Altra cosa il recente libro-intervista su Cavazzano pubblicato Bonelli.
Altra cosa nel senso che quel libro è incentrato su Giorgio Cavazzano non solo come autore ma anche come persona, con capitoli interi sulla sua vita privata: infanzia, adolescenza, viaggi, amicizie, amori, moglie, figli... cosa che francamente mi ha interessato poco, saltando a pié pari diverse pagine per cercare quelle dove parlasse più che altro del suo lavoro e di quell'ambiente in cui non ha risparmiato giudizi anche severi su diverse persone.
E' vero che anche Valentina De Poli, fin dai suoi editoriali, parlava spesso di se ma sempre riferito al fumetto di cui era direttrice e questo ha fatto anche nel libro: la redazione di Topolino è il fulcro, il centro dove tutto gira nei diversi capitoli del libro. Certo, poteva dire qualcosa in più ma alcune cose le ha dette, riportate da Tang e che hanno fatto rinascere in me la voglia di leggere un libro che avevo comprato tempo fa e poi accantonato.
Oltre a quelle situazioni accennate e non eluse (ha parlato di avvocati, di grande shock lentamente superato per il licenziamento dall'oggi al domani, di una busta sicuramente 'bollente' non aperta - e qui un po' mi ha sorpreso perché, per quanto immaginabile nel suo contenuto di 'rimprovero', potrebbe sempre contenere cose che sarebbe meglio sapere visto che sei il direttore di una testata di quella casa madre che ha scritto) ha magnificamente descritto la quotidianità di una redazione che ha cambiato diverse sedi, editori, autori nel corso del trentennio in cui la De Poli vi è stata, anche lei in vari ruoli.
Non so fino a che punto, da quella copertina 'fantasma' in poi (tre anni 15-18 fino al licenziamento), la De Poli sia stata 'monitorata' dalla Disney americana che, in un convegno mondiale avvenuto anni prima, di tutto parlava tranne che di fumetti (e Valentina si sentiva quasi un pesce fuor d'acqua in quella situazione dove avrebbe voluto parlare della complessità dei personaggi di Paperopoli e Topolinia, del tutto assenti dalla convention dove Mickey era solo un simbolo messo su carte intestate o un pupazzo dei parchi: il suo inglese non eccelso glielo avrebbe impedito anche se immagino che pur parlandolo fluentemente in tutte le sue sfaccettature, i 'commensali' non avrebbero capito il senso di quel discorso, lontani come erano da un media che in America fu considerato 'superato' dallo stesso Walt Disney fin dagli anni '30, nonostante Gottfredson prima e Barks poi)
Abbiamo interessanti ritratti quotidiani di Carpi, Scarpa (e qui l'autrice fa uno strano errore, dicendo che il secondo era più grande del primo di qualche anno quando invece sono entrambi del 1927), Cavazzano, De Vita, Marconi, Faraci, Sciarrone... della vice Penna e dei direttori Capelli, Cavaglione, Muci. Riguardo la direzione penso che la De Poli sia stata la prima direttrice 'moderna', nel senso che ha avuto a che fare con i social e con una notevole visibilità anche nelle varie mostre che i suoi predecessori non hanno avuto. Immagino che anche i suoi colleghi abbiano organizzato, penato e sofferto in alcuni momenti ma tutto ciò non è stato visibile e 'rintracciabile'.
Forti di un periodo di 'vacche grasse' i due direttori anni '80/90 (sicuramente bravi, capaci ma ho l'impressione che vivessero in maniera più 'easy' tutto il loro lavoro) mentre le due direttrici del 2000 hanno dovuto affrontare il periodo di 'vacche magre'.
Se il percorso di Claretta Muci non mi pare sia stato 'sezionato' come quello della sua 'successora' (ma forse sono io che mi sono perso diverse cose), quello della De Poli è stato tutto in salita nonostante il grande impegno, le continue idee, il grande entusiasmo che traboccava dalle sue conferenze al Comicon come a Lucca o al Romics. Dalla Topolitana al n. 3000 (organizzato alla grande, non solo come 'grande regalo finale' verso un editore che si sapeva sarebbe cambiato ma anche memore di un n.2000 che l'aveva delusa), dal ritorno di diversi autori 'desaparecidos' alla ripresa di personaggi dimenticati, dalla famigerata cover annullata su Charlie Hebdo (della quale però sembra aver colto le preoccupazioni per le reazioni che una tale copertina avrebbe potuto scatenare) al passaggio 'non facile' tra la Disney Italia e la Panini (lei che era arrivata al Topo proprio dopo il precedente passaggio da Mondadori a Disney Italia, vivendo pienamente tutto il quarto di secolo della casa italiana affiliata).
Alla fine è vero che De Poli poteva 'sbottonarsi' di più (anche perché non credo abbia più rapporti con la Panini e con il mondo Disney in generale) ma ha comunque scritto cose interessanti che in parte potevamo supporre ma che adesso sono state 'ufficializzate'. Ci ha fatto entrare nella redazione del fumetto più famoso e ambito raccontandoci la sua quotidianità fatta di tante cose, avendo avuto la fortuna di vivere un periodo temporale che racchiudeva ancora i grandi Maestri della prima fase del libretto e i nuovi autori usciti dalla Accademia di Carpi. Un libro testimonianza che i suoi predecessori non hanno scritto quando sarebbero ancora in tempo (Gentilini a parte, raccontato e tratteggiato solo dalle testimonianze isolate di chi lo ha conosciuto, compreso il Cavazzano dell'ultimo libro).