell’eterogeneo quartetto di papere messo su da
Marco Bosco ormai da molti anni.
Papere a bivi estivi non si avvale però del tratto ormai iconico di Silvia Ziche, ma di quello sempre molto piacevole di
Paolo De Lorenzi.
Il problema di questa storia tuttavia è nella
gestione delle trame a bivi: il gusto nella lettura di questo tipo di avventure sta nella possibilità di “giocare” barcamenandosi, come in un labirinto, nel tentativo di arrivare all’unica soluzione possibile perché i protagonisti raggiungano lo scopo prefissato all’inizio. Le varie “deviazioni” solitamente portavano a un nulla di fatto, problemi vari e finali insoddisfacenti. Ecco perché la frase “Non ti piace questo finale?” spingeva il lettore a provare percorsi diversi per raggiungere la strada giusta.
Ma se una strada vale l’altra che bivio è? In questo caso, invece, Bosco propone
tutta una serie di soluzioni alternative equivalenti. Le nostre amiche papere, con l’abilità che costantemente le contraddistingue, riescono a barcamenarsi ottenendo sempre e comunque, spesso per intervento di un
deus ex machina (il gatto, la scrittrice), un finale accettabile e favorevole. Le storie a bivi, pur se non amate da tutti, continuano ad avere, a parere di chi scrive, delle buone potenzialità per variare l’offerta proposta dal settimanale, ma utilizzate come in questo caso ottengono l’unico effetto di dilatare e moltiplicare per 5 una storia abbastanza modesta.
Nel complesso un numero ancora una volta tirato su da un ottimo Mastantuono, che vede inoltre nel proseguimento del giallo estivo di Vertigo un punto di particolare interesse. Rimane la voglia di recuperare anche i prossimi albi, con la speranza che le buone premesse di questo giallo non vengano disillluse.
Voto del recensore:
2.5/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
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