Recensione Topolino 3528Nel numero in cui
Fast Track Mickey: Full Circle giunge alla sua
degna conclusione e
Vito Stabile dà una spiegazione definitiva sul perché Paperino a volte litighi col barksiano Jones e a volte con il nostrano Anacleto torna anche
Marco Rota in un’avventura sceneggiata da
Giovanni De Feo.
Andando con ordine,
Topolino 3528 è monopolizzato dalle ultime due adrenaliniche puntate della saga motoristica di
Claudio Sciarrone.
L’artista milanese, anche in questo caso in veste di autore completo, rimane
tra i più ancorati al tempo presente e le sue storie trasudano
elementi di attualità che non mancano di segnare una cesura con le storie più classiche. Talvolta l’effetto è straniante: siamo talmente abituati a vedere Topolino & Co. fuori dal tempo che la prospettiva di contestualizzarlo così efficacemente al giorno d’oggi è una rarità.
Elemento di rottura verso il classicismo stilistico è ovviamente anche il disegno.
Sciarrone innova, con tutte le accezioni positive e negative del caso. I suoi personaggi sicuramente non sono stantii ma aggiornati sia dal punto di vista delle fattezze e del look, mai banalmente riprodotto in diretta e pigra continuità con il passato. Ciò comporta anche qualche perplessità, talvolta, nel vedere alcuni personaggi con fattezze quantomeno ardite. Ma, nel complesso,
la capacità di reinventarsi e di reinventare graficamente personaggi vecchi di quasi un secolo è certamente un merito che ci sentiamo di sottolineare.
Al di là di questo poi Sciarrone cerca di sfruttare al massimo anche
le grandi possibilità che offre la tavoletta grafica, lavorando con gli “effetti visivi” e con tavole piene di colore, anche se talvolta poco dettagliate negli sfondi.
Dal punto di vista della trama,
la storia regge e sicuramente può essere considerata erede delle migliori avventure motoristiche del settimanale. La parte “sportiva” a parere di chi scrive funziona meglio della sottotrama mystery che sembra un pochino sbilanciata in termini di preparazione (lunga) e risoluzione (rapida).
Sciarrone gioca con la struttura della tavola in maniera estremamente creativa
Per lo svolgimento della gara Sciarrone si è basato su
una 24 ore, la più comune gara di Endurance motoristica (quella di Le Mans è certamente la più celebre, e proprio quest’anno a trionfare è stata la Ferrari dopo quasi 50 anni fornendo un sensazionale assist a questa storia), e ad alternarsi alla guida della vettura dell’
Horsecollar Garage sono
Topolino e Minni – con uno stranamente non pasticciato intermezzo papero.
Va dato particolare merito a Sciarrone per una caratterizzazione ottimale proprio di Minni, che cessa di essere la fidanzata rompiscatole interessata al più alle cose “da femmine”, risultando una vera e propria compagna di squadra per Topolino e
forse la reale protagonista della vicenda.
L’aver optato per un finale in cui le speranze di una vittoria per i nostri eroi sfumano è probabilmente la cosa migliore, e meno scontata, che l’autore potesse fare, dando anche ai lettori più appassionati la possibilità di sperare in un (altro)
sequel.
La storia successiva,
Paperino e il vicino (s)preferito, nasce dalla
richiesta di Alex Bertani a Vito Stabile di fare un po’ di chiarezza (o meglio, per rientrare nella coerente
continuity del settimanale) sui due rissosi vicini di Paperino che con più frequenza sono apparsi nel fumetto Disney:
Jones il barksiano e
Anacleto Mitraglia l’italiano.
Il primo fa la sua comparsa nel novembre del 1943 nella storia
Good Neighbors, classica breve di 10 pagine in cui il Maestro dell’Oregon, che non perdeva mai occasione per mettere in scena le problematiche dell’uomo comune, crea
le condizioni per una tempesta perfetta tra Paperino e il suo irascibile vicino. I dispetti e le vendette che i due si fanno saranno riprese diverse volte da Barks stesso, trovando poi continuità soprattutto nei mercati del Nord Europa, dove l’influenza dell’Uomo dei Paperi è da sempre forte.
Anche il fumettomondo italiano avrà occasione di cimentarsi con Jones e saranno soprattutto i sempre attenti
fratelli Barosso (che avevano già avuto modo di recuperare altri personaggi “americani”) nella seconda metà degli anni Sessanta a scrivere
un pugno di avventure con il terribile vicino.
Negli stessi anni, tuttavia, anche
Rodolfo Cimino aveva pensato di far scontrare Paperino con un individuo altrettanto rissoso, dandogli però
una connotazione da insopportabile attaccabrighe. Nasceva così Anacleto Mitraglia (talvolta chiamato
Anacleto Faina) e
il suo debutto dal punto di vista grafico è attribuibile a
Giovan Battista Carpi, anche se poi sarà
Giulio Chierchini a trovare una veste grafica definitiva, quella che conosciamo oggi.
I due vicini negli anni hanno mantenuto
una connotazione grafica e caratteriale comunque differente, nonostante il ruolo svolto all’interno delle storie sia praticamente il medesimo, e cioè quello di avversario di Paperino.
A questo punto una domanda poteva sorgere spontanea:
chi è il vero vicino di Paperino? Questa storia dà la risposta:
entrambi.
Un risveglio da incubo[/size][/i]
Nello spunto di Bertani e nella visione di Stabile infatti
i due vicini si alternano nella stessa casa per un accordo preso anni prima quando Anacleto ha preso in affitto casa di Jones. Soluzione originale, improbabile forse, ma che in effetti a pensarci bene è l’unica possibile se si vuol dare una spiegazione razionale al fatto che quella casa sia abitata talvolta da uno e talvolta dall’altro.
De Feo si produce in una sceneggiatura senz’altro originale con
Zio Paperone e il concerto per registratori di cassa. Il personaggio del vecchio cilindro è senz’altro il protagonista indiscusso del fumetto Disney da qualche decade e negli anni sono stati approfonditi miriadi di aspetti che lo riguardano. La serie
Pianeta Paperone di Stabile e Rota è nata per indagare su alcuni oggetti o concetti collegati allo Zione nella maggior parte delle storie.
Ed è proprio in quest’ottica e seguendo quel filone che possiamo inserire la storia presente sul 3528:
l’affetto e la devozione che il papero più ricco del mondo prova per il suo vecchio registratore di cassa, inserito nel contesto di un concorso che presenta divertenti e assurde trovate… forse troppo assurde. Rimane però
il sottotesto di una bella amicizia, non romantica, e un Paperone che come al solito fa finta di fare il duro (ma ormai non ci crede più manco lui, figuriamoci noi).
Zio Paperone è affezionato ai vecchi oggetti[/size][/i]
Qualche parola va però spesa sul lavoro che
Marco e Stefano Rota hanno fatto sui disegni di questa storia. La mano evidentemente non è più quella di una volta, questo è pacifico.
Lo stile d’altra parte risulta “amarcord”, che va inteso sia come nostalgico ma anche come invecchiato. Il risultato, in relazione anche a chine talvolta traballanti, porta a domandarsi se non sia piuttosto meglio ricordare i bellissimi disegni che il maestro ci ha regalato nel suo glorioso passato di artista.
Nel passare sopra velocemente a
Pico de Paperis e l’impulso irresistibile, in cui
Marco Bosco rischia di vanificare il buon lavoro fatto negli ultimi mesi sul personaggio di Pico rappresentandolo nuovamente come
un insopportabile sotuttoio che proprio non ce la fa a trattenersi (segnaliamo comunque l’esordio sul settimanale di un perfettibile, ma ci sarà tempo,
Giovanni Preziosi), andiamo a spendere due parole sulla tavola autoconclusiva finale.
Non tanto per la qualità della gag (una classica “freddura” che in tempi di canicola anticiclonica fa comunque piacere), quanto per
la sorpresa di trovarsi di fronte a un’opera di Casty autore completo. Se l’attesa di “grandi cose”, come sarebbe lecito aspettarsi da uno dei più apprezzati fumettisti del settimanale, si risolve in una pagina con una gag a fine numero il pensiero che qualcosa non torni non può non farsi strada.
Voto del recensore:
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