Recensione Topolino 3553 Un Paperino elegantissimo, intento a dirigere l’orchestra con tanto di bacchetta, sorride ai lettori, celebrando con loro
l’arrivo del 2024. La copertina disegnata da
Claudio Sciarrone, dall’impatto in verità non particolarmente felice, apre un numero di
Topolino che, dopo i fuochi d’artificio delle tre uscite prenatalizie, torna a
un’impostazione più classica.
Potremmo definirla, anzi,
rétro,
quasi in stile anni Ottanta: una storia lunga in apertura – seppure in due puntate –, un’altra sulla trentina di pagine in chiusura, un paio di brevi nel mezzo.
La parte del leone la fa il secondo capitolo di K, pubblicato a distanza di dieci settimane
dal primo. Con
Ritorno nel Klondike la saga di
Luca Barbieri e
Francesco D’Ippolito prosegue il racconto delle peripezie di Paperone all’epoca della corsa all’oro,
un tema sempre affascinante ma ormai trito e ritrito, al quale gli autori cercano con impegno palpabile di dare nuova linfa.
Barbieri decide di affidarsi al più malvagio fra gli antagonisti di Scrooge,
Cuordipietra Famedoro, che sbarca nel Canada nord-occidentale, animato dalle consuete pessime intenzioni. I puristi della
continuity storceranno un po’ la bocca, poiché
i due non danno alcun cenno di riconoscersi, mentre, sul piano temporale, questo incontro con Paperone è successivo a
quello avvenuto nel Transvaal che ha narrato Don Rosa.
Va ricordato, però, che, in quell’occasione, i futuri plurimiliardari non si erano presentati e, considerato che qui le loro fattezze sono piuttosto differenti,
la faccenda ha una sua plausibilità. Più arduo sarebbe spiegare come mai al principio del
Torneo monetario (nella realtà, la storia d’esordio di Flintheart Glomgold), i due agiscano da perfetti sconosciuti…
Comunque, il boero giramondo – qualche anno dopo andrà a compiere malefatte anche oltremanica, spacciandosi per insegnante di latino nell’
esclusivo college di Paperbridge – decide di allearsi con
il perfido Soapy Slick, che un D’Ippolito in grande spolvero (brillanti le soluzioni da lui adottate per distaccarsi dalla “gabbia” tradizionale)
raffigura più diabolico che mai.
Come accennato da Barbieri nell’intervista sul numero precedente, è voluta
la strizzata d’occhio al cinema di Sergio Leone, con Paperone, Slick e Cuordipietra a rappresentare, nell’ordine,
Il buono, il brutto, il cattivo.
Un Soapy Slick più diabolico che mai[/size][/i]
L’immersione nell’atmosfera western risulta godibile, e
non mancano alcune scene piuttosto forti per i canoni disneyani, come l’aggressione a Paperone di pagina 35, resa in modo assai dinamico ed efficace, o il trenino destinato ai bimbi gettato crudelmente nel fuoco a pagina 40. In entrambi i casi il riprovevole protagonista è il cinico e spietato Jack McClusky, capo degli scagnozzi di Soapy Slick, che di lui dice orgoglioso: «Non brilla per intelligenza, ma in quanto a nefandezza è un asso!».
Superate le difficoltà,
Paperone, sostenuto da una confidente preziosa come Doretta Doremì (
ormai onnipresente su Topolino, e dire che il suo ideatore la utilizzò per
una sola, indimenticabile, apparizione!), si conferma miglior cercatore del Klondike al termine di una
sfida con lo scorretto Cuordipietra vinta sul filo di lana: una sorta di
déjà-vu dalle reminiscenze barksiane… Il
cliffhanger dell’ultima tavola, però, riapre questioni che sembravano archiviate, rimandandone il dipanarsi al prossimo episodio.
Segue
Topolino e la settimana bianca in giallo di
Gabriele Panini e
Giulia La Torre. Al di là dei contenuti non memorabili, la breve, di appena sette tavole, si fa notare per la rocambolesca sequenza di pagina 72: qui Mickey, per cercare di sventare il rapimento di colei che crede Minni, esegue un’acrobazia sugli sci da far invidia all’Ethan Hunt di
Mission: Impossible!
Dove passa Curiazio non cresce più l’erba…[/size][/i]
Orazio e il flagello Curiazio, di
Francesco Vacca e
Lucio Leoni, introduce un nuovo personaggio, il cugino pasticcione di Orazio, il quale, suo malgrado, fin dall’infanzia è costretto a ripararne i danni. Le contrapposte peculiarità – in sintesi: uno rompe, l’altro aggiusta – sono
lo spunto per una serie di gag abbastanza ripetitive, con il tenero e maldestro Curiazio, pur mosso da ottime intenzioni, che, senza volerlo, ne combina una dietro l’altra, devastando ogni cosa, proprio come il re degli Unni (cui il titolo ammicca).
Insomma,
dove passa Curiazio non cresce più l’erba… A dar modo ai buoni sentimenti di trionfare, favorendo la riconciliazione tra consanguinei, sarà l’intervento risolutivo di Clarabella, per una volta nei panni di illuminato
deus ex machina.
Abbiamo poi l’egmontiana
Qui, Quo, Qua e la giungla delle sorprese. Nemmeno i disegni di
Giorgio Cavazzano (magnifici certi scorci di vegetazione tropicale) riescono a salvare dal naufragio la sceneggiatura firmata da
Sune Troelstrup, che mostra incongruenze, situazioni già viste e psicologie tagliate con l’accetta.
Tutto ciò fin dall’inizio, quando Paperino tratta i nipotini alla stregua di «poppanti» e non vorrebbe farli partire assieme a zio Paperone per l’Amazzonia perché «troppo piccoli»,
dimenticando, come nulla fosse, centinaia di avventure vissute con loro in giro per il mondo… Lo scioglimento dell’enigma, poi, è quanto di più abusato possa esistere, tanto da provocare spontaneo disappunto.
La vegetazione tropicale dipinta da Cavazzano[/size][/i]
Per il resto, va segnalato che, oltre a curare l’abituale
Che aria tira, l’inossidabile
Silvia Ziche ci insegna da par suo, nella rubrica
Fumettando,
i segreti per ritrarre il volto di Paperina. Quest’ultima è protagonista, con Paperoga, anche della
one page che chiude l’albo,
Palestra creativa, realizzata come autrice completa da
Giulia Lomurno per la rinnovata serie
Dal diario di Paperina.
In generale,
Topolino 3553 compie
un netto passo indietro rispetto ai trascorsi più recenti. Stavolta, nonostante la valida storia d’avvio, l’ispirazione e l’originalità a livello di
script sembrano latitare, raggiungendo il picco negativo con la danese.
La qualità media, di conseguenza, cala sensibilmente, per una valutazione, severa ma ponderata, che si attesta sulle due stelle.
Siamo fiduciosi, comunque, che, dato
il ricco menù preannunciato da Alex Bertani nell’editoriale, già dal primo mercoledì del nuovo anno il libretto saprà ristabilire standard più elevati.
Voto del recensore:
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