Recensione Il Club dei Supereroi 11Copertina inedita di Donald Soffritti.
Dopo una serie di numeri “antologici”, il
Club dei Supereroi si presenta nell’
odierna veste di numero celebrativo e monotematico. Si celebrano infatti i
50 anni dall’esordio di uno dei personaggi meno conosciuti, ma più intriganti, del
parterre supereroistico Disney:
Paperinika, l’alias di Paperina, creata da
Guido Martina nel 1973. Proprio con la storia di esordio del personaggio vuole aprirsi anche
l’albo, che quindi
idealmente cerca di ripercorrere la vita editoriale di Paperinika, dagli esordi fino al ritorno in pianta (quasi) stabile sulle pagine del settimanale. Idealmente, anche questa recensione seguirà quel percorso.
Si parte quindi con
Paperinika e il filo di Arianna (
Martina/Cavazzano), nona storia del c.d. “ciclo del Diabolico Vendicatore”, avviato nel 1969 e portato avanti quasi esclusivamente dallo stesso autore di Carmagnola fino al 1973. La storia, ora come allora, si caratterizza per
una certa vivacità dei personaggi, e al contempo per trattare in maniera sarcastica alcuni argomenti molto caldi all’epoca, come le lotte per l’uguaglianza di genere. Storia che si connota anche per una serie di gag abbastanza spassose, ma dove l’interazione tra i personaggi alle volte pare molto meccanica. Sicuramente c’è da sottolineare come il primo costume di Paperinika (in blu) ricorda molto il passaggio di colorazione di quello di Super Pippo. Si nota comunque anche la
differente genealogia del personaggio rispetto alla controparte maschile: non una fortunosa (e a tratti eletta) nascita, ma quasi una frivolezza, con una motivazione non dissimile dal desiderio di rivalsa di Paperino. La storia in sé gode comunque di ottimi disegni di un Cavazzano sperimentatore dell’epoca che, pur costretto dalla gabbia fumettistica, riusciva a fornire sequenze degne di nota. Forse un classico intramontabile.
La genealogia del personaggio, molto semplicemente raffigurata.
Dopo gli esordi, Paperinika apparirà in altre due storie italiane (più
la frame story del Classici di Dalmasso del 1977), per poi sparire dai radar italiani, ma non rimarrà a lungo dimenticata. Approda, difatti,
in Brasile e
riscuote un piccolo successo che le conferisce una certa popolarità. Le sue storie, pubblicate sulla testata
Margarida (che anticipava di qualche anno il modello di testata quasi prettamente al femminile, come fu
Minni and company), erano estremamente apprezzate, benché lì, più che nelle storie italiane,
si percepisse forse una maggiore aderenza agli stereotipi femminili. La proposizione di storie di questo tipo su questo albo era inevitabile, visto che il personaggio era intanto cresciuto. Nella prima,
Paperinik e Paper Bat in “dov’è finita Paperinika”? (Faria jr./Herrero), ritroviamo proprio quegli stereotipi di cui sopra, che si accompagnano alla ricerca da parte dei due supereroi maschili in luoghi ritenuti comuni per una donzella.
Storia non esaltante, e che di certo presenta solo pochissime caratteristiche supereroistiche, dove solo alcune delle sequenze rendono giustizia al personaggio. La seconda storia,
Supereroissimi! Paperinika e la magia computerizzata (disegni di
Atila de Carvalho), è quasi totalmente al femminile e che, se non altro,
si connota per delle buone idee, forse frettolosamente esplicate, ma divertenti. I disegni sono molto stantii e risentono del tempo passato, ma il risultato non è così tragico come si potrebbe pensare.
Dopo alcuni anni (e una piccola apparizione in un’altra storia “one shot”, ovvero
Paperinik e il mistero di “Tuba Mascherata”, già vista sulle pagine di
questa testata),
Paperinika torna sulle pagine del settimanale italiano, con una storia dal titolo centrato:
Il ritorno di Paperinika (Secchi/Mangiatordi). Una storia che
non solo prova a rimettere al centro la narrazione del personaggio,
ma è ricca di riferimenti proprio alla storia delle origini (come l’uso della cipria paralizzante e l’amicizia con Genialina Edison) e dove la trama svolta ha un suo buon andamento. I disegni di Mangiatordi sicuramente si apprezzano per una certa modernità, per l’uso prospettico delle sequenze nelle varie vignette e per conferire al personaggio una certa dinamicità che solo con Cavazzano era possibile vedere.
Sono passati 34 anni, ma le cose non sembrano essere cambiate.
Dalla celebrazione di Paperinika si passa alla sezione delle inedite straniere, con una storia a firma di William Van Horn quale autore completo.
Paperino in Pugno della Notte (il cui titolo originale è
Nightmuscle, e che viene menzionato, forse per errore, in una vignetta centrale)
pone le basi per una nuova identità segreta (o supereroistica, fate voi)
a Paperino, quasi come accadde in
Paperino aspirante supereroe, pubblicata sul
primo numero del
Club, e con
Paperino e il Super Dinamo di Barks (benché in quella storia Paperino non assumesse un’identità differente, ma solo superpoteri). Storia che arriva da uno dei più importanti epigoni di Barks e che
si caratterizza, più che per le assurde imprese,
per la fortunosa e ironica conclusione delle vicende, in pieno “stile barksiano”.
I disegni, comunque apprezzabili, paiono
molto più morbidi e forse troppo manieristici nel loro voler emulare lo stile barksiano. È comunque una piccola storia apprezzabile per lo svolgimento e le sequenze classiche, dove
l’effetto slapstick rimane comunque centrale.
Termina su questo albo anche
la seconda storia del ritorno di Darkwing Duck sulle pagine dei comics di
Boom! Un finale concitato, con alcune sorprese e diverse citazioni, non solo al mondo Disney ma anche a quello pop fumettistico e cinematografico in generale. Viene qui anche annunciata la sospensione della pubblicazione delle storie di Darkwing Duck, probabilmente (azzardiamo noi) per permettere di rivedere la proposta anche alla luce delle
nuove storie che stanno per uscire negli States. È anche da ricordare, qui, che le nuove storie di Doppia D verranno progressivamente riproposte per intero in volume:
alla fine del mese di aprile sarà la volta di
The Duck Knight Returns, la storia di esordio del ritorno già apprezzata nei numeri del
Club da 4 a 7. Si deve comunque sottolineare che
la proposizione di queste storie avvincenti sicuramente può fornire nuovi spunti di lettura, accanto alle tradizionali storie dei supereroi “nostrani”, per la varietà di situazioni, per i temi trattati e per dare una certa varietà di proposte. Laddove si decidesse anche di riproporre la serie fumettistica originaria di Doppia D, si avrebbe il recupero anche di prodromi necessari a questa serie e che erano parte del grande universo di
Disney Adventures.
Parla in terza persona, proprio come nei fumetti anni 30 dei supereroi.
L’albo propone una piccola divergenza rispetto all’ordinarietà. Le sorprese vanno sicuramente dalla destinazione monotematica (comunque apprezzabile nella sua complessità), fino alla riscoperta di piccoli tesori fumettistici, dove si rinvengono diversi riferimenti ai vari mondi. Sorprese anche inaspettate (detto della “pausa” di Darkwing Duck) e che aprono nuovi scenari sul futuro della testata. Insomma,
un albo che comunque riesce a tenere un buon passo, benché un filo al di sotto dei precedenti. Va comunque sottolineato lo sforzo di voler sempre consegnare ai lettori un albo tutto sommato unico nel suo genere, e che garantisce la riscoperta di storie (soprattutto per chi vi scrive, ndr) che altrimenti non troverebbero altra collocazione.
Voto del recensore:
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