Un gran bel numero si rivela essere la nuova uscita dei Grandi Classici.
Non mi divertivo con così tante storie pubblicate sullo stesso albo a fumetti Disney da parecchio tempo e la cosa non può che spingermi ad invitare chiunque sia incerto sul suo acquisto a recuperare questa uscita, che merita molto.
Paperino e l'inverno ai Tropici, Zio Paperone e la sfortuna al 99% e le quattro storie dei Barosso sono davvero ottime nel presentare delle trame ilari, fresche, briose, dotate di una comicità e di uno humour che hanno fatto presa su di me e che, come scrive anche Frank nel suo articolo, hanno dalla loro una alta probabilità di far scaturire delle belle risate a voce alta, piene e di cuore in chi legge.
Semplicemente esilarante la vicenda di "Pippo e la pappa del pupo" (splendido titolo allitterattivo, di deliziosa e riconoscibile marca barossiana) che vede il titolare della storia impegnato, insieme all'amico Topolino, a rievocare la fatica tremenda che facevano entrambi nel dar da mangiare al piccolo ed irrequieto Gilberto, con un caratterino tutto all'opposto di quello che - da grandicello - lo rende, oggi, un giovane assennato e diligente.
Il tratto di De Vita padre accompagna al meglio l'estro creativo dei fratelli Barosso nel visualizzare questa storia che è sì breve ma che, d'altra parte, si dimostra pregna di irresistibili sketch e momenti comici che vedono coinvolto soprattutto - ahilui - il Topo dalle grandi orecchie, nel tentativo da parte sua di riequilibrare i bizzarri metodi educativi che Pippo cerca di impartire a quell'uragano del suo pupo.
Deliziosa poi la vicenda di chiusura, "Zio Paperone e l'ampolla di alabastro", esaltata da un ritmo incalzante e tenuto alto in modo incessante da situazioni che si rinnovano di continuo per mezzo di opportuni accorgimenti, depistaggi, travestimenti architettati dai tre protagonisti della storia, ovverosia lo Zione, il nipote Paperino e la "fattucchiera che ammalia" Amelia.
Da antologia sono invece la recitazione, le reazioni esasperate, il dinamismo, le espressioni dei volti che assumono il trio composto da Topolino, Pippo e Minni nell'altra, squisita, prova barossiana contenuta nel volume. Romano Scarpa, per mezzo della sceneggiatura vivace e brillante dei due fratelli impegnati al soggetto e alla sceneggiatura, dà sfogo alla sua meravigliosa arte grafica in questa scatenata storia di 15 pagine, tutta da ridere e da seguire con gusto ed allegria fino alla fine.
Altrettanto sublime è lo Scarpa disegnatore della bella "Zio Paperone e la sfortuna al 99%", dove l'arte creativa del Maestro veneto è chiamata ad accompagnare, questa volta, i testi di Roberto Catalano.
Già dall'espressione piena di entusiasmo e assai gagliarda del papero più ricco del mondo nella tavola d'apertura - colta alla grande in tutto il suo carattere dinamico e spontaneo nell'alzarsi voglioso più che mai dal suo letto per cominciare una nuova giornata, all'insegna dell'ottimismo - si può avere un assaggio del brio (sia grafico che testuale) che caratterizza quella che si rivela essere una divertente ed intrigante caccia al tesoro.
Al fianco delle storie classiche giustamente ristampate in una testata quale i Grandi Classici, e che rappresentano il fiore all'occhiello di questo delizioso numero, si inseriscono le due vicende datate 2014 e firmare dalle due coppie autoriali Cirillo/Massimo De Vita e Panaro/Zanchi.
La prima è stata un piacevole divertissement che mi ha strappato dei bei sorrisi anche se devo sottolineare come il finale, secondo i miei gusti, sia stato un po' troppo veloce ed affrettato.
L'altra è stata una bellissima lettura, coinvolgente, simpatica, intrigante e davvero assai gradevole da leggere in cui uno dei punti di forza più pregevoli della storia (laddove, secondo me, la pur buona vicenda di Cirillo pecca) è stata la sua conclusione, che dà merito al personaggio di Paperino e che trasmette appieno l'idea di come chi gli stia accanto, a volte, sa riconoscere il valore di questo piccolo, grande papero e di quanta stima abbia veramente di lui!