L'importanza di "Topolino nella valle infernale" è fondamentale, poichè si tratta della prima storia in cui le personalità di Topolino e degli altri comprimari è ormai ben definita, in una vicenda seminale per tutte le storie che verranno, a differenza della precedente "Topolino nell'isola misteriosa", mero copia e incolla di situazioni e gag tratte dai cartoni che però aveva avuto il merito di far esplorare a Mickey e soci le potenzialità del medium fumetto.
In questa storia si nota come gli autori debbano ancora imparare a gestire il formato seriale della striscia, ma questo difetto è senz'altro minore se paragonato alla potenza delle ispirazioni e delle ambientazioni, che volentieri si tingono di tinte noir e horror. Mirabilmente rappresentata è la villa abbandonata e decadente, classico topoi della letteratura gotica, resa ancor più misteriosa e inquietante dalle pesanti ombreggiature e tratteggi adottati dai disegnatori. L'atmosfera che viene così a crearsi è l'ideale per l'apparizione della Volpe, dalla pesante cappa nera, personaggio ambiguo e controverso di ispirazione classica proveniente da Caucher ma anche dai più recenti villain dei feulleton, e la cui figura da "ombra tra le ombre" fornirà l'ispirazione per uno dei più memorabili cattivi di Gottfredson, il tenebroso Macchia Nera. In questo contesto, particolarmente azzeccato è l'uso degli antagonisti, con Silvestro Lupo, avvocato disonesto, che incarna le inquietudini di instabilità sociale ed economica della Grande Depressione, accompagnato da un Pietro Gambadilegno ancora in fase di definizione, simile graficamente al Putrid Pete dei corti di Alice e di Oswald. Preceduta da una parte più spiccatamente umoristica a bordo del treno, l'azione si sposta poi in un tipico scenario western, che presenta tutti gli stereotipi tipici del genere: lo sceriffo ottuso ma implacabile, le frequenti impiccagioni, i pistoleri senza scrupoli, i numerosi cacciatori di taglie, la mappa della miniera d'oro abbandonata...
Gottfredson, ora subentrato alla sceneggiatura oltre che hai disegni, sa comunque creare una buona trama, fatta di sparatoie, inseguimenti e duelli, preludio a classiche storie quali Il bandito pipistrello, Il tesoro di Clarabella, La barriera invisibile. Memorabile la sequenza in cui Topolino e Pietro, ammanettati l'uno all'altro, sono sperduti nel deserto senza una goccia d'acqua. Il finale, un po' a tarallucci e vino, ha comunque il pregio di introdurre il personaggio di Uncle Mortimer, le cui potenzialità rimarranno in gran parte inespresse.
In conclusione, una buona storia, i cui difetti sono imputabili all'inesperienza degli autori( ma già alla sua storia successiva Gottfredson sfornerà un capolavoro), ma per la sua unicità è una pietra miliare del fumetto Disney.