Che certo 'movimentismo' di Bertani possa sorprenderci credo possa dipendere anche dalla maggior trasparenza che gli ultimi due direttori del Topo, De Poli e Bertani stesso, hanno impresso alla loro direzione. Non è detto che i direttori che li hanno preceduti, meno presenti in superficie (se non nei momenti più importanti della vita aziendale), non avessero anche loro questa influenza, magari in misura minore e sicuramente sconosciuta ai lettori dell'epoca.
Fino alla fine degli anni '80 non c'erano le firme degli autori sotto ogni storia e i loro nomi erano indicati solo nella colonnina della seconda di copertina, a partire dalla fine dei '60. Per cui, se anche un direttore del passato avesse dato l'input, l'idea per qualche storia, non sarebbe stato scritto da nessuna parte. E comunque i direttori, proprio perché, tali, avranno sempre preso decisioni importanti riguardo tanti aspetti: immagino il fiorente mercato americano del dopoguerra con tante storie da importare, l'apertura agli studi spagnoli, la nascita di nuove testate intorno al libretto, la ricerca di nuovi autori e disegnatori italiani...
Tutte cose che già sappiamo, grazie anche alle interviste, negli ultimi trent'anni, a grandi autori che ci hanno svelato qualcosa del 'dietro le quinte', di cosa accadeva in redazione. Però, non avendole mai sentite o lette dai direttori interessati, non le abbiamo mai ricollegate ad un loro eccessivo movimentismo che magari in epoche passate ci fu, anche riguardo certi plot o creazioni di nuovi personaggi: uno su tutti Paperinik, voluto dalla capo redattrice Elisa Penna (anche lei piuttosto 'influente', nonostante non sia mai arrivata al ruolo di direttrice - lo meriterebbe 'ad honorem' - forse un 'soffitto di cristallo' per l'epoca, poi rotto dalla Muci nel 2000).