Il Ritorno degli AcchiappaFantasmi si collega molto bene alla precedente (e storica) esperienza del trio riguardo questa tematica: non è affatto un remake ma una storia 'altra' il cui filo conduttore passa attraverso una stravagante quanto misteriosa e magica situazione creatasi nella soffitta di Pippo. Geniale connessione di Luca Barbieri che ricrea una certa atmosfera noir con nuovi e convincenti protagonisti.
Al contrario il comportamento di Paperino, richiamato per l'occasione, non mi ha convinto: è vero che nella storia di Gottfredson era molto pauroso ma Topolino, ricordandola, dice che è passato moltissimo tempo (e le tavole in cui i tre riprendono le sembianze dell'epoca ne testimoniano esteticamente la lontananza temporale) per cui si dovrebbe pensare che il papero, cresciuto come i suoi amici (oltretutto 'temprato' dalle esperienze fatte come super eroe, diabolico vendicatore e spia), non dovrebbe più avere certe reazioni, ancor più esagerate che in quelle delle storiche strisce. Dunque avrei presentato un Paperino più preoccupato che tremebondo: per quanto la cosa faccia ridere, mi sembra poco coerente col personaggio presente.
Nonostante l'ultimo Vian non sia tra i miei disegnatori preferiti, devo dire che in questo contesto le sue matite mi hanno convinto, soprattutto riguardo la fisionomia dei 'cattivi', delle simil pantegane dall'aspetto e dai modi 'sinistri'. Fra i characters principali anche la figura estetica di Pippo mi è piaciuta mentre Topolino e Paperino mi hanno convinto più nelle loro fisionomie anni '30 che in quelle attuali.
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Lo spazzolone (alias frettazzo, più un mocio per la verità) raccontato da Marco Bosco nella serie dei Cimeli di Zio Paperone è una storia molto bella perché collega il passato giovanile dello zione ad un presente nel quale egli cerca di insegnare qualcosa ad un nipote decisamente refrattario nell'apprendere. Quando si parla di Fortuna e di tutte le sue sfaccettature Gastone resta fedele al suo modo di approcciarvisi. Anche i disegni di Andrea Maccarini sono 'invitanti', belli sia nella parte 'presente' del racconto che in quella del passato, con colori e tonalità appropriati (sempre del disegnatore), molto brillanti o dai toni seppia a seconda delle situazioni.
Però devo fare due appunti al bravo illustratore: il primo riguarda gli occhi di Gastone, ingranditi fino al becco in un paio di occasioni, con il papero di profilo. Una svista? Possibile, sebbene il biondo cuginastro cambi fisionomia anche solo per un semplice dettaglio. Il secondo è più 'grave': come si può disegnare lo zione, che specifica di raccontare un episodio non della sua infanzia ma della sua giovinezza, come un paperotto alla Qui-Quo-Qua quando la sua età, tornato in Scozia dal suo primo viaggio in America, dovrebbe essere intorno ai 16 anni?
Si poteva disegnare un giovanissimo papero adulto, alla Kim Don-Ling (il personaggio coreano delle Paperolimpiadi) ma non un paperetto che sembra avere 10 anni, ingolfato in abiti più grandi di lui come solo un bambino potrebbe fare indossando quelli del papà. Come può essere credibile che un paperetto dall'apparente età di 10 anni possa aver attraversato da solo l'oceano e svolto le prime pericolose attività per guadagnarsi i primi 10mila dollari?
Per quanto possano esistere 'bambini incredibili' (e Qui Quo Qua in un certo senso lo sono) Paperone specifica che il suo racconto non riguarda la sua infanzia e infatti nei suoi primi anni americani egli era un ragazzo, come è sempre stato rappresentato in altre precedenti storie riguardanti quel periodo. Nelle bellissime tavole dai variegati colori di Andrea Maccarini c'è un 'neo' non indifferente e, al tempo stesso, incomprensibile.