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Continuity e caratterizzazioni di poco senso

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Dippy Dawg
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    Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
    Risposta #75: Lunedì 19 Ago 2024, 17:03:09
    Devo ammettere che anch'io, quando lessi quella frase in quell'editoriale, l'avevo capita più o meno come dice Fantasio, e in effetti c'ero rimasto un po' male...
    Solo ora, leggendo i vostri interventi, la vedo da un altro punto di vista, e probabilmente non avete tutti i torti, a maggior ragione in queste settimane che è stata pubblicata una storia su Sandopaper (più classico di così)!

    Comunque, vorrei far notare che si tratta, appunto, solo di una frase in un editoriale (peraltro rivolta ad eventuali aspiranti sceneggiatori, in particolare a quelli che non sanno neanche a cosa vogliono aspirare!), e non ad un trattato su come deve'essere Topolino; quindi, suggerirei di rilassarsi un attimo e non darci troppo peso...

    Io son nomato Pippo e son poeta
    Or per l'Inferno ce ne andremo a spasso
    Verso un'oscura e dolorosa meta

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    Fantasio
    Evroniano
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      Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
      Risposta #76: Lunedì 19 Ago 2024, 17:20:16
      Tu sei padrone di criticare Bertani quanto ti pare e piace ma questo modo di rivolgerti a coloro che hanno una opinione divergente dalla tua rispetto a quello che ha scritto in uno stralcio di un suo editoriale ergendolo a "simbolo" di come la sua direzione rifiuti categoricamente il passato non so se mi faccia ridere o cascare le braccia.

      Forse tutte e due le cose.

      Credo, da quello che hai scritto, che sia tu piuttosto ad avere poca disponibilità all'ascolto di chi ha idee diverse dalla tua.
      A me dispiace tu abbia scritto un messaggio così lungo in risposta al mio. So bene quanto ci vuole a scrivere così tanto, probabilmente perdendo anche del tempo a correggere tutti gli inevitabili errori di battitura eccetera.

      Perché mi dispiace? Perché abbiamo un editoriale di Bertani il cui signifcato è chiarissimo e che a mio giudizio esplicita un errore (un grave errore) che sta commettendo la direzione. Se tu scrivi "opinione divergente dalla tua rispetto a quello che ha scritto" e/o "disponibilità all'ascolto di chi ha idee diverse dalla tua" quello che io penserei è che tu voglia sostenere che invece non si tratta di un errore, che Bertani abbia ragione e che certe storie abbiano fatto il loro tempo, per molti e svariati motivi, per esempio direttive più rigide dall'alto, parco di lettori molto cambiato eccetera. Io risponderei sostenendo che il parco di lettori non è cambiato, citerei storie ancora attualissime, tu ribatteresti e così via. Discussione interessante e probabilmente costruttiva.

      Ma nel momento in cui tu sostieni che quanto è scritto nell'editoriale a chiare lettere, persino in grassetto, è solo una mia interpretazione a cui tu non credi (cioé neghi l'evidenza) e che io sono "poco disponibile", ti faccio "cascare le braccia", ti "faccio ridere" eccetera, allora sì che non mi trovi disponibile e tutto il resto, senza contare che sei passato dalla discussione sull'editoriale e su Bertani al (banale) attacco personale.

      Insomma, mi dispiace tu abbia scritto così tanto perché, come adesso avrai immaginato, ho smesso di leggerti dopo la prima decina di righe. Il che non toglie che continuerò a leggere i tuoi post futuri, se avranno incipit diversi: tutti noi siamo capaci di scrivere cose interessanti e tutti meritiamo di essere letti.
      "I social danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora hanno lo stesso diritto di parola dei premi Nobel"

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      Geena
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        Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
        Risposta #77: Lunedì 19 Ago 2024, 17:49:12
        In primis straquoto Samu.
        In secondo luogo, do un consiglio generale: prendere un numero di Topolino dell' "era Bertani" e di leggerlo tutto di filato, senza permettere spazio ai pensieri, lasciando che le storie percorrano il proprio percorso e che i servizi e gli editoriali siano un qualcosa che ci prolungano, perché no, il piacere della lettura, che essi siano legati o meno alla narrazione.

        Il tempo per i commenti rimane, e tanto.
        Poi, certo, ognuno legge come gli pare, ma uno dei "metodi" per godersi le storie così come sono è questo.
        (Mi scuso nel caso fossi finita OT).

          Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
          Risposta #78: Lunedì 19 Ago 2024, 19:37:29
          Calma, ragazzi.
          Comunque, secondo me è impossibile negare che quanto detto da Bertani nell'editoriale sia abbastanza equivocabile, o quantomeno vago, per quanto riguarda le "indicazioni" da dare agli aspiranti autori.
          Condivido la tesi che intendesse stigmatizzare l'invio alla redazione di soggetti stantii, visti e rivisti.

          Ma secondo me, ripeto, c'è anche un sottile riferimento al fatto che le storie di "decenni fa" fossero meno politically correct... a mio parere, qualcuno avrà inviato qualche soggetto di un bel Paperinik martiniano e diabolico vendicatore, o di un giallo scarpiano alla Kalì.

          Voi che ne pensate?
          Mariano

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            Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
            Risposta #79: Lunedì 19 Ago 2024, 19:44:37
            A me sembra che la valorizzazione del passato c'è, in primis con la già citata testata "Grandi Autori" e i GCD, che hanno appunto l'obiettivo di ristampare le storie meno note degli anni passati.
            Stiamo parlando di pubblicazioni nate nel 1957 (i Classici) e nel 1980 (i GCD), e nel tempo affiancate da molte altre. Per quanto una direzione possa commettere degli errori, non uccide mai la gallina dalle uova d'oro: Classici e Grandi Classici, ma anche Grandi Autori, hanno sempre avuto un notevole successo (per ovvi motivi) e questa è l'unica ragione per cui vengono fatti continuare, non perché si voglia valorizzare qualcosa in cui - palesemente - non si crede affatto.

            Aggiungo che questa difesa a oltranza di Bertani, basata sulla cieca negazione di quanto è evidente a chiunque sappia leggere, rende un pessimo servizio allo stesso Bertani, la cui direzione, anche se piena di errori, vede questi in minoranza rispetto alle scelte azzeccate. Fingere che gli errori siano solo frutto di una interpretazione sbagliata di frasi e concetti che più chiari non potrebbero essere alimenta il già notevole astio contro di lui, che invece andrebbe aiutato a capire dove sbaglia e come rimediare. Forse non sarebbe capace di ascoltare, e certi suoi editoriali passati fanno pensare che sia una di quelle (numerosissime) persone che di fronte alle critiche reagiscono con fastidio (per usare un eufemismo), ma lo spazio per fare delle critiche costruttive è ampio, e non sarà negando l'evidenza che lo si potrà riempire.

            Basterebbe anche solo che ascoltassi una delle interviste da lui rilasciate a inizio anno per capire come l'idea di Bertani sul passato Disney sia totalmente l'opposto di quello che vorresti fargli dire. E comunque, fatto salvo l'allontanamento di Luciano Gatto (sul quale concordo fosse evitabilissimo), non mi hai saputo dire dove si evidenzia questo disgusto e questa avversione che avrebbe l'attuale direzione verso le storie degli scorsi decenni. Come ha giustamente fatto notare Dippy, la difesa a oltranza a Bertani è una diretta conseguenza di critiche che sono tutt'altro che costruttive (vorresti dirmi che leggere un attacco ai mostri sacri in un testo in cui si consiglia ai nuovi autori di tenere presente la linea editoriale del Topolino attuale non è una critica un po' pretestuosa?).
            O Patria, mia solleva il capo affranto / Sorridi ancora, o bella tra le belle / o madre delle madri asciuga il pianto! / Il ciel per te s'accenda di fiammelle / Splendenti a rischiarar ancor la via / Sì che tu possa riveder le stelle! / Dio ti protegga Italia, così sia.

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              Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
              Risposta #80: Lunedì 19 Ago 2024, 22:20:17
              Tutti i cuochi degni del loro mestiere sanno fare buoni spaghetti al pomodoro.

              Ma il ristorante chiede al cuoco anche altri piatti, giacché i gusti delle persone cambiano da soggetto a soggetto e persino nel tempo.

              Sapevate che, negli anni '80, Gualtiero Marchesi metteva la panna nella carbonara, cosa che oggi è considerata da chiunque bestemmione assurdo?

              Ecco, io leggo quell'editoriale nel più semplice dei modi: sapete tutti darci dei buoni spaghetti al pomodoro, quindi fateci vedere che siete bravi proponendoci strade non battute, che non siano però la panna nella carbonara.

              Del resto, a qualcuno gli spaghetti al pomodoro potrebbero anche non piacere, pur essendo un classico della nostra cucina.

              Io non riesco davvero a vedere questo rifiuto del passato da parte di Bertani. Proprio no.

              Non ce la fo quando nel numero di questa settimana troviamo Sandopaper e Paperone impegnato in una caccia al tesoro, un po' diversa dalle altre in verità, ma pur sempre tale.

              Tre settimane fa, c'era un buon giallo per Topolino, che più classico non si può.

              Quindi, nessuno rifiuta le cacce al tesoro o i gialli classici.

              Ma questi sono canovacci che è lecito dare per scontati, almeno uno dei due, in buoni autori: normale quindi che, per verificare la loro bontà, si chieda loro qualcosa di diverso.

              Gli spaghetti al pomodoro sono ottimi, ma a mangiare solo quelli vengono a noia prima o poi, è inevitabile: ecco perché in cucina bisogna ingegnarsi e sapersi anche rinnovare di quando in quando.

              Spero che il paragone culinario abbia reso l'idea, anche perché, ribadisco, non è detto che il più intrigante dei gialli o la più appassionante caccia al tesoro garbino per forza come genere a chi le legge.

              E spero che a nessuno venga in mente di mettere la panna nella carbonara oggi, solo perché Gualtiero Marchesi lo faceva negli anni '80....

              Ciò detto, resto sempre della mia opinione che un po' di continuity non faccia male laddove fissi paletti di minima coerenza tra le storie, in modo da non avere nel 1994 scene paradossali come quelle che citavo di Paperinik che si attarda a cambiare le gomme della 313/X allorquando questa vola sin da una storia del 1970 e da allora non ha mai smesso, circostanza che uno sceneggiatore rispettoso del personaggio deve sapere.

              Sennò, si legittima una cosa come "Topolino: le origini": io ve lo dico e rammento!

              *

              Cornelius
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                Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                Risposta #81: Martedì 20 Ago 2024, 00:05:46
                Ma secondo me, ripeto, c'è anche un sottile riferimento al fatto che le storie di "decenni fa" fossero meno politically correct... a mio parere, qualcuno avrà inviato qualche soggetto di un bel Paperinik martiniano e diabolico vendicatore, o di un giallo scarpiano alla Kalì.
                Voi che ne pensate?
                Non credo che Bertani, in questo ormai famoso editoriale, abbia voluto intendere al politically correct. Anche perché, se ci fossero nelle sceneggiature arrivategli dei riferimenti specifici a situazioni non più pubblicabili, essendo tuttalpiù frasi o atteggiamenti di poche vignette, non sarebbe un gran lavoro eliminarle considerando che normalmente una sceneggiatura 'novellina' è sottoposta comunque a diverse modifiche, al di là del politicamente corretto.

                Inoltre non mi pare che Bertani sia così 'bacchettone': quando si può evitare un paletto censorio facendo comunque passare lo stesso un certo messaggio, il direttore mi sembra predisposto a dare l'ok. Almeno è questo che 'percepisco' sebbene adesso non rammenti situazioni fumettistiche specifiche. Se non ricordo male in qualche intervista, a domanda sul tema, ha risposto che si possono creare situazioni meno 'dirette' per arrivare comunque ad una meta prefissata.

                Ad ogni modo i nuovi plot narrativi, più intimisti e approfonditi, non mi pare rischino le censure 'tradizionali' riguardanti pistole o panini con la birra: tuttalpiù potrebbero infrangere alcuni tabù se si spingessero oltre certi seminati non ancora battuti tipo il ritorno di Della, tranquillamente affrontato nell'animazione delle DuckTails mentre nei fumetti, a parte qualche one page retroattiva olandese con i fratellini Donald & Della, nulla sembra portare a questo particolare 'approfondimento'. Come quello riguardante il padre dei nipotini, anch'esso collegato a Della e al suo misterioso compagno a cui neanche Don Rosa ha osato dare un volto.
                « Ultima modifica: Martedì 20 Ago 2024, 12:32:36 da Cornelius »

                  Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                  Risposta #82: Mercoledì 21 Ago 2024, 08:41:23
                  tipo il ritorno di Della, tranquillamente affrontato nell'animazione delle DuckTails mentre nei fumetti, a parte qualche one page retroattiva olandese con i fratellini Donald & Della, nulla sembra portare a questo particolare 'approfondimento'. Come quello riguardante il padre dei nipotini, anch'esso collegato a Della e al suo misterioso compagno a cui neanche Don Rosa ha osato dare un volto.

                  A questo specifico proposito, secondo me, non ne varrebbe la pena. Io penso che oramai, arrivati alla soglia dei 90 anni di vita artistica dei nipotini, ricordando come sono stati introdotti nel cortometraggio d'esordio (sono stati affidati a Paperino per aver fatto esplodere un petardo sotto la poltrona di loro padre), sia talmente radicato il fatto che vivono con lo zio tanto da non rendere più necessario l'eventuale ripresa e approfondimento di Della e, addirittura, suo marito. Sembra un ragionamento forzato, anzi lo sarà, ma per me c'è un fondo di attendibilità. Sono d'accordo con l'evolvere nel tempo i nipotini (da pesti diventano più responsabili, da più responsabili diventano più assennati di Paperino e Paperone, e ora, anche per questioni di target editoriale, cominciano, ahimè, ad avere problemi adolescenziali), ma a mio parere reintrodurre i loro genitori, o quantomeno Della, sarebbe un'azione alquanto inutile, che non so proprio che effetto possa avere. Usando sempre la fantasia unita al realismo, consideriamo che nei fumetti non si parla mai dei "nipotini che stanno da Paperino per una settimana/un mese" o cose simili, ma proprio per questo paradossalmente si sottintende che non stiano sempre da Paperino, almeno questa è sempre stata la mia impressione.
                  Credo appartenga a quella categoria di impressioni "realistiche" che ti fai leggendo fumetti Disney, tra cui penso si possa far rientrare anche la questione "distanza Topolinia-Paperopoli" trattata anche in questo topic.
                  « Ultima modifica: Mercoledì 21 Ago 2024, 08:44:47 da maryano21 »
                  Mariano

                    Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                    Risposta #83: Mercoledì 21 Ago 2024, 09:11:30
                    Io mi ricordo che in una live di Fisbio, Bertani aveva detto che nonostante ami alla follia Barks, le sue storie oggi non funzionerebbero.
                    Secondo me non sono le tematiche ad essere rifiutate, bensì il modo di scrivere la storia che essere differente da come venivano scritte decenni fa.

                    *

                    Capoccione
                    Bassotto
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                      Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                      Risposta #84: Mercoledì 21 Ago 2024, 11:32:41
                      il problema sollevato da bertani nel famoso editoriale secondo me riguarda essenzialmente l'attualizzazione dei contesti e dei personaggi. la sua gestione tende a scegliere storie e caratterizzazioni calate in contesti molto "reali" e contemporanei, forse per avvicinarsi ai ragazzi - non so.
                      come ho già scritto in passato, per me i personaggi disney sono e restano "senza tempo". è una mia opionione personale ovviamente. ma scimmiottare altre produzioni di fumetti o contaminare non rende giustizia all'universo dei topi e dei paperi. per esempio, quello di PK non è paperino. paperinik era paperino in tutto e per tutto, calato genialmente e umoristicamente in un ruolo insolito ma in situazioni coerenti al mondo dei paperi. renderlo un supereroe "commerciale" non incontra il mio gusto. altro esempio la recente fusione con il mondo marvel.

                        Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                        Risposta #85: Mercoledì 21 Ago 2024, 12:00:03
                        per esempio, quello di PK non è paperino. paperinik era paperino in tutto e per tutto, calato genialmente e umoristicamente in un ruolo insolito ma in situazioni coerenti al mondo dei paperi. renderlo un supereroe "commerciale" non incontra il mio gusto. altro esempio la recente fusione con il mondo marvel.
                        Non so se sono l'unica (probabilmente lo sono) ma non ho capito quest'ultimo paragrafo. Prima hai detto che il mondo di PK non è quello di Paperino, poi dici che Pikappa era Paperino calato in un contesto diverso dall'abituale ma comunque congruente con l'universo dei paperi. Successivamente parli di "commercializzazione" di Pk e citi la collaborazione disney-marvel.
                        Se sono sembrata scortese scusami ma non ho capito bene cosa intendevi dire.

