Recensione I Grandi Classici Disney 105 I
Grandi Classici Disney 105, in uscita nel mese di settembre, si caratterizza per una selezione di storie piuttosto interessante, ma ci consegna un albo punteggiato anche da varie imperfezioni. Analizziamolo quindi nel dettaglio.
La copertina di
Cavazzano, bella nonostante un Pluto irriconoscibile per mimica e per colore, ci porta direttamente alla prima storia del numero, ossia a
Topolino e le collane a passeggio (
Pavese/M. De Vita). Sfortunatamente, trattasi di un
thriller come se ne sono visti troppi negli anni Sessanta, privo di guizzi o di veri motivi d’interesse, se non forse i disegni di De Vita, sempre piacevoli da guardare sebbene il suo tratto sia ancora lontano dai massimi fulgori.
Molto più interessante, tanto dal punto di vista filologico quanto da quello di stretta narrazione, è
Gambadilegno e lo scippo fatale (
Dalmasso/Cristina): se da un lato la storia “regge” come commedia degli equivoci e strappa anche qualche risata, dall’altro la sua pubblicazione è giustificata dal fatto di essere la prima storia in assoluto che vede Gambadilegno protagonista sin dal titolo: la scelta è dunque ottima, e non possiamo che plaudire a questa ristampa di una storia che, peraltro, ne ha viste ben poche.
Zio Paperone “giovane” leone (
Cimino/Bordini) ci fa invece riflettere su quanto i desideri di eterna giovinezza possano influire sulla qualità della nostra vita: è un Cimino forse poco ricordato rispetto ad altre sue trame, ma non per questo minore, ed anzi è meritevole di una riscoperta, al pari di un Bordini in buona forma, autore che forse meriterebbe più stima e ricordo da parte degli appassionati.
Topi e Paperi insieme: per gli anni Sessanta, era una commistione rara[/size][/i]
Topolino e la missione “blindata” (
Siegel/P.L. De Vita) sfugge a tanti stilemi tipici della produzione disneyana del creatore di Superman e ciò, per quanto assurdo appaia, è sicuramente un bene, perché la trama scorre via liscia. Se vi sono delle palesi ingenuità nel dipanarsi della vicenda, le risate non mancano: in loro presenza si può chiudere un occhio sul resto. Peraltro, la storia è praticamente irristampata dalla sua prima edizione: doveroso quindi darle una
chance sulla testata, soprattutto considerando che appare intonsa anche nei dialoghi più politicamente scorretti. Non comprendiamo invece le ragioni di una qualità di stampa dei colori assolutamente pessima.
La sezione
Superstar è dedicata alle trame correlate con gli antichi Egizi. La coppia
Cimino/Cavazzano ci delizia quindi con
Zio Paperone e il tesoro del faraone, dove la caccia al prezioso diventa solo il pretesto per un buon fuoco di fila di situazioni folli al limite del demenziale, narrate con la maestria e con il gusto tipico di Cimino. Sul fronte disegni, Cavazzano, pur ancora legato allo stile di Scarpa, sta dando i primi segni di distacco dal tratto di costui, tanto che si notano facilmente gli abbozzi di quelle deformazioni dei corpi e delle espressioni dei personaggi che tanto saranno sue tipiche di lì a poco.
Segue
Zio Paperone e il tempio d’oro (
Martina/Perego): qui, per la seconda volta, dobbiamo ringraziare il fatto che la storia ci sia stata presentata nella sua forma integrale, nonostante gli evidenti riferimenti religiosi alla tradizione islamica del Ramadan (peraltro menzionato esplicitamente nella storia) e nonostante le ironie che Martina vi ha sotteso. La storia, è inutile negarlo, strappa grasse risate proprio per la sua relativa scorrettezza politica tipicamente martiniana (peraltro neanche chissà quanto esagerata, intendiamoci) ed è apprezzata proprio per quello. Perego porta a casa la giornata, senza picchi, ma anche senza cadute.
