Certo il confronto tra sceneggiatori e disegnatori è improprio, ma credo che max dicesse semplicemente che accoglie la presenza di un Barosso come una buona notizia in sé, quella di Chierchini e Gatto no, visto che immagino non apprezzi il loro stile del tempo, almeno non a scatola chiusa.
o penso che la figura che svolse soprattutto Chierchini, nei tardi anni 50, negli anni 60 e inizi anni 70, rispetto a Topolinia - ma anche a Paperopoli in definitiva - sia assolutamente imprescindibile e che se la tua critica va al suo modo di disegnare ... bé, ... sarà - è - un limite mio, ma non la comprendo.
Che Chierchini sia stato fondamentale in quel momento della sua carriera è decisamente fuori discussione, esattamente per i motivi da te riportati. Ciò detto, e
nonostante queste cose, ritengo che il Chierchini a cavallo fra anni Settanta e Ottanta sia
ancora più degno di nota.
Mi spiego: le atmosfere rarefatte, spigolose, cupe addirittura del "Re dei mendicanti", la follia commiserevole de "L'imperatore della luce", etc., non si perdono in storie successive, bensì vengono potenziate da un rinnovato amore per il dettaglio, per una sorta di chiaroscuro (si pensi alle parti in ombra di oggetti in pietra in certe storie come Il ritorno del Dottor Talos), etc.
Ecco perché mi sembra che il Chierchini successivo, perdendo pochissimo (principalmente: le espressioni assorte e quasi ombrose di certi suoi personaggi) acquisti molto mantenendo le atmosfere che lo avevano reso così importante.
Ed ecco perché lo apprezzo di più. Tutto qua.
Che poi le storie che ha disegnato siano state, per lo più, non all'altezza di quelle citate prima, e dunque rimangano meno impresse nella memoria di noi "classicisti", è sostanzialmente vero, ma non è certo colpa sua.