                          Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                          Risposta #86: Mercoledì 21 Ago 2024, 13:31:48
                          per esempio, quello di PK non è paperino. paperinik era paperino in tutto e per tutto, calato genialmente e umoristicamente in un ruolo insolito ma in situazioni coerenti al mondo dei paperi. renderlo un supereroe "commerciale" non incontra il mio gusto
                          A dirla tutta neanche Paperinik è Paperino: né Barks né Rosa avrebbero mai ideato una simile variante del Papero, troppo diverso per motivazioni e carattere da questa controparte mascherata.
                          Di PK neanche a parlarne, ovviamente. Però è fatto molto bene, a differenza delle recenti fusioni Marvel-Disney, e quando una cosa è fatta bene è facile sorvolare sul fatto che PK e il suo universo narrativo poco o nulla abbiano a che fare con Paperino e il suo universo.
                          « Ultima modifica: Mercoledì 21 Ago 2024, 17:50:42 da Fantasio »
                          "I social danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Ora hanno lo stesso diritto di parola dei premi Nobel"

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                            Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                            Risposta #87: Mercoledì 21 Ago 2024, 13:37:51
                            Spiacente* ma, seppur in un contesto più ipertecnogico e "realistico", sempre e solo Paperino, per modo di essere, di pensare, di comportarsi, di ragionare, può essere il Paperinik che vediamo in PKNA/PK2/PKNE

                            Non ci puoi mettere un eroe a caso e ottenere gli stessi risultati.





                            *Pardon: mi spiace! :innocent:
                            « Ultima modifica: Mercoledì 21 Ago 2024, 13:58:02 da Photomas2 »

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                              Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                              Risposta #88: Mercoledì 21 Ago 2024, 13:53:18

                              come ho già scritto in passato, per me i  per esempio, quello di PK non è paperino. paperinik era paperino in tutto e per tutto, calato genialmente e umoristicamente in un ruolo insolito ma in situazioni coerenti al mondo dei paperi. renderlo un supereroe "commerciale" non incontra il mio gusto. altro esempio la recente fusione con il mondo marvel.

                              Secondo me, al tempo della nascita di PKNA, l'intenzione non era affatto quella di creare un Paperinik più "commerciale", ma più che altro di dargli un'ambientazione e delle tematiche più "mature" (e avrebbero cercato di ripetersi poco dopo con MMMM). Il fatto che abbiano scelto una connotazione fantascientifica era necessario, secondo la mia visione: proporre un Paperinik più maturo senza modificare nulla nel background avrebbe significato riproporre il Paperinik delle origini, il Vendicatore. Ovviamente, la contaminazione dai fumetti supereroistici americani c'è, anche in termini di continuity, sacrosanta su una testata come PKNA, che faceva dei personaggi e delle loro evoluzioni e sottotrame uno dei suoi punti di forza.
                              E te lo sta dicendo uno che in genere preferisce Paperinik (perché anche io avverto pesantemente in Pikappa la mancanza del background di Paperino, non posso farci nulla), nello specifico quello martiniano, vendicatore malizioso, senza disdegnare la sua deriva più "eroicomica" degli ultimi anni, che comunque mi diverte sempre con piacere, forse perché alla fin fine è uno dei miei personaggi preferiti.
                              A questo proposito, io lo considero un personaggio a parte, e la maestria autoriale sta nel dividerlo a perfetta metà tra Paperino e Paperinik, che sia la sua versione più eroicomica appunto, con la sfortuna di Paperino o la sua imbranataggine, o la sua versione più vendicativa, con la volontà di riscattarsi su Gastone e Paperone, per esempio.

                              Spero di essere stato chiaro nello spiegare.
                              « Ultima modifica: Mercoledì 21 Ago 2024, 13:55:21 da maryano21 »
                              Mariano

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                                Re:Continuity e caratterizzazioni di poco senso
                                Risposta #89: Mercoledì 21 Ago 2024, 14:29:31
                                1) Paperinik *è* PK (se intendiamo quello di PKNA, PK² e PKNE, ovviamente caso diverso è se si menziona il Pikappa della serie reboot).

                                2) A dirla tutta, è più fedele alla personalità di Paperino il Paperinik/PK del Paperinik/Vendicatore di Martina. Il primo ha a che fare con situazioni sicuramente inusuali, ma mantenendo la sua goffa ironia, anche la sua irascibilità. Il secondo è un papero cinico e spietato, serioso e al limite del criminale.

                                 

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