Recensione Topolino 3593La copertina di Paolo Mottura.
Dico la verità, non avevo grande entusiasmo alla prospettiva di recensire
Topolino con il rischio di trovarmi a leggere
l’ennesimo numero sotto le aspettative: nelle ultime settimane la lettura mi aveva annoiato non poco.
Topolino 3593 invece è una boccata d’aria fresca, che gratifica il lettore e finalmente riporta la voglia di continuare a leggere!
Il merito è principalmente della storia di
Giovanni di Gregorio e
Paolo Mottura:
Circus – Ombre della ribalta, l’esordio di una mini serie che promette qualità e coinvolgimento.
Con un titolo che sembra mettersi in opposizione con uno dei più noti film sugli artisti del circo – stiamo parlando ovviamente di
Luci della ribalta (
Limelight, 1952) di Charlie Chaplin -,
la storia mette al centro delle vicende gli emarginati: sia che si tratti degli abitanti di un remoto villaggio del Midwest americano, chiusi nelle loro piccole esistenze, non disposti ad accettare le novità che arrivano dal mondo esterno e sospettosi (a dir poco) verso gli estranei che arrivano con il circo, sia gli artisti del circo stesso, ognuno con una storia forse appena accennata ma che promette di raccontarci vicende e sentimenti di ottima fattura e con caratterizzazioni che rendono ognuno di essi unico e “alieno” rispetto al mondo dei “normali”.
Wanda e Xanda, due personaggi originali che sembrano avere molto da dire.
La storia dichiara subito in maniera piuttosto esplicita i suoi riferimenti ed ispirazioni, con una vignetta d’apertura molto suggestiva – anche se a mio parere rovinata dalle didascalie piazzate proprio nel mezzo – dove
un eccellente Mottura rende omaggio alle ambientazioni e le suggestioni tipiche di Tim Burton. Il circo è stato tradizionalmente fonte di ispirazione per la narrativa e per il cinema, ed è spesso stato utilizzato per esplorare temi come l’illusione, l’estraneità e la magia. Proprio Tim Burton è la persona che negli ultimi anni attraverso i suoi lavori ha conferito al circo un tono più gotico, malinconico e surreale (non solo in
Dumbo, ma anche in
Big Fish), senza dimenticare Tod Browning (
Freaks, 1932) e Federico Fellini (
La strada, 1954) che offrono sguardi coinvolgenti e stimolanti sul tema della diversità e dell’accettazione, all’interno di una sensibilità poetica e malinconica.
Esattamente in questi binari si inserisce la storia di questo numero, accompagnando il lettore in un viaggio di emozioni, dove la trama e gli eventi servono solo come supporto al lettore per passeggiare tra le vicissitudini e le vite dei protagonisti, in maniera decisamente piacevole e scorrevole.
La scorrevolezza, invece, non è certo la dote principale dell’altra storia lunga del fascicolo,
Zio Paperone e la Paglietta della serie
I Cimeli Raccontano. La scelta di
Marco Bosco di far procedere la storia tramite
flashback interrotti ogni poche pagine da un repentino e forse non necessario ritorno al presente conferisce alla storia un ritmo particolarmente lento, che viene mescolato con riferimenti al passato di zio Paperone, che sembrano a volte forzati e a volte distanti da quelli oggi accettati come canonici. Questo elemento, sommato ad una caratterizzazione senza picchi particolari dei personaggi disegnati da
Carlo Limido, dà luogo ad una storia che chiude il fascicolo in modo un po’ deludente.
Demotivare come unica via per la pace interiore.
Nella media le due “riempitive” del fascicolo:
Demotivational Coach (ancora di Marco Bosco) della serie
Paperoga’s New Professions disegnata da
Francesco Guerrini e
La Principessa Nella Torre, della serie
Un Magico Mondo alla Fattoria. Vivace la prima, anche se non la migliore del ciclo; un po’ troppo caotica – specialmente se a confronto con l’estrema semplicità della trama – la seconda, dove i testi di
Davide Aicardi e i disegni di
Giulia Lomurno tentano di riportarci nel mondo di Paperino Paperotto e delle sue interpretazioni della realtà, ispirate inizialmente forse alle vicende del colossale lavoro di Watterson con Calvin & Hobbes, ma che qui invece sono molto meno credibili e coinvolgenti.
Una nota di merito va alla rubrica “
La parola della settimana” che sta riportando sul settimanale un approccio divulgativo che ritengo molto prezioso ed interessante.
Numero che riscatta quindi la media delle scorse settimane, guadagnando per questo mezzo voto in più. Un libretto che, come detto, fa tornare un po’ di quell’indispensabile entusiasmo per poter continuare ad apprezzare il prodotto di punta dell’editoria a fumetti italiana, e che per longevità e costanza nelle pubblicazioni è secondo solo a
Il Giornalino, che cito in chiusura per avere l’opportunità di augurargli un ritorno al suo periodo di gloria e di fasti,
in occasione dei suoi 100 anni!
Voto del recensore:
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