Recensione Humour Collection 2 - Il grande Splash di Silvia ZicheCopertina inedita per il secondo volume della testata.
Dopo aver pubblicato la
Papernovela, la collana Humour Collection dedicata al talento comico di Silvia Ziche e curata da Davide Del Gusto continua con un’altra imperdibile lunga storia:
il Grande Splash.
Ne parliamo in questo articolo, insieme ad una intervista all’autrice realizzata da Alessandro Mercatelli. Dopo aver realizzato le 181 tavole della
Papernovela nell’estate 1996, e aver proposto una formula simile un anno dopo con il
Topokolossal da 200 tavole,
Ziche propone una terza lunga storia in 185 tavole nel febbraio 1999. Ormai l’autrice é decisamente rodata con questa efficace formula di numerose puntate – in questo caso quattordici – da un ridotto numero di pagine, con il primo e l’ultimo episodio di lunghezza maggiore per avere tutto lo spazio necessario a introdurre e chiudere la vicenda.
Il
grande Splash, rispetto alle prime due vicende, ha un intreccio narrativo decisamente diverso. Se la
Papernovela era un’evidente satira televisiva e del rapporto tra l’uomo (rappresentato dagli abitanti paperopolesi) e il tubo catodico, e il
Topokolossal metteva alla berlina il grande cinema hollywoodiano, oltre allo stesso personaggio di Topolino, completamente destabilizzato nei confronti degli eventi,
il grande Splash invece utilizza il genere giallo per parlare di altro.
Le 27 tavole del primo episodio sono perfette per inchiodare il lettore alla pagina e riflettere sulla soluzione del mistero. L’inizio è del tutto surreale, a partire da come il titolo della storia nasca (ovviamente con un grande tuffo in acqua), passando per il misterioso personaggio senza volto ma con cappello e impermeabile, e alle misteriose azioni che si strotolano sotto il nostro sguardo.
Ad un certo punto la quarta parete si rompe e il personaggio esce di scena, lasciando il vuoto nella vignetta. Vuoto che viene riempito da Paperino, chiamato in causa mentre era sotto la doccia (con una gag simile a quanto succedeva nel contemporaneo
Fantasia 2000), e da tutti gli altri componenti della banda. Intrappolati nel deposito dalla pioggia improvvisa, scopriamo che il denaro di Paperone e scomparso e, per non farci mancare niente, sulla collina Ammazzamotori è comparsa anche una sequoia obesa a crescita istantanea.
Diversi punti di vista nel capolavoro di Scarpa.
Si tratta solo di una manciata delle geniali trovate che Ziche sparge a piene mani lungo tutti i quattordici episodi. Il giallo della camera chiusa dal quale i personaggi, e il lettore con loro, sono irresistibilmente attratti, diventa un rompicapo inestricabile, sul quale fantasticare il piu possibile. Ziche offre ai vari componenti della banda dei paperi, cattivi inclusi, uno spazio autonomo in cui fornire la propria versione dei fatti. Si tratta di una scelta narrativa uguale a quella presente in
Rashomon (capolavoro cinematografico del 1950 diretto da Akira Kurosawa), ma anche in una celebre storia disneyana di Romano Scarpa:
l’uomo di Ula-Ula.
La storia si muove dunque tra costanti cambi di prospettiva, che degenerano in veri e propri sogni ad occhi aperti sempre più improbabili ed assurdi.
La trama non procede, ma permette al lettore di divertirsi parecchio e continuare a fantasticare sulla soluzione (cosa puntualmente successa ai tempi in cui leggemmo la vicenda durante le scuole elementari, con conseguente discussione con i compagni di scuola su chi potesse davvero essere il Grande Splash).
Abbiamo avuto modo di intervistare l’autrice in occasione di Lucca Comics 2022:
AM – Sei senza ombra di dubbio un’icona del fumetto e della satira, due linguaggi del tutto differenti che hai saputo coniugare con il Tuo inconfondibile stile. Quale credi che ti appartenga di più o semplicemente sia nato prima dell’altro? SZ – Parlerei di satira sociale, più che altro. E di fumetto comico. Non trovo che le due cose siano così lontane una dall’altra. Forse per questa mia confusione iniziale non ho mai trovato una linea di confine netta tra le due cose. Diciamo che mi piace trovare il lato divertente delle cose. La mia fortuna è che ho cominciato più o meno nello stesso periodo, quando ero più giovane, a lavorare per Topolino e per altre testate, più satiriche, e non ho mai sentito l’esigenza di abbandonare una delle due strade. Con un po’ di fatica le ho portate avanti entrambe. Mi piace passare da una cosa all’altra.
