Ciao Francesco, amico mio.
Le granitiche certezze di cui mi sono sempre un po' vantato (e di cui spesso e volentieri mi hai mostrato i limiti, l'ultima volta lunedì scorso) si sono sgretolate in un attimo quando oggi pomeriggio ho appreso la notizia tornando a casa.
Ci siamo frequentati per quasi diciotto anni, fin dai primi messaggi privati che – da minuscolo sbarbatello tredicenne o giù di lì che ero – ti inviai qui sul forum per sapere come abbonarsi a
Picsou Mag o chissà che altra testata francese. Poi non ho più sottoscritto alcunché coi transalpini, e amen. Ma la disponibilità con cui già all’epoca riuscisti a indirizzarmi non l’ho mai dimenticata. I primi anni 2000 furono estremamente formativi per me qui sul forum, quando si era ancora quattro gatti e io cercavo di assorbire più informazioni possibile da quelli che mi sembravano i più profondi pozzi di scienza disneyana in circolazione, te compreso. E quando ogni tanto lanciavi dei
leak sulle testate in uscita sembrava quasi che avessi un qualche superpotere: quel "e il micio lo mandiamo... a scavare" relativo al numero dei
Maestri sulla Scuola Veneziana chissà come è ancora qui, impresso senza alcun senso nella mia mente dal 2005.
Per anni ho immaginato che la tua vera faccia fosse paro paro quella di Musone. E fu strano trovarsi davanti tutt’altro nel 2009 a Reggio Emilia, l’esatto contrario del personaggio totalmente respingente del tuo storico avatar. Da lì in poi ci siamo incontrati varie volte di persona, sempre in occasioni fieristiche o “premiatizie” in quel di Reggio, Milano o Rapallo. Si è riso, si è scherzato, si è bevuta la tua alcolicissima "Gerbiana", si è fatto qualche pettegolezzo disneyano, si è (io) rimasti basiti davanti alle (tue) battutacce sconce raccontate sotto al duomo di Lucca e a cena lì vicino. E Dio solo sa quanto già mi manchi tutto questo.
Negli ultimi anni, complice la persistente, incessante, martellante, rassicurante frequentazione via chat su Telegram, abbiamo approfondito ancora di più la nostra amicizia, continuando a scherzare, ad arrabbiarci a turno per le nostre prese di posizione difese fino allo sfinimento, anche per le più infime sciocchezze. Eri buono, come molti hanno già detto e scritto, ma ciò che mi resterà per sempre di te è un altro aspetto: la maledetta testaccia dura che, da buon piemontese (
testun), condividevi con me, abruzzese (
coccia tosta). Gentaglia di montagna, insomma, così chiusi e riservati eppure così entusiasti e generosi in un attimo, con la motivazione giusta, specie se improvvisa.
Quando alcuni mesi fa mi hai scritto dicendomi che il Grande Capo stava cercando di mettersi in contatto con me per offrirmi un lavoro sei stato il mio primo supporter. E quando sono entrato ufficialmente in Panini come collaboratore non hai perso tempo per chiedermi più volte “beh, allora? Sei contento?”. E io, per farti dispetto, ti ho sempre risposto “mm, sì ok… normale”, ma sapevi benissimo quanto fossi entusiasta di poter condividere una posizione simile con te, quanto ci sentissimo realizzati lavorando finalmente a qualcosa di gratificante per entrambi.
Ci siamo confrontati, scritti e sentiti per telefono di continuo dallo scorso settembre in poi, ancora più di prima, non senza risparmiarci qualche sonora litigata su alcune tematiche (e del resto tra teste dure si fa così), ma sempre tornando sui nostri passi il prima possibile, facendo pace e ricominciando immediatamente a buttare giù idee da proporre in redazione. Eri un vulcano inesauribile.
Ecco, non abbiamo fatto in tempo a lavorare spalla a spalla su un progetto comune (“dai dai, che da marzo ci mettiamo sotto e proponiamo una cosa bella su quello che sai!
”). Per quanto mi riguarda cercherò di dare il meglio anche per celebrarti e per sintonizzare il mio lavoro sulla tua scia, continuando a percorrere la stessa strada che per un tratto abbiamo fatto insieme. Perché meriti tutte le belle parole che stanno affiorando sui social e su questo stesso forum, la casa comune dalla quale tutti noi siamo partiti. Farò tesoro per sempre di ciò che mi hai insegnato, pure se magari non te ne rendevi conto.
Non te l’ho mai concesso, sempre per quel maledetto sarcasmo che mi porto dietro e che cozzava tantissimo con la tua anima pura, ma sì, per tutti questi anni sei stato il mio mentore.
Fa' buon viaggio, caro amico.