Recensione Topolino 3572 E così,
Atlantide non è in Antartide. Si trova invece… chissà per quanto tempo non lo sapremo ancora.
Cinereon Orbes sprofonda negli abissi, salvandosi per miracolo, e i nostri, forse, non lo vedranno mai più.
Intanto noi abbiamo rivisto un grande mago che, grazie alla sua personale kinosfera, fa e disfa il tessuto di una macrotrama iniziata all’ombra del Colosso di Rodi e dipanatasi lustro dopo lustro in compagnia di Eurasia Tost e delle fantasmagoriche Lepri Viola:
Casty, finalmente tornato al timone di una storia lunga e memorabile.
A lettura conclusa, possiamo tirare qualche somma: si tratta senza dubbio di un
lavoro perfetto per riannodare il filo, non solo del ciclo di Atlantide, ma di un certo modo di vedere all’opera Casty: paziente, ironico, ispirato, metodico.
Ma in questo caso diremmo anche: economo, concentrato e poco incline ad arricchire la sua trama con deviazioni e incontri non necessari. Una storia tesa alla conclusione, non breve ma nemmeno lunga quanto avrebbe potuto, se l’idea dell’autore fosse stata quella di attardarsi. Quasi asciutta, specie rispetto alle epopee a cui gli ultimi anni di
Topolino ci hanno abituati.
Questa economia è, probabilmente, uno dei molti segreti di Casty: non sperperare, nella resa del tono del racconto più del necessario. L’autore goriziano dà corpo immediato ai momenti di vera tensione, alla costruzione del senso di meraviglia per cui è tanto celebrato. Uno fra tanti lampi, quell’agghiacciante (…) ruotar di teste dei pinguini giganti nella seconda puntata.
Nei sei sicura, Eurasia?[/size][/i]
Un vero piacere, poi, rivedere in campo (e per più tempo che in molte altre occasioni) le Lepri Viola. Il leader di turno, per questa storia, è personalità fanfarona, insicura, specialmente allergica agli apostrofi. Tutto il contrario dell’illustre cugino Orbes. E non dimentichiamo Minuzio (ma dove li trova Casty nomi del genere?), il solerte ed acuto attendente del corpulento menobarone (poi piùbarone). Con le Lepri Viola (ma anche con l’inaffidabile Capitan Rumingo)
il tipico umorismo di Casty torna a schioccare, passeggiando fra la messa alla berlina di caratteri ottusi, la reiterazione di piccoli vizi dei personaggi secondari e qualche pippidità sparsa.
L’asso nella manica
Anche in questa terza puntata la tavola si apre più volte (ma in qualche modo senza ostentazione) a farci immergere nel sempre meno misterioso mondo che circonda la
Spectralia Antartica. Ce la ricorderemo, questa nuova incursione castyiana fra i ghiacci, forse con un affetto speciale perché rappresenta, dopo anni vissuti un po’ a fari spenti, un ritorno. Speriamo duraturo e ricco di ispirazione.
Il resto del numero va, come si suol dire, a corrente alternata.
Jannik Sinner, il tennista italiano fresco di incoronazione quale numero uno del mondo del ranking ATP, è fatto omaggio di una storia svelta e benaugurante, visto che al momento della pubblicazione l’ascesa al trono non era ancora stata compiuta.
Roberto Gagnor e Alessandro Perina mettono al centro dell’attenzione la calma, la tenacia, la fiducia nei propri mezzi. Particolare l’uso di Paperino quasi come nume ispiratore della carriera del
rosso di Sesto, ma tant’è.
Gli incerti del mestiere
Molto interessante invece la prima parte di
Pippo Holmes in: una salsa in rosso. Il Pippo stralunato di
Bruno Enna, che qui ci ricorda vieppiù Pippo Van Helsing, interpreta Sherlock Holmes come può, e tutto sommato meglio di tanti più fedeli emuli. Stralunatezza che nessuno meglio di
Paolo Mottura poteva rendere. Sempre in forma Bruno Enna nel ritagliare da una trama piuttosto sinuosa e al momento imprevedibile dei veri e propri momenti topici: ne è un esempio da manuale il piccolo colpo di scena alla fine della puntata, montato su un (falso) personaggio dalla vita breve quanto influente.
Il libretto si chiude infine con
Zio Paperone e la regale ispirazione, di
Alessandro Sisti e di nuovo Alessandro Perina. La storia ha lo scopo di omaggiare la Reggia di Caserta, scopo che può dirsi riuscito a metà: Sisti verga la classica storia-tour che, sotto pretesti semplici ma credibili, scorta il lettore nella visita della Reggia. Perina, dal canto suo, sorvola forse nella rappresentazione dei memorabili dettagli artistici e naturalistici del parco e del palazzo.
Voto del recensore:
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