Zio Paperone e la maledizione delle maledizioni
In una storia fondamentalmente positiva per un plot comunque 'alternativo' ci sono alcune cose che non mi convincono, di genere vario:
1) il viso dello zione nella prima grande tavola: sembra disegnato da Coppola più che da Cavazzano, considerando quegli angoli di becco 'rinforzati' tipici dei tanti Paperini delle cover della testata omonima. Anche lo sguardo è 'coppoliano';
2) ridurre il rapporto Paperone-Amelia a quello Pippo-Nocciola: non credere a streghe e sortilegi dopo tante battaglie e difese anti stregonesche del Deposito (come già osservato da Alkja) è semplicemente 'anti storico';
3) la meraviglia dello zione di fronte alla biblioteca di Lord Hatequack ("Mai visti tanti libri tutti insieme"). Anche la sua all'interno del Deposito non è da meno, da quel che abbiamo visto ogni volta che cerca qualcosa che lo possa avvicinare a dei tesori;
4) i suoi momenti di giubilo che si alternano a quelli di sconforto: li abbiamo visti tantissime volte e sono un marchio del suo carattere ma in questo caso mi sono sembrati troppo adolescenziali per un papero di una certa età. Si può essere 'sopra le righe' e 'folli' anche in modi più adeguati non solo all'età ma al carattere di fondo. Immagino che le matite di Cavazzano abbiano influenzato questo aspetto
(i suoi Scrooge post scarpiani sono stati decisamente infantili: e dire che nell'ultimo periodo il suo Paperone mi sembrava più posato).
Sicuramente da elogiare la continuity sui tesori accumulati, sulle radici familiari, la presenza di Pico e il suo rapporto 'intellettuale' con Lord Hatequack e il prof Kingsport (personaggi che potremo anche rivedere, come didascalia dice), i camei iniziali di Rockerduck e Lusky. Dunque una storia promossa, nonostante le 4 'puntualizzazioni'.
Topolino e le sgambascarpe smart (Episodio 2)
Il piano del trio felino Gamba-Trudy-Plotty mi è sembrato un po' ingenuo, quantomeno eccessivamente ottimistico. Possibile che tutti i topoliniani avrebbero indossato le particolari scarpe o che almeno non ci sarebbe stato qualche 'incidente di percorso'? Ad ogni modo certe 'semplificazioni' aiutano sicuramente a sviluppare soggetti comunque interessanti e simpatici. Per quanto il protagonismo di Minni sia da sottolineare positivamente, sembra strano che, abitando praticamente davanti al ripetitore, abbia avuto bisogno di indicazioni per raggiungerlo (questa è stata una semplificazione 'toponomastica'). Ultima 'semplificazione' (la terza): quella 'sociale'.
Ad una Webby che vendeva scarpe 'truccate', per quanto poi ufficialmente scagionata, nella vita reale resterebbe comunque un 'marchio' difficilmente cancellabile: della serie: cambia genere di lavoro. Invece nella vita a fumetti può continuare il suo programma di fitness, immaginando di aver mantenuto gli stessi 'followers'. I finali devono comunque attingere alla speranza, soprattutto nei fumetti per ragazzi.
Clarabella e lo chef personalissimo
Un plot ultra secolare (l'ambizione ad entrare a far parte di circoli esclusivi) è simpaticamente caratterizzato da una perfetta sincronia tra Orazio e Clarabella. D'altronde sono, con Gamba e Trudy, l'unica coppia a vivere sotto lo stesso tetto. Più 'sincronia' di così!
Zio Paperone e la contesa burocratica acrobatica
Riccardo Pesce torna in veste di 'erede di Cimino' (non ricordo se alterni questi plot ciminiani ad altri più 'neutri') ma anche di Martina (in un certo senso) riprendendo, dal "Tunnel sotto la Manica", quattro avvocati che nella storia di mezzo secolo fa mi pare avessero una parentela che li univa mentre qui si distinguono per i diversi rami del loro lavoro, pur mantenendo la stessa postura, gli stessi movimenti, muovendosi fisicamente come un team unico (e 'sincronizzato', anche qui). Divertente (ma forse già vista proprio in una passata storia di Cimino) la visita della Repubblica di Bhuro Krazya con, a sorpresa, il Sindaco di Paperopoli protagonista al posto del nipotame come 'esperto in materia'. Ci voleva una differenziazione rispetto a precedenti plot similari che rendesse ancor più leggibile e godibile questa storia di chiusura (grazie anche alle matite di Ferracina)