Recensione Topolino 3587 Uno specchio che prosciuga le energie, svuota la memoria, si nutre dei ricordi di chi gli sta davanti. La conturbante ambiguità della nostra immagine riflessa,
topos ricorrente della letteratura e del cinema horror, si arricchisce di sfumature inedite nel nuovo capitolo de
Le Tops Stories,
Top de Tops e il segreto dei Montignac, che apre
Topolino 3587.
Torniamo dunque a immergerci negli enigmi raccontati dall’antenato di Topolino e, come sempre, ad accompagnarci lungo il cammino, oltre al titolare, è un pippide, in questo caso l’architetto Gerard Pipòn. De Tops lo raggiunge in Bretagna per cercare di dargli una mano a risolvere il mistero legato all’inquietante dimora di una casata decaduta. La chiave di tutto sarà individuata, appunto, nell’enorme specchio dalla spaventosa cornice che sovrasta l’ingresso dell’abitazione, dotato, in apparenza, di formidabili poteri. Al solito, in ogni caso, terminata la lettura, seguiteranno ad aleggiare i dubbi sull’effettiva veridicità di quanto narrato dal baronetto inglese nel suo diario.
Giorgio Pezzin è garanzia di qualità e anche in questa occasione tiene fede alla propria fama. Probabilmente non si tratta di uno tra gli episodi più ispirati della serie, ma comunque intrattiene e appassiona dalla prima all’ultima pagina. Merito anche delle matite curate dall’erede designato di Massimo De Vita,
Davide Cesarello, che ha realizzato anche la copertina dedicata alla storia, riprendendo il
concept di un lavoro svolto per
X-Mickey. Efficace, specie nei momenti di tensione e nei
flashback, la colorazione di Manuel Giarolli.
Riflessi tenebrosi[/size][/i]
A seguire, con la seconda delle due puntate previste, si conclude il
reboot di
Sandopaper. Non era semplice riadattare alle mutate sensibilità la versione Disney dell’opera di Salgari, uscita quasi mezzo secolo fa, ma, tutto sommato, quest’intervento di ammodernamento, con un occhio al passato per recuperarne colori – ottimo il lavoro
vintage di
Andrea Stracchi e
Irene Fornari – e atmosfere, può dirsi all’altezza delle aspettative.
Ovvio che, specie per i lettori di una certa età,
La perla di Labuan di Gazzarri e Carpi, caratterizzata da una comicità trascinante non più riproducibile ai nostri giorni, resti inarrivabile. D’altronde, i vincoli rispetto all’originale erano parecchi: inevitabili, ad esempio, la scomparsa dei Bassotthugs (con annessa dea Kalì!) e le trasformazioni dell’accanito fumatore Yanez in un (fin troppo) anonimo Paperoguez o della spassosamente logorroica Paperanna in una Lady Marianna intrepida e risoluta, come si addice agli odierni personaggi femminili. Va dato atto, comunque, a un
Alessandro Sisti mai banale e sempre sul pezzo, di essersi districato egregiamente, facendo nuovi innesti ed elaborando un plot godibile, con Sandopaper che mantiene il carattere impulsivo, ardimentoso e pasticcione, innescando varie simpatiche gag lungo una trama ben dipanata.
A nobilitare l’avventura, come già nella prima parte, sono soprattutto gli stratosferici disegni di un
Andrea Freccero più carpiano che mai: un omaggio tanto convincente da dare, a tratti, l’impressione che il Maestro genovese sia tornato fra noi, per deliziarci una volta ancora con la propria arte sublime.
Un papero ardimentoso[/size][/i]
Abbastanza trascurabile la breve
Dinamite Bla e l’invasione scultorea, scritta da
Pier Giuseppe Giunta e disegnata da
Ottavio Panaro: una classica gag allungata che vede il buzzurro raggiunto da Paperoga sul Cucuzzolo del Misantropo. Da notare che, probabilmente in ossequio ai presenti dettami, Dinamite è privo di archibugio, ma ha con sé solo un rastrello tridente (comunque funzionale alla trama).
Abbiamo poi la movimentata egmontiana
Paperino e Qui, Quo, Qua pet sitter d’eccezione. Di per sé, seppure a fatica, la storia di
Knut Nærum e
Tormod Løkling strapperebbe anche qualche risata, ma i disegni di
Arild Midthun sono davvero troppo penalizzati dal formato delle quattro strisce per tavola. Forse, in questi casi, oltre agli occhiali 3D di
prossima uscita, andrebbe fornita ai lettori una lente d’ingrandimento…
L’aspirazione della giovane Emily[/size][/i]
Conclude il numero
Emily, in cui
Vito Stabile, profondo conoscitore del mondo di Scrooge, allarga il proprio orizzonte ai personaggi che circondano lo Zione, andando a scavare nel passato dell’attuale Miss Paperett. L’autore ci racconta con delicatezza in che maniera, contando solo sulle proprie forze e senza trarre alcun giovamento dalla parentela con la vecchia segretaria del
tycoon, la giovane ed entusiasta neo-laureata in economia aziendale cominciò a lavorare per Paperon de’ Paperoni.
Si tratta di una parabola dalla forte impronta morale, ben congegnata e realizzata, in linea con una delle tendenze sviluppatesi negli ultimi anni: quella di rendere protagonisti coloro che, di solito, restano sullo sfondo, sviscerandone il piano introspettivo. In questo caso l’operazione si rivela ben riuscita. Le vicissitudini di Emily risultano coinvolgenti, spronano a non arrendersi di fronte alle difficoltà e possono rivelarsi fonte d’ispirazione. Assai gradevoli le matite di
Federico Franzò, zeppe di piccoli dettagli che sottolineano il trascorrere del tempo (con il supporto ai colori di Gaetano Gabriele D’Aprile), che ci accompagnano con garbo a scoprire le origini del rapporto con “quel capo così scorbutico”.
Tra gli altri contenuti, da segnalare sei pagine di curiosità sugli specchi e la rubrica
Fumettando, in cui
Alessandro Perina, menzionate le tappe salienti della propria carriera, insegna a disegnare il muso di Pluto.
Voto del recensore:
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