Nel 1997 esce Hercules e si chiude la collaborazione che per più di un lustro aveva visto Alan Menken compositore ufficiale di musiche per i film Disney.
Hercules è un film di una comicità assolutamente brillante che anticipa per certi versi quella de Le Follie dell'Imperatore, la comicità serve a far da contrappeso alla solennità dei temi trattati: si parla di Dei, del regno dei morti e di mostruosi flagelli che affliggono l'umanità. Il protagonista è un uomo che aspira a diventare immortale, la sua amata ha fatto un patto col diavolo. Ce n'è abbastanza per cucirci intorno un dramma strappalacrime e spaventabambini ma la disney gioca la carta dell'umorismo e, sfruttando questo contrasto, crea un film genialissimo che riscrive in chiave assolutamente attuale l'intera mitologia greca.
Il personaggio che meglio riassume questa visione è senza dubbio Ade, il dio dei morti, antagonista doppiato da un "divino" Massimo Venturiello. Ha un ruolo temibile, diritto di vita o di morte (col consenso delle Parche) sull'intera umanità, è senza scrupoli, assassino eppure assolutamente divertente. Non che Scar, Jafar e Ursula non lo fossero, ma qui c'è una differenza: Ade non si prende affatto sul serio, si comporta come se il suo "ostile progetto di scalata" altro non fosse che un gioco di ruolo. Questo si riflette nei suoi dialoghi traboccanti di umorismo con un'impeccabile scelta dei tempi comici che lo rende un vero istrione.
Molti altri personaggi della recitazione analoga affollano Hercules tra cui Megara, capolavoro di estetica fisica e verbale o Filottete, doppiato da un Giancarlo Magalli, sulla cui bravura come doppiatore nessuno avrebbe mai scommesso una dracma.
In questo florilegio di caratteristi Ercole - che in italiano è chiamato così a dispetto del titolo - rischia di sfigurare passando per insipido magafusto. Ma la disney dissimula il problema trasferendolo all'interno della trama che vede Ercole alle prese con un discreto numero di problemi di marketing legati all'immagine che di lui hanno i media. Il film è infatti una megaparodia dello star sistem americano, in cui essere famosi equivale ad elevarsi al rango di "divinità".
Lo stile grafico del film a suo tempo fece discutere: dopo il realismo del Gobbo di Notre Dame si ritorna alla stilizzazione, che qui è portata all'estremo anche più che in Aladdin. Curve e spigoli si combinano per creare quello stile greco che nel film seguente verrà, con pochi accorgimenti, adattato al suo corrispettivo orientale. Le nuvolette di fumo a ricciolo che si vedono in Mulan ricordano non poco, infatti, quelle di Hercules.
La computer grafica è usata in modo discreto ma intelligente ed è magnifica l'interazione tra Ercole e l'Hydra, completamente in 3d e "dipinta" per farla sembrare disegnata a mano.
Infine Hercules ha come punto di forza una strepitosa colonna sonora. Menken compone un gran numero di canzoni e le inserisce nei soliti strategici punti in cui possono agire mimetizzate come ponti tra una fase e l'altra del film.
Le "canzoni della crescita" qui infatti sono due: One Last Hope, che funge anche da presentazione del comprimario umoristico, e Zero to Hero la scena migliore del film, florilegio di citazioni mitologiche. Abbiamo poi una straordinaria overtoureThe Gospel Truth che coi suoi reprise incornicia alla grande tutta la lunga fase iniziale e Go the Distance, che come Reflection rappresenta il tema del protagonista e lo presenta definitivamente allo spettatore. I Won't Say, sfizioso tema d'amore ha l'ingrato ruolo di canzone in fase avanzata, e come tale può risultare superflua. Manca una canzone del cattivo ma in compenso c'è A Star is Born, rarissimo esempio di canzone finale (spesso per chiudere musicalmente un film si usa un pezzo strumentale o un reprise di un pezzo precedente). Shooting Star accompagna i titoli di coda al termine dei quali c'è una simpatica gag.
Hercules non sbancò ai botteghini ma rappresenta uno dei film a cui si dovrebbe guardare per trovare quel giusto compromesso tra humor e epica che potrebbe assicurare alla disney odierna il plauso sia del grande pubblico che degli appassionati.