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Topolino 3591

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di Amedeo Badini

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Topolino 3590

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Garalla
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    Re:Topolino 3590
    Risposta #15: Venerdì 13 Set 2024, 12:56:23
    E sai perché? Perché Secchi ha lavorato a PK e ne ha recuperato un modo di scrivere ben più adatto a questi crossover di quanto si è visto sinora. Quest'ultimo, a differenza degli altri due, almeno raggiunge una buona sufficienza, pur con tutti i limiti legati a una storia troppo breve.

    Faccio notare che la storia di Thor da cui si è preso spunto per scrivere questa è di ben 13 pagine.
    Al di là di PK, non PK, la cosa è tutta da vedere, è proprio la storia che si prestava ad essere rinarrata in una storia non particolarmente lunga.

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      Re:Topolino 3590
      Risposta #16: Venerdì 13 Set 2024, 17:20:25
      Vedo di non essermi fatto capire al meglio.

      Ci sono tonnellate di storie Disney dove la fisica è violata consapevolmente dagli autori, ma la cosa è voluta, palese, straniante, oltre i limiti ma sappiamo che è così, e lo accettiamo proprio perché è chiaro che è stata fatta una cosa oltre la soglia.

      Ma, se mi imposti una storia su certi presupposti scientifici e poi me li violi così, solo per assurdità, allora non mi sta bene, come, saltando un attimo di palo in frasca, vorrei capire il senso di usare personaggi storici reali, come Giulio Cesare, e cambiare il nome del Rubicone: non ne comprendo davvero la logica.

      So che questa è ancor più minutaggine, ma mi ha sconcertato non poco, lo confesso.

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        Re:Topolino 3590
        Risposta #17: Venerdì 13 Set 2024, 19:15:56
        Mentre ho saputo solo in seguito che la copertina della storia di wolverine era ispirata a una "vera", qui è palese, sempra che abbiano preso un'immagine di thor, sbiancato la pelle e appiccicato sopra la faccia di paperino.
        La copertina, disegnata da Walt Simonson, è il remake di quella di Thor (v1) #337, cioè l'inizio del ciclo scritto e disegnato dal medesimo Simonson (in anni precedenti era stato solo disegnatore); uno dei più celebri del personaggio:



        P.s.: In copertina appariva, per la prima volta come nella storia stessa, Beta Ray Bill, conosciuto anche come Beta Ray Thor poiché capace di sollevare Mjolnir e quindi essere degno dei suoi poteri.
        « Ultima modifica: Venerdì 13 Set 2024, 19:23:00 da Ramarro »

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        Samu
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          Re:Topolino 3590
          Risposta #18: Sabato 14 Set 2024, 22:24:19
          Il "What If" di questa settimana è stata una bella lettura, ho apprezzato la trasposizione del fumetto delle origini di Thor nella sua versione disneyana con protagonista Paperino sia per la sceneggiatura scorrevole che per i fantastici disegni di Lorenzo Pastrovicchio.

          Gustosissima la storia calcistica, che mi ha regalato buone risate e la cui intesa tra la sceneggiatura dinamica e divertita di Gagnor con i disegni espressivi e vivaci di Perina anima una vicenda che puntella di ironia, sarcasmo e verità la descrizione dell'ambiente calcistico.

          Carina la storia di De Feo e De Lorenzi anche se non mi ha colpito più di tanto e la dimenticherò in fretta, mentre la mia preferita è stata quella di Badino e Lomurno.

          L'ambientazione della Purple Boutique non aveva praticamente mai destato il mio interesse ad eccezione della storia di debutto coi disegni della Perissinotto ma in questo primo racconto in due parti firmato dalla nuova coppia autoriale alle prese con il ciclo ho goduto di una vicenda beh raccontata, interessante e sfiziosa.

          Sia per la sua narrazione fluida e piacevole che per l'ideazione di tanti personaggi nuovi, molti dei quali giovanissimi, che hanno dato brio e freschezza al racconto.

          Felice di essere stato sorpreso in positivo da questa storia, ne attendo fiducioso il prosieguo.

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            Re:Topolino 3590
            Risposta #19: Venerdì 27 Set 2024, 08:57:27
            Ho ricevuto il Topo in ritardo e l'ho finito di leggere solo ora.
            Mi è dispiaciuto vedere tutte queste critiche sebbene non le possa considerare infondate. A me l'albo è piaciuto e ho letto con piacere tutte le storie, certamente non uno dei migliori e non uno dei più memorabili.
            La storia di Minni mi ha coinvolto e non ho rilevato i difetti da voi segnalati. Almeno per me, Minni non mi è mai parsa come un'adolescente.
            Ho apprezzato anche la storia calcistica pur non apprezzando nulla del calcio. Le batture di Gagnor mi hanno fatto ridere e il ritmo era veramente incalzante.
            Per quanto concerne la storia "Zio Paperone e le voci dello spazio" è vero che c'è un errore scientifico (ho storto subito il naso) ma non è invece vero che il personaggio di Doretta Doremì è buttato li a caso. E' proprio grazie a Doretta che prende forma il tema della storia, ovvero che: la memoria fa spesso brutti scherzi (molti di più di quanto si creda) e i nostri ricordi non riflettono l'esatta realtà ma sono pur sempre ciò che resta della nostra storia passata e perciò non vale la pena di rovinarli.
            Questa tematica compare, insieme ad altre, pure nel film The Final Cut.
            Di questa storia ho meno digerito il fatto che un'invenzione del genere sarebbe molto più utile nell'aula di un tribunale ma questo è un problema mio perché l'età non mi fa più guardare le cose con gli occhi di un bambino.
            Arrivando alla tanto discussa storia Marvel, posso dire che l'ho trovata discreta e ci ho visto un qualcosina di PK come già segnalato da qualcuno. A fine lettura mi è parsa quasi una storia danese (l'arrivo di un ufo e i personaggi Disney che in qualche modo evitano l'invasione della Terra) con gli steroidi.
            Per chi ama fare le pulci segnalo che anche in questa storia c'è un'imprecisione scientifica: è vero che la gravità di Saturno è superiore a quella della Terra ma di pochissimo, meno del 10%. Perciò la forza degli uomini di pietrà difficilmente sarebbe così potenziata dalla poco più bassa gravità terrestre.

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              Topolino 3590
              Risposta #20: Lunedì 30 Set 2024, 11:02:37
              Recensione Topolino 3590


               Spesso quando si legge Topolino si è convinti che sia giusto e sacrosanto che tutto debba essere di nostro gradimento. Che se si è appassionati di un certo genere di storie, queste non debbano mai mancare; oppure, che se si detestano determinate soluzioni narrative, queste non siano mai inserite. Quello che spesso si è però portati a dimenticare è che Topolino è un magazine, un periodico che per sua natura contiene al suo interno una grande quantità di cose differenti. Ci sono le storie a fumetti, gli articoli a esse collegati, rubriche di attualità e di approfondimento, giochi, angolo della posta e dei rapporti coi lettori. E tante altre sezioni che negli anni sono man mano venute meno. Una varietà che solitamente è possibile riscontrare anche nella proposta fumettistica che il settimanale consegna ogni mercoledì agli appassionati. 

               Ed è su questo aspetto che deve essere valutata la serie Minni Prêt-à-Porter che ha avuto origine con la storia Questione di stile iniziata su Topolino oramai 4 anni fa. Nelle intenzioni della sceneggiatrice Valentina Camerini e del direttore Bertani, questa serie aveva il duplice scopo di cercare di attirare il pubblico femminile e di dare al personaggio di Minni una scossa, che la vedesse impegnarsi in qualcosa di differente dall’interpretazione della fidanzata petulante e insopportabile dell’eroe Topolino.

               Probabilmente, se fosse ancora attiva, le storie appartenenti a questa saga avrebbero visto la propria pubblicazione sullo storica testata Minni & company, che ha rappresentato una presenza costante nelle edicole soprattutto nella seconda metà degli anni Novanta. 

               Non stupisce quindi che l’episodio di Minni Prêt-à-Porter presente nel numero oggetto di questa recensione non sia proprio nelle corde dello scrivente. La serie vede al timone un nuovo autore: la sceneggiatrice non è infatti Valentina Camerini, che aveva scritto le trame di tutti gli episodi pubblicati finora, bensì Sergio Badino.

               
              Appuntamento col finale: rimandato

               Fashion Academy – La classe è composta di due parti, entrambe contenute in questo libretto, ma la trama non si conclude e prosegue con nuovi episodi nei prossimi numeri del settimanale. Ai disegni troviamo Giulia Lomurno, alle prese con la sua prima storia “lunga”. 

               La trama vede Minni alle prese con i problemi della Purple Boutique, che aumentano nel momento in cui la protagonista e la sua amica Betty, proprietaria del negozio, si lasciano convincere a insegnare presso un’accademia che eroga corsi di formazione in materia di moda e stile. 

               Non sarà semplice per loro immergersi nel ruolo delle docenti ed entrare in confidenza con una classe oltremodo riottosa e turbolenta, con alcune situazioni che sembrano nascondere qualcosa e alcuni personaggi, di contorno, che non sembrano essere stati completamente onesti con le protagoniste della storia.

               Al di là delle questioni lasciate volutamente misteriose per necessità narrative, anche taluni passaggi della trama risultano poco scorrevoli, con accorgimenti talvolta forzati. I disegni sono proporzionati, ma forse per mancanza di tempo fornito alla disegnatrice per completare il tutto, molte tavole risultano un po’ scarne alla vista, in quanto spesso sono riportati solamente i personaggi senza lo sfondo, o con lo sfondo comunque abbozzato. Si tratta di una consuetudine molto comune nei Topolino di qualche anno fa, ma che via via è stata abbandonata nella ricerca di sfondi più curati e accattivanti, che però portano con sé intrinsecamente il rischio di distrarre il lettore e non fargli ben comprendere la narrazione.

               In conclusione la storia, che già a priori non è nell’interesse di un lettore maschio di 35 anni, a posteriori non ha la forza e la capacità (anche comica o di frizzantezza) di consentirgli di riconsiderare le proprie basse aspettative e farsi apprezzare al di là del genere a cui appartiene.

               
              UN MOMENTO. Come sarebbe a dire “paga il Papersera” ???[/size][/i]

               Sicuramente migliore, se non altro dal punto di vista umoristico, è Paperino, Paperoga e l’inafferrabile Pallonar, per i testi di Roberto Gagnor e i disegni di un granitico Alessandro Perina. Lo sarebbe anche dal punto di vista tematico visto che tratta di un argomento che solitamente d’estate intrattiene buona parte degli uomini italiani: il calciomercato.

               In una divertente commedia degli equivoci, i reporter Paperino e Paperoga vengono incaricati dal loro direttore, nonché zio, di recuperare notizie di calciomercato e allo stesso tempo tentare di ingaggiare per la squadra di calcio del Vecchio Cilindro uno ieratico e capriccioso calciatore. Sebbene già dall’inizio si possa intuire dove la trama vada a parare, almeno per alcuni aspetti (ma d’altronde cosa si può pensare se Paperoga si prodiga in spese pazze perché “tanto paga il Papersera”?), la storia si legge con piacere. Perina è come sempre quel disegnatore che fa un lavoro chiaro, pulito, comprensibile, espressivo. Nulla di trascendentale, ma allo stesso tempo nemmeno niente che non sia molto buono. La satira sul mondo del calcio nella storia funziona molto bene, sa invece leggermente di riproposizione di cliché un po’ semplicistici la parte più relativa al gossip che vede il calciatore sempre accompagnato dalla bella ragazza un po’ vacua

               
              Quando i miti cadono…[/size][/i]

               Segue Zio Paperone e le voci dello spazio, opera di due “De”: De Feo, Giovanni, ai testi e De Lorenzi, Paolo, alle matite. Si tratta di una classica storia di paperi: zio Paperone individua una nuova idea e una nuova possibilità per fare affari e cerca di sfruttarla con l’aiuto di Archimede. I risultati, come sempre, non sono garantiti. La storia ipotizza che, in maniera fantascientifica, sia possibile ripescare dall’infinità dell’universo i suoni, e in particolare le voci, emesse nel corso dei secoli dagli individui suo nostro pianeta. Da quelli più eminenti e dispersi nelle pieghe della storia, a quelli che hanno significato qualcosa per noi e per il nostro passato. Ci si accorgerà che non sempre la storia viene raccontata per come è effettivamente avvenuta ma soprattutto che la nostra memoria è fallibile, e il nostro cervello è mirabilmente costruito per ricordare alcuni avvenimenti solo in parte, e per la parte a nostro favore. Ci si domanda a questo punto: a che pro rischiare di sostituire un bel ricordo con una deludente verità?

               La storia è in grado di restituire riflessioni etiche non banali pur partendo da uno spunto improbabile dal punto di vista scientifico (ma d’altronde Pezzin lo ha sempre fatto), con l’impressione che il cameo in stile donrosiano sia un po’ forzato e sia stato inserito nella storia allo scopo di sollecitare il finale desiderato.

               Per concludere il numero bisogna capovolgere il libretto arrivando finalmente a leggere What if… ?Paperino diventa the mighty Thor.

               
              The mighty Thor! by Pastro

               La storia è la seconda del ciclo What if… ? che vede la collaborazione tra i fumetti della Marvel e i personaggi Disney. Dopo la prima storia in cui Paperino indossa i panni di Wolverine, che avevamo già avuto modo di recensire qui, stavolta il buon Donald si trova a ripercorrere da protagonista la prima avventura del supereroe Thor. La storia nasce da un soggetto di Steve Behling, cresce con la sceneggiatura di Riccardo Secchi e corre grazie ai disegni di Lorenzo Pastrovicchio

               Rispetto alla prima storia con Wolverine questa avventura è decisamente migliore sotto molti aspetti. Intanto la trama è quasi una riproposizione in scala 1:1 della prima storia del supereroe-dio creato da Stan Lee e Jack Kirby nel 1962. In quella avventura d’esordio, pubblicata sul numero 83 della serie Journey into mistery, il dottor Don Blake, nel corso di un viaggio in Norvegia, sventa il tentativo di conquista del nostro pianeta da parte di inquietanti uomini-roccia alieni dopo essersi trasformato nel dio norreno. La metamorfosi da uomo debole impossibilitato nel camminare senza un bastone a potentissimo essere soprannaturale avviene dopo aver rinvenuto in una grotta un bastone di legno che si scoprirà essere nient’altro che il leggendario Mjolnir, il martello di Thor. 

               La trama della storia che troviamo su Topolino è praticamente la medesima. Paperino va in vacanza per accompagnare i nipotini che devono effettuare una ricerca sui vichinghi per conto delle GM, si fa male a una gamba per replicare l’andatura claudicante del dottor Blake e poi ripercorre tutte le vicende della storia originale con pochissime modifiche. Con la sua sceneggiatura, Riccardo Secchi prova a introdurre elementi di alleggerimento e qualche gag, non tutte riuscite, ma è interessante come nell’intervista dichiari che, grazie a suo padre Max Bunker che era direttore dell’editoriale Cosmo, sia stato il primo bambino in Italia a leggere alcuni fumetti di supereroi americani. Dal punto di vista grafico la storia è disegnata molto bene da Lorenzo Pastrovicchio che con le ambientazioni sci-fi e Paperino supereroe ha una lunga esperienza. Belle, oltre alle scene di azione, anche alcune espressioni di un Paperino partecipe, entusiasta e “vivo”!  

               Sull’operazione in generale avevamo espresso alcuni dubbi nella scorsa recensione, ma questa storia come risultato finale in termini di trama e disegni costituisce un sensibile miglioramento. Non è un capolavoro ma incuriosisce e si lascia leggere. 



              Voto del recensore: 2.5/5
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              https://www.papersera.net/wp/2024/09/30/topolino-3590/


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