Una colorazione altamente imperfetta[/size][/i]
Zio Paperone e il segreto dei Nahuas (
Damianovich/Scarpa-Del Conte) non è certo passata alla storia come una delle più memorabili trame mai narrate con protagonista lo Zione, eppure si lascia leggere e godere senza problemi. Del Conte (visibilmente mano principale delle tavole, e probabilmente unico inchiostratore) e Scarpa poi ci mettono del loro, con disegni freschi e dotati di giusta espressività. Insomma, questa storia è più che benvenuta, anche se un po’ capitata a caso in pubblicazione, punto sul quale tra poco torneremo.
Chiude il numero
Topolino e il fiore magico (
Martina/M. De Vita), storia dove il Professore “smonta” a modo suo il mito di Topolino perfettino, regalandoci una serie di gag nel suo puro stile, che non possono non far ridere. I disegni di De Vita aggiungono grande spettacolo alla vista del lettore, dato che la storia risale al 1980, suo assoluto periodo di apogeo grafico. Corre però l’obbligo di segnalare da subito che la storia è presentata in alternanza di pagine a colori e in bianco e nero, nonostante le precedenti edizioni, ivi compresa la prima stampa, fossero tutte in perfetta quadricromia.
Se le storie, quindi, rappresentano complessivamente buone scelte di edizione, sugli editoriali qualche critica va mossa.
Ottimo il pezzo dedicato a Gambadilegno, davvero interessante ed esaustivo; modesto il testo introduttivo alla sezione
Superstar, che si rivela un mero elenco di storie. Curioso invece quanto riportato nel primo editoriale, dove apprendiamo che
Zio Paperone e il segreto dei Nahuas è stata inserita all’ultimo momento nell’indice in sostituzione della prevista ma irreperibile
Il cono di Paperonete I. Ora, se lo spunto sulle difficoltà di compilazione di un numero è interessante, lo stesso ci porta a chiederci come ciò sia possibile dato che l’ultima stampa della storia risale al 2006, e pertanto essa dovrebbe essere già provvista di impianto archiviato e facilmente reperibile.
Ecco un balloon che avrebbe dovuto essere modificato! [/size][/i]
Vorremmo ora poter saltare il capitolo refusi, ma purtroppo dobbiamo notare alcuni difetti. Mentre nell’editoriale che precede la sezione
Superstar, si menziona la storia
Paperina e i papiri del Pah-Peh-Rheo, indicandola come
Paperina e i papiri di Pah-Peh-Rhea, sbagliando appunto sia il nome dell’avo papero, sia la preposizione “del”, sostituita da “di” senza motivo, un palese errore di stampa, da sempre presente in
Topolino e il fiore magico, non viene invece corretto, ed è un peccato che non venga colta l’occasione di una ristampa per intervenire laddove realmente necessario.
Da ultimo, infine, non possiamo esimerci dal trattare la questione delle decolorazioni. La nuova serie dei
Grandi Classici Disney era partita, nelle sue intenzioni dichiarate, con la volontà di ristampare le storie per come colorate nella loro prima edizione, quindi anche in alternanza bianco e nero/colore, se così fosse stato all’origine. La prima pubblicazione di
Topolino e il fiore magico è avvenuta però tutta a colori, ragione per la quale ci lascia perplessi la decolorazione applicata in questo albo. Purtuttavia, se proprio decolorazione deve essere, allora, perché piuttosto non farlo su una storia che appare in impianto colorata male come
Topolino e la missione “blindata”, che da una pubblicazione in bianco e nero avrebbe guadagnato, magari dopo una riga di spiegazione data al lettore nell’articolo introduttivo? Sicuramente il risultato sarebbe stato migliore, senza penalizzare una storia che non lo meritava affatto.
Un doppio Massimo De Vita, un doppio Martina, un doppio Cimino, un Cavazzano comunque presente e una buona scelta delle storie pubblicate dovrebbero portare automaticamente ad assegnare al volume il massimo dei voti. Le pecche di cui sopra ci portano però a far pagare dazio al numero, nella speranza che da tale dazio scaturiscano miglioramenti effettivi nei prossimi numeri della collana, laddove queste righe fossero lette da chi ha competenza sulla pubblicazione dei
Grandi Classici.
Voto del recensore:
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