Recensione Topolino 3531L’ormai tradizionale copertina estiva di Andrea Freccero.
Estate, mare, ombrelloni, sole, cruciverba e… gabbiani! Questi sono gli ingredienti della “bella stagione” a quanto sembra stando al simpatico
trio di copertine a questa dedicate
negli ultimi anni da
Andrea Freccero e
Ivan Bigarella. Immagino che quello delle letture di
Topolino sotto l’ombrellone sia un ricordo condiviso tra parecchi di noi, un’abitudine che probabilmente ha contribuito a fare della lettura del settimanale quel “posto sicuro” dove classificare e mantenere ricordi e sensazioni piacevoli, e facendo sì che la lettura del giornalino sia associata ad emozioni e situazioni positive.
Quello di questa settimana, però, dubito che possa rimanere impresso come numero epocale.
Si fa fatica a distinguere le storie principali dai semplici “riempitivi”, storie cioè destinate ad intrattenere il lettore e seppur frutto di impego e lavori significativi, non destinate ad entrare nella memoria del lettore… Certo, ci sono state storie “riempitive” firmate da Barks, ma sono eccezioni, non la regola. Le storie di questo numero, ahimè, non sembrano essere tali da poter far guadagnare nuovi lettori alle “nostre” schiere conquistandoli tra i “lettori casuali” del periodo estivo, né di poter fornire materiale per ristampe valide in pubblicazioni future.
L’albo si apre con la storia di autore completo di
Corrado Mastantuono Un cercatore d’oro, terzo episodio della
serie Blue Peaks Valley dove vengono narrate nuove vicende della (sempre più dettagliata da sempre più autori) giovinezza di Paperone.
Mastantuono è autore dotato di fantasia ed umorismo tali da garantire ad ogni sua apparizione sul settimanale una storia degna di nota, ed
anche in questo caso la sua è probabilmente la migliore del numero, ma il livello di questo episodio non sembra essere al livello dei precedenti: l’evento che dà il via all’agire di Paperone è legato ad un espediente (il taccuino smarrito) decisamente forzato, il momento del ritrovamento del filone è altrettanto poco spontaneo e la vicenda complessiva del cercatore non riesce a coinvolgere il lettore, nonostante la piacevole scelta narrativa di guidare il racconto in forma di diario personale, che però andava resa più rilevante per poter caratterizzare il ritmo e il
mood della storia.
Non vedo perché preoccuparsi…
Piacevole
Topolino e la via della Storia che, sebbene penalizzata dall’
estrema dilatazione delle puntate, beneficia dei dialoghi vivaci di
Francesco Artibani e delle ambientazioni create da
Alessandro Perina, ma fatica ad andare avanti, con una puntata interlocutoria che non fa né procedere la storia verso la risoluzione dell’intreccio, né creare sufficiente
pathos per poter aspettare con un po’ di entusiasmo o curiosità i prossimi episodi.
I disegni di
Donald Soffritti, decisamente divertenti in alcune vignette, accompagnano una trama di
Giorgio Fontana un po’ troppo diluita nei tempi e confusa nella soluzione in
Paperoga e le cose fatte per bene, al punto che verso la fine sono tornato indietro nella lettura per verificare se mi fossi perso qualche passaggio o saltato una pagina.
Appena più interessante
Pippo e la gita in bici di
Rudy Salvagnini e disegnata da
Graziano Barbaro che prelude ad una piccola serie di storie incentrate sulla bicicletta e – probabilmente – i curiosi utilizzi della stessa sperimentati dai bis-bis di Pippo. Barbaro è un autore che appare con il contagocce tra le pagine del settimanale, ma
ha uno stile di disegno pulito e divertente, mi farebbe piacere vederlo più spesso.
Il numero si chiude con
Nonna Papera in Una fattoria per due, ennesimo incontro/scontro tra Paperone e Rockerduck ambientato stavolta nella fattoria della Nonna, che vede i due rivali scontrarsi… insomma, più che scontri veri e propri si tratta di
scaramucce imbarazzanti: un buco nel tubo per innaffiare, una caricatura disegnata su una zucca, un barattolo di vernice sabotato… Capisco, oggi sono altri tempi, nessuno ritiene più possibile o auspicabile un Rockerduck con comportamenti ai confini della legalità, non risulterebbe più
in character, non c’è dubbio.
Come si sono ridotti?
Ma forse allora
varrebbe la pena fare una riflessione più ampia su personaggi che hanno ormai detto quello che avevano da dire nel loro ruolo, personaggi che, essendo nati come macchiette non hanno lo spessore di quelli principali per poter essere calati in ruoli da protagonisti e che hanno mostrato la corda già da decenni.
Disgraziatamente in questa storia ce ne sono ben due, infatti oltre al già citato Rockerduck, c’è anche Ciccio la cui presenza si esaurisce nel descrivere ciò che già vediamo nelle vignette, nel dormire e nel ciondolare senza scopo da una vignetta all’altra.
Fanno bene al fumetto Disney? Aiutano a migliorare la percezione del settimanale nei lettori? Io non credo, anzi, ritengo probabile che chi proviene da una lunga militanza possa trovare poco interessanti le loro vicende (a meno che non si tratti di storie di più ampio respiro e maggiore coinvolgimento come
La ballata di Rockerduck) e che i più giovani non vengano coinvolti da personaggi dai comportamenti ripetitivi o di talmente poca personalità da risultare anonimi; questo rende impossibile per il lettore connettersi con la trama, e
i personaggi diventano meri burattini mossi dalle stringhe dell’autore per far avanzare la storia secondo la sua volontà.
Concludo non potendo fare a meno di notare come questo sia
il sesto numero di fila a non raggiungere nel giudizio medio almeno le tre stelle, indicando – almeno nella percezione dei lettori del Papersera – un
calo qualitativo coincidente proprio con quello che dovrebbe essere il periodo di maggior diffusione del settimanale. Peccato.
Voto del recensore:
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