Recensione Topolino 3520Piatto variegato, quello del
Topolino 3520, ma forse di non facile digestione a causa proprio della disomogeneità proposta: spaghetti alle vongole e crema pasticcera sono entrambi ottimi, ma non credo possa essere un successo mescolarli! Non sto chiedendo di avere ogni settimana un numero per certi versi rivoluzionario come il
Topolino 3446 dove un tema unico (la neve) legava le storie dando maggiore omogeneità al tutto, ma
stavolta l’altalena stilistica mi è sembrata eccessiva.
Piatto forte (vabbè, la smetto con le metafore culinarie) della settimana è la terza puntata de
Le isole della Cometa, cometa che sembrerebbe essere tutto tranne che quello che il nome lascerebbe intendere. Comunque ho davvero apprezzato
le atmosfere rilassate e diluite imposte da
Zemelo per una storia che, forse anche grazie all’ambientazione, suggerisce echi –
si parva licet – vicini a quelli dei viaggi di Corto Maltese, al disincanto dei personaggi alla Kerouac e al ruolo del mare come in Conrad e Hemingway, affrontando il tema del viaggio tradizionale come
metafora del viaggio interiore di Mick per trovare sé stesso e il suo destino.
Finora la storia procede in maniera interessante, promettendo soprese sui personaggi di Dippy e Salud (chissà se il suo nome è stato ispirato da quello interpretato da Bud Spencer in
Più forte ragazzi! nel 1972), ed è grandemente arricchita di personaggi carismatici come Babou e
Minerva, protagonista dell’ottima sequenza sulla penisola Muskrat.
Questa è la quintessenza delle serate in riva al mare…
Merita un approfondimento anche
il comparto grafico della storia, probabilmente la migliore opera realizzata da
Nico Picone sino ad ora: alternanza di primi piani e inquadrature dall’alto, strutture delle vignette non sempre lineari violando la tradizionale struttura della “gabbia”, personaggi espressivi e dotati di un loro fascino, il tutto valorizzato dalla palette di colori (e ombre) selezionata ed ottimamente utilizzata da
Irene Fornari.
Molto più lineare lo svolgimento di
Archimede e l’antistress Bum Bum, ennesima “commedia urbana” messa in scena da
Mastantuono utilizzando il suo trio di personaggi preferito (e protagonista della
Tessera dell’Associazione Papersera di quest’anno, per la cronaca).
Stavolta il talento di Bum Bum viene utilizzato per cercare di mitigare le condizioni di vita di Archimede, vessato dai suoi clienti e sull’orlo di una crisi di nervi. Nell’
ormai consueto formato di 24 pagine, l’autore romano di far interagire il suo Bum Bum con gli altri paperopolesi in un’inesauribile catena di humor grafico e verbale.
Rispetto ad altri ottimi episodi, la storia
Pane al pane della serie
Newton e Pico in viaggio nel sapere mi è sembrata
un po’ sotto tono, forse perché troppo indirizzata verso l’aspetto didascalico-buonista anziché sulle “gustose” (stavolta il riferimento gastronomico consentitemelo, visto il tema della storia) gag tra Pico e il piccolo inventore.
Decisamente più originale, anche se dal sapore classicissimo,
Zio Paperone e la palandrana del sartomante, storia di
Pier Francesco Giunta e
Francesco Guerrini. Il primo imbastisce una sceneggiatura abbastanza tradizionale nei personaggi, nei ruoli e nello svolgimento, ma senza cadere nei cliché già visti troppe volte da chi –
ahimè – legge il settimanale da tanti anni.
De Sapphire contratta con lo Zione[/size][/i]
Il secondo prende questi elementi e li valorizza da par suo,
mettendo in scena il suo serraglio di personalissimi caratteristi e comparse, tra i quali va almeno citato il gorilla affarista De Sapphire. Ricchissime al solito le sue vignette, che regalano battute nascoste a chi ha la pazienza di andare ad esplorarne i dettagli (o anche i primi piani con il “sacco dello sconforto”).
Chiude il numero (o lo apre, a seconda dei punti di vista),
Once Upon a Mouse… in the Future: Squadra antincendio, storia ideata da
Francesco Artibani, sceneggiata da
Carlo Panaro e disegnata da un
Donald Soffritti guizzante, spigoloso ed innovativo.
Fumetto o cartoon?
Immagino che in molti storceranno la bocca nel vedere disegni così distanti da quelli standard,
ma la storia del fumetto (non solo Disney) è questa: bisogna evolvere per non risultare la sterile replica di stilemi abusati. Per certi versi anche lo stesso Tex, personaggio immutabile per definizione, nel corso degli anni è stato oggetto di modifiche grafiche.
Questo non significa ovviamente che da ora in poi tutte le storie Disney dovranno adeguarsi a questo standard. Si tratta solo di un modo nuovo di far recitare i personaggi che
si va ad aggiungere a quelli che già conosciamo, arricchendoli e confermando, qualora e ne fosse ancora bisogno, la loro estrema duttilità e versatilità.
Al di là delle storie, le rubriche presenti si riferiscono alle
numerose novità Disney presentate al Salone del Libro di Torino, a un’intervista agli autori della storia celebrativa dei 100 anni Disney e ad una delle regole che scatena i maggiori scontri dialettici nel mondo del calcio:
il fuorigioco, al punto che anche l’autore incappa in uno svarione (anzi, due) che fanno inorridire gli esperti di calcio.
Una brevissima nota sul voto dato al fascicolo: ad una prima lettura intendevo dare due stelle e mezzo, rileggendolo ho spostato il “punteggio” sulle tre stelle, finendo ora con il darne
tre e mezzo, perché c’è del buono in questo numero, per chi vorrà trovarcelo.
Voto del recensore:
3.5/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
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