AM – La satira è un linguaggio che si può esprimere attraverso molteplici canali. Quanto può essere difficile includerlo all’interno di un fumetto? SZ – Non è difficile. Basta mantenere uno sguardo attento sulla realtà, e uno altrettanto attento sulla realtà raccontata da altri. Alla fine le cose si mescolano.
AM – Tra le nuove leve del fumetto c’è qualche collega che reputi possa prendere o abbia già preso la direzione verso la strada che hai spianto per prima? SZ – Vedo che le ragazze che vogliono fare fumetti sono sempre di più. Questo mi fa piacere. E se ho contribuito un po’ a far si che questa cosa accadesse, ne sono contenta e orgogliosa. Poi ogni autore o autrice di solito segue la sua, di strada.
AM – Da sempre doni ai tuoi personaggi una “verve” particolare che caratterizza inconfondibilmente il tuo stile all’interno del panorama Disney. Pensi che ci sia ancora spazio per questo modo di caratterizzare Topi e Paperi all’interno delle produzioni Disney o ci si stia avviando verso qualcosa di differente? SZ – Non so quali siano esattamente le direttive attuali della Disney. So che quando un autore inizia a confrontarsi con i personaggi Disney deve rispettare i canoni esistenti. Solo più tardi può cercare di dare una sua impronta personale. Penso che la cosa si possa ancora fare. L’importante è aggiungere qualcosa ai personaggi, non togliere niente, non semplificarli.
Copertina dell’ultimo lavoro extra Disney appena uscito per i tipi di Feltrinelli Comics.
AM – E dal passato arriviamo al presente, “La Gabbia” è il tuo ultimo lavoro che segna anche un passaggio decisamente importante oltre i confini dell’umorismo per andare a toccare le corde del lutto e di altre vicende familiari delicate. Come hai affrontato questo inedito cambio di stile? SZ – Per me il passaggio è stato progressivo. Avevo già affrontato temi molto seri, sopratutto in “E noi dove eravamo”. E avevo sempre affrontato, anche se in modo più lieve (anche se non sempre leggero) le relazioni malfunzionanti tra le persone. Mi è sempre piaciuto raccontare delle storie, il fatto che abbia finora raccontato storie divertenti, non escludeva che potessi provare ad affrontare una storia diversa. E’ stata un po’ una sfida, non l’ho presa alla leggera. Quando mi sono resa conto che avrei voluto raccontare proprio questa storia qui, mi sono fermata, ho provato in tutti i modi a evitare di farlo. Ma poi la storia era lì, funzionava, mi sembrava emotivamente coinvolgente. Ne ho parlato con Tito Faraci, il responsabile della collana Feltrinelli Comics, oltre che collega e amico di lunga data. Mi ha detto che funzionava. Allora ci ho provato. In fin dei conti credo che un autore debba confrontarsi anche con storie che non rientrano nei suoi binari classici. Per spostare un pochino il confine delle proprie possibilità.
Tornando al volume edito da Panini,
Davide Del Gusto realizza puntuali e precisi approfondimenti alla storia (come succedeva nel precedente volume della collana): un ottimo articolo che cala la vicenda nel suo contesto culturare degli anni 90, un’intervista in cui Ziche ricorda le ispirazioni per la sua opera e un accurato elenco delle varie edizioni della storia, con le copertine realizzate per l’occasione.
Ziche nell’intervista cita la mania dei libri new age, tipica di quegli anni, e
sottolinea come si sia divertita nel proporre i vari punti di vista dei personaggi per smontare e prendere in giro alcuni topoi narrativi di genere (horror, spionaggio, supereroistico e via dicendo). Un approccio molto simile viene usato in un classico della letteratura moderna come
Se una notte d’inverno un viaggiatore, in cui anche Italo Calvino sfruttava l’idea di dieci incipit narrativi per affrontare generi diversi.
In definitiva,
si tratta di un volume completo e curato, senza neanche alcuni sgradevoli inconvenienti tecnici che avevano impattato il primo volume. L’unica cosa che avremmo preferito sarebbe stato avere alcuni schizzi originali realizzati all’epoca dall’autrice, magari alcune vignette a matita, oppure immagini non necessariamente prese esclusivamente dalla storia. Non possiamo comunque che consigliarlo, per fare un tuffo (tanto per restare in tema) in una girandola di assurde e meravigliose trovate.
Editore: Panini Comics – Autori: Silvia Ziche – Uscita: 24/11/2022 – Pagine: 200 – Formato: Cartonato 18×24 – Prezzo: € 14,90 – ISBN 977278561500720002
Voto del recensore:
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