Recensione Topolino 3518
Il numero 3518 di
Topolino sarà probabilmente ricordato in primo luogo per la copertina variant uscita in concomitanza del
Napoli Comicon, dedicata, nei colori e nei personaggi,
alla passione partenopea per il calcio e alla squadra di rappresentanza.
Una
cover che è andata
rapidamente esaurita già nel corso della fiera (e poco dopo anche sullo store online Panini), come ad anticipare i festeggiamenti che stanno caratterizzando in questi giorni la vittoria del terzo scudetto del Napoli. Insomma,
una scelta d’eccezione, ma che non poteva essere altrimenti, considerando che il Magister del Comicon 2023 (e autore della suddetta
variant) è stato nientepopodimeno che
Giorgio Cavazzano, re del fumetto disneyano.
Di contrasto,
la copertina reale è dedicata alla storia d’apertura, il primo episodio de
Le isole della Cometa: Flight 001. A più di un anno di distanza dal
suo ultimo ruolo da sceneggiatore su
Topolino,
Pietro B. Zemelo torna sulla rivista con
una storia a puntate lunga ben sei puntate. Una durata atipica, così come lo è la trama stessa, che si schiude veramente poco in questo primo episodio.
Su idea di
Alex Bertani, la storia (in costume) sembra essere ambientata in un’epoca contemporanea, ponendosi quindi in parallelo rispetto alle storie standard. Topolino (qui Mick), Pippo (Dippo) e Minni sono i protagonisti, apparentemente tutti con un qualche tipo di mistero o segreto alle spalle legato a
due figure più mature (Salud, apparentemente impersonato dallo zio Sfrizzo, e “il professore”, corrispettivo del capitano Radimare).
Tra le poche figure a spiccare in questo misterioso episodio, Babou sicuramente è tra i principali,
una sorta di Topolino “cattivo” e dal pelo rosso. Insomma, i pezzi sono stati appena messi sulla scacchiera e davvero possiamo solo aspettare che inizino a muoversi. Sul versante grafico,
Nico Picone sembra essere più ispirato della
precedente prova, perdendo (o comunque lesinando) le ricorrenti manieristiche espressioni dagli occhi chiusi che generalmente caratterizzano e penalizzano le sue storie papere.
Ancora un primo episodio è anche la seconda storia,
Topolino e la via della Storia: Una traversata pericolosa, che si chiude proprio promettendo un futuro proseguimento.
Francesco Artibani e
Alessandro Perina, una coppia meno ricorrente di quello che sembra, ma sempre scoppiettante, imbastiscono un nuovo episodio dell’anonimo ciclo dell’autore romano dedicato alle bellezze storico-geografiche della Penisola, spostandosi dalla ricorrente Basilicata alla Roma antica e focalizzando le attenzioni sulla
via Appia.

Lo sguardo di Topolino ci rivela un certo interesse per la cinematografia italiana degli anni Settanta[/size][/i]
Glissando, ovviamente, su episodi più spiacevoli e sanguinolenti, l’episodio ne illustra caratteristiche generali e tecniche,
alla ricerca di una città misteriosa nominata da Quinto Orazio Flacco.
Seguono due brevi dedicate a personaggi fino a qualche anno fa sicuramente difficilmente immaginabili nel ruolo di protagonisti.
Archimede e l’amico perfetto, di
Giovanni Di Gregorio e
Giulia Lomurno segue le vicende di Newton alle prese con un
alter-ego di suo zio in forma di IA. I dinamici disegni aggiungono sicuramente valore ad una trama abbastanza semplice e lineare, anche se dal finale piuttosto improvviso.
Le pensatone di Fiuto Joe: Un gioco da ragazzi, di
Tito Faraci e
Federico Franzò gira attorno al mondo visto da Fiuto Joe, il cane che accompagna Dinamite Bla
sin dal suo debutto e che, secondo l’autore di questo miniciclo, sembra ormai in grado di reggere una trama da solo, forse spronato dal successo animalesco riscosso dalle omologhe avventure di Malachia.
Punto critico di queste storie è
la totale assenza di un qualsiasi sviluppo narrativo, risultando in poco più di una o due gag dilazionate e intrecciate fino alla naturale conclusione dello spazio a disposizione.
Chiude
Zio Paperone e la leggenda da salvare, di
Rudy Salvagnini e
Graziano Barbaro. Complici i due autori,
la storia sembra uscire dal periodo muciano del magazine, dove le trame calcistiche non richiedevano ancora esplicitamente ricorrenti citazioni a figure reali.
Al centro delle vicende c’è la squadra del Paperopoli che, in caduta libera, viene rilevata da Paperone e affidata per la gestione al sempre appassionato Paperino e al vetusto Serafico Pacifici, contro le poche oneste macchinazioni di Rockerduck.
Simpatico il design di Pacifici, che, da grande allenatore in pensione, ben viene rappresentato come
un alligatore sdentato.

Un rettile particolarmente sveglio[/size][/i]
Voto del recensore:
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