Recensione Topolino 3526 Estate. La stagione che
molti amano (meno il sottoscritto). La stagione in cui recentemente
Topolino ha assunto una
diversa fisionomia nelle storie, passando
da grandi saghe a una più sobria veste. In questo albo troviamo proprio una
maggiore sobrietà stilistica, senza acuti ma nemmeno senza troppi bassi.
La copertina di
Corrado Mastantuono (con i colori di
Andrea Cagol) introduce la prima storia di questo albo,
Paperino e il campione arboreo (
Francesco Artibani/
Giampaolo Soldati), nuovo episodio della serie promozionale sul territorio e il paesaggio della Basilicata.
Storia che si distingue per
due particolari: la
presenza di nuovi Bassotti (componenti la propaggine italiana degli stessi) e il
ruolo praticamente
di “indirizzatrice” di Paperina (che qui si presenta
più spigliata,
meno pretenziosa e
con un maggiore acume, in linea con una tendenza generale recentemente vista).
Comunque, interessante nello sviluppo, meno in un finale molto macchinoso (un ravvedimento dei Bassotti forse un po’ troppo moralizzato) ma ugualmente godevole. I disegni di Soldati mantengono un certo equilibrio, cercando di proporre una mediazione tra un modello classico e alcuni elementi che sono palesemente innovativi (come nel caso dell’uso degli smartphone, qui forse meno pacchiani di altre storie).
Più particolare, anche perché
prova a riflettere da una differente prospettiva su un personaggio consolidato, è la seguente
Pianeta Paperone: Il re dei taccagni (
Alex Bertani e
Vito Stabile/
Marco e
Stefano Rota). Sicuramente, mettere Paperone di fronte al suo estremo in fatto di tirchieria o di taccagneria è un
esperimento non del tutto nuovo, ma interessante come questo raffronto porti
all’evidenza di un particolare che in realtà era ben evidente dai tempi di Barks.
Ahia…
I
disegni di Rota padre e figlio propongono ancora
modelli stilistici ancor più risalenti (come nel caso del Paperone con becco allungato, rimando chiaro al Barks originario), oltre ad un
design del deposito che non si vedeva da tempo (quanto meno dagli inizi degli anni Sessanta, quando ancora veniva disegnato senza cupola), ma che mantiene la colorazione in giallo-blu-rosso tipicamente italiana. Tutto sommato, forse
una storia da intermezzo non esaltante, ma che scorre bene e rende il giusto rispetto ad altre più raffazzonate e più di movimento.
Anche la seguente
Pippospot: Noblesse oblige (
Alessio Coppola) non sembra in un primo momento spiccare per la sua dinamica (che sembra rifarsi quasi ad una narrativa anni Novanta), ma
continua ad incuriosire per il ruolo che ormai in questa serie ricopre Pippo, ispirato dal suo essere un ideatore e un pensatore inconsueto.
La soluzione finale non è molto interessante, ma
sorprende in positivo. Da notare, una
colorazione a tonalità tenui, in voga per un certo periodo durante gli anni Novanta (su tutte, si vedano
Indiana Pipps all’inseguimento della stella verde e
Qui Quo Qua in “Le avventure di Pinocchio”), e che conferisce un ulteriore senso di gradevolezza.
Meno interessante, forse, la seguente
Le pensatone di Fiuto Joe: Piovuti dal cielo (
Tito Faraci/
Federico Franzò).
Banalotta nella trama (di certo, non originale) e dove
l’essere protagonista passa da quello che dà nome alla serie (messo progressivamente in disparte, come dovrebbe essere il suo naturale ruolo)
a Dinamite Bla quasi subito. Interessanti, come sempre, i disegni di Franzò, che riesce a coniugare gli aspetti ironici con il dinamismo delle scene.
Chi non va in giro con un ombrello per contenere i getti di minestrone? Bene, allora si faccia di necessità virtù[/size][/i]
Enrico Faccini torna a sorprendere con il suo
nonsense e la sua
ricorsività ironica.
Archimede e il cronorisolutore porta il lettore in
un loop apparentemente senza fine, fatto di situazioni tragicomiche consequenziali, dove anche in questo caso
si gioca molto sia con la logica che con il determinismo necessario. I
disegni ricordano, anche qui, uno
stile molto scarpiano, ma che in generale sono
totalmente al servizio dell’ironia voluta dall’autore. Un altro piccolo guadagno per l’artista genovese.
Chiude questo albo il secondo episodio di
Fast Track Mickey: Full Circle (
Claudio Sciarrone). Benché la storia scorra abbastanza bene, vi sono soprattutto delle
ambientazioni e delle
vedute più cinematografiche che stilistiche. Diviene
interessante l’idea di un’alternanza, nella parte centrale, tra le scene in pista con Topolino e gli altri (compresa la parodia di Colin McRae, compianto campione di rally)
e quelle in cui Thunder e Gambadilegno ordiscono un piano di fuga (in stile
Fuga da Alcatraz).
Sempre modesto il nostro Pietro[/size][/i]
Le
prospettive delle scene comunque
esaltano la narrazione, piuttosto scarna in alcuni punti. Sebbene si sia solo alla seconda puntata di quattro,
la storia stenta ancora a decollare, ma si è perfettamente consapevoli che le prossime puntate determineranno un
climax generale fino al finale.
In definitiva,
l’albo risulta comunque essere
in linea con le recenti tendenze:
nessuna reale punta, ma si evidenziano comunque
storie da sufficienza piena. In sé, sicuramente costituisce
una buona alternativa per il lettore occasionale, che pedantemente si sente bistrattato da alcuni anni a questa parte. Il clima estivo comincia a farsi sentire anche qui, e sicuramente
proporre più storie autoconclusive e di facile ironia è la ricetta migliore per affrontare la stagione.
Voto del recensore:
3/5Per accedere alla pagina originale della recensione e mettere il tuo voto:
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