Recensione Topolino 3436 Topolino non ha ancora fatto in tempo a congedarsi dal mondo fantasy di
Ducktopia che, nel numero ora in edicola, si ritrova di nuovo (o meglio, un suo
alter ego di un “futuro non troppo lontano”, Topolino Tomorrow) a fare
un’incursione nell’altro genere fantastico per antonomasia: la fantascienza. Annunciato dalla copertina, in apertura del numero troviamo infatti il primo episodio de
La ciurma del Sole Nero, la nuova saga di
Marco Gervasio, che per l’occasione si cimenta con il, per lui insolito, mondo dei topi.
Quello del
viaggio spaziale non è invece un tema inusuale per il settimanale, che ha anzi già portato alla nascita di svariate saghe molto amate dai lettori. Basti pensare a
Topolino e i signori della galassia,
Topolino e le cronache della frontiera, o al più recente
Star Top. È ora dunque il turno di Gervasio, affiancato ai disegni da
Cristian Canfailla.
Questo primo episodio,
Benvenuto Tomorrow, ha il ruolo di
presentarci l’ambientazione e i personaggi, in particolare l’equipaggio del Sole Nero, nave spaziale di cui Topolino prende il comando nel tentativo di portare a termine una missione di cui ancora non conosciamo i dettagli, se non la sua straordinaria importanza. Facciamo così la conoscenza dell’invidioso vicecomandante Cracker, del tenente Pippo, dei piloti Orazio e Gancio, della dottoressa Clarabella, dell’addetta ai computer Minni e del resto dell’equipaggio.
Ostacolata dal gravoso compito di presentare un così nutrito cast,
la storia parte piuttosto lentamente, complice anche la presenza, in determinate sequenze, di dialoghi un po’ troppo didascalici che accompagnano per mano il lettore.
Nonostante questo, Marco Gervasio riesce a coinvolgerlo instillando in lui curiosità per le numerose questioni lasciate aperte.
La ciurma del Sole Nero al gran completo
Qual è il vero obiettivo della missione? Chi sono i suoi finanziatori? Qual è il passato di Topolino? Il finale, in particolar modo, pur rientrando a pieno titolo in uno dei
topoi del genere, coglie di sorpresa il lettore
ponendo i protagonisti in un’ansiogena situazione di impotenza che ci porta ad attendere con curiosità gli sviluppi della vicenda nei prossimi episodi.
Una particolare nota di merito spetta agli
ottimi disegni di Canfailla, che riprende e reinterpreta il tratto classico di De Vita contribuendo a donarci una piacevole esperienza di lettura.
Molto interessante anche la scelta di ricorrere ai retini per la colorazione, ma con alcune riserve sul risultato finale. Se da un lato infatti la loro presenza dona
un tocco “vintage“ alla storia, che si trova così a richiamare la
Golden Age dei fumetti d’avventura di cui la saga è un evidente omaggio, dall’altro il loro uso uniforme su sfondi e personaggi, con la sola eccezione di parti del corpo di questi ultimi, porta a
un risultato confuso, complice anche la dimensione eccessiva dei puntini dei retini che, alla lunga, stanca.
Con il terzo episodio di
Zio Paperone e il centounesimo canto ci spostiamo invece a
Verona, seguendo la famiglia dei paperi sulle tracce di Dante Anatrieri. La storia continua a destreggiarsi abilmente tra passato e presente grazie all’
ottima idea dei retrocchiali, che permettono a
Alessandro Sisti di far assistere i nostri protagonisti a dei veri e propri
flashback in prima persona, senza dover ricorrere a una oramai abusata macchina del tempo. L’idea permette inoltre interessanti interazioni tra l’ambientazione passata e quella presente, valorizzate dagli ottimi disegni di
Alessandro Perina che ci dona interessanti scorci delle città italiane nelle varie epoche.
Per quanto l’idea sia interessante e apra a innovativi spunti di sceneggiatura, non è tuttavia priva di difetti. I retrocchiali appaiono infatti
quasi troppo potenti e la famiglia dei paperi si trova a
autolimitarsi nel loro utilizzo senza un’apparente ragione. I protagonisti corrono infatti freneticamente tra le vie della città nell’inseguimento di personaggi del passato, e si dividono per ottimizzare i loro risultati, quando basterebbe una (narrativamente noiosissima) ricalibrazione per osservare gli stessi eventi più e più volte con calma.
Coi retrocchiali nella Verona di oggi… e del Trecento Lo stesso
mistero dell’ultimo Guelfo Nero poteva essere risolto fin dal primo episodio se i paperi fossero andati semplicemente a sbirciare sé stessi… qualche minuto prima.
L’identità dell’antagonista verrà rivelata alla conclusione dell’episodio di questa settimana, cogliendo di sorpresa i protagonisti della vicenda ma sicuramente non il lettore, grazi ai numerosi indizi disseminati nel corso delle precedenti puntate.
Queste critiche si riferiscono comunque ad aspetti minori della storia, facilmente curabili con un minimo di sospensione dell’incredulità, e non ne inficiano la qualità complessiva. Il viaggio in Italia, inoltre, non è un semplice espediente per mettere in vetrina il Bel Paese, ma parte integrante della storia in modo naturale.
Perina si sbizzarrisce con le vedute della sua città natale
Anche l’occasione celebrativa del Sommo Poeta non si fa notare con pesantezza:
Dante e l’Italia sono al servizio della storia, e non viceversa, contribuendo a creare un racconto interessante e coinvolgente di per sé, e non solo relativamente al contesto celebrativo. Attendiamo dunque con interesse la sua conclusione la prossima settimana, con la tappa finale dei paperi a
Ravenna.
La seconda metà dell’albo è invece occupata da alcune storie brevi che, pur non essendo mosse dalla stessa ambizione che anima i racconti posti in apertura, permettono alcune interessanti riflessioni.
Molto classica è
Paperino furfante per dovere, sia nella sceneggiatura di
Jens Hansegård che nei disegni di
Marco Rota. Leggendola sembra quasi di fare un tuffo nel passato, di trovarsi tra le mani un volume della serie bianca di
Zio Paperone: una variazione senza dubbio piacevole e interessante sia per chi con storie come questa è cresciuto che per il lettore più giovane che entra in contatto per la prima volta con questo diverso modo di intrepretare i paperi. Allo stesso tempo però si tratta di una storia che
quasi sembra fuori posto nel moderno
Topolino dell’era Bertani e in pesante contrasto con le rimanenti storie brevi dell’albo.
Molto interessante sotto questo punto di vista è
Paperino e il vicinato a distanza, in cui
Giorgio Simeoni e
Alessandro Sisti affrontano il tema dei
social media in modo fresco e moderno,
parlando ai giovani in modo spontaneo e non artefatto e mettendo in scena con gag riuscite gli scontri tra i vicini più litigiosi di Paperopoli dal piano fisico a quello…
social.
Allo stesso modo,
C’è metodo e metodo continua a affiancare il giovane Newton a Pico de Paperis donandoci, questa volta per i testi di
Giorgio Fontana, una storia didattica che riesce a istruire e, allo stesso tempo, intrattenere senza risultare pesante. Il tema questa volta è
la presentazione del metodo scientifico, argomento che riesce a essere particolarmente d’attualità nella sua applicazione alla lotta alle
fake news di vario genere.
Mentori e discepoli Chiude il numero un nuovo episodio di
Topolino le origini. Questa serie, che ha sicuramente come
target il pubblico dei più giovani, dopo un burrascoso inizio in cui aveva causato forti critiche da parte dei lettori più “navigati”
sembra aver trovato un suo equilibrio, presentando storie complessivamente godibili. È il caso di
Casa dolce casa, che ci presenta un cast Disney ringiovanito ma non in eccessivo contrasto con ciò che i lettori esperti sono portati a aspettarsi, permettendo così lo sviluppo di situazioni altrimenti impossibili con i personaggi adulti.
Topolino 3436, forse complice il ruolo per ora prettamente introduttivo de
La ciurma del Sole Nero, risulta leggermente sottotono in confronto agli ottimi numeri che lo hanno preceduto, ma rimane comunque
un buon albo che continua la tradizione di crescente qualità osservata nelle ultime settimane. Attendiamo dunque con interesse la prossima uscita, pronti a congedarci da Dante Anatrieri e a raddoppiare con la fantascienza: a Topolino Tomorrow si affiancherà infatti il, sempre molto atteso dai lettori, ritorno di PK.
Voto del recensore:
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