Recensione Topolino 3612
È
la festa degli innamorati il tema portante di
Topolino 3612. A San Valentino, oltre alla copertina di Andrea Freccero (ispirata al celebre dipinto
Il bacio di Francesco Hayez), sono dedicati il
Che aria tira di Silvia Ziche, l’editoriale di Alex Bertani, il
Dietro le quinte… di Jacopo Iovannitti (con intervista allo stesso Freccero) e la storia d’apertura,
Si Sanva chi può, divisa in tre parti, intitolate
L’idea,
Il piano e
L’evento.
Qui un
Sergio Badino in ottima forma
si riallaccia al percorso brillantemente tracciato con Siamo serie!, regalando
perle d’umorismo nell’ambito di una vicenda fresca e briosa, ambientata, logicamente, il 14 febbraio. Le
peripezie a sfondo romantico di Paperino e di una Paperina più comprensiva rispetto al passato (come da recente evoluzione del
character) sono
spassose e ricche di irresistibili ammiccamenti al lettore. Risultano altresì azzeccati i collegamenti, all’inizio e alla fine, con le rocambolesche vicissitudini di Paperone e Brigitta, con annessi nipotini e nipotine.

La trascinante hit dei Benestanti e Monoreddito[/size][/i]
Molto valido il lavoro dei disegnatori coinvolti,
Alessandro Perina,
Marco Mazzarello e
Luca Usai: ciascuno di loro si occupa di un episodio, rendendone alla perfezione lo
spirito tenero e lieve, con l’ausilio della colorazione vivace di Gaetano Gabriele D’Aprile e Manuel Giarolli. Si crea così un impasto ben amalgamato che addolcisce il palato, instillando buonumore.
Si ride parecchio anche nella successiva
Manetta e Rock Sassi in: Una nottata storta. Dopo averci condotto qualche mese fa sul
Viale del Tramonto con
Topolino in: Tutti sospetti,
Niccolò Testi ribadisce la sua
passione per il noir d’annata e si diletta a
giocare con i cliché del genere, a partire dalla voce narrante fuori campo del detective Quackard (un
duro, ovviamente abbigliato con cappello Fedora e impermeabile d’ordinanza), per arrivare al colpo di scena finale che riguarda una malvagia e fascinosa dark lady alla Lizabeth Scott. Nel mezzo, tante
citazioni a iconiche pellicole d’epoca con Bogart, Mitchum & co., assai gustose per i patiti di
hard boiled e dintorni.

Robert Mitchum non avrebbe fatto di meglio…[/size][/i]
Come di consueto,
Giorgio Cavazzano è pienamente a proprio agio nelle atmosfere tenebrose. Lo dimostra fin dalla prima vignetta, in cui – supportato dalle chine di Alessandro Zemolin e dai colori di Chiara Bonacini – raffigura da par suo la
silhouette del solitario investigatore, beniamino cinematografico di Manetta e Rock Sassi, mentre cammina per la città in una notte di pioggia. Il Maestro veneziano dà l’idea di essersi divertito nel dare forma a queste diciotto tavole, e noi con lui.
Torniamo indietro di un paio di secoli con
Paperen e la crema fortuita, per la serie
Avventure golose, diretta prosecuzione di
Paperoine de Paperoux e i tuberi di Papermentier, pubblicata la
scorsa settimana, sempre con i testi di
Sergio Cabella e le matite di
Ottavio Panaro. Ritroviamo a inizio Ottocento gli apprendisti pasticcieri, ed esperti pasticcioni, Paperen e Paperogaen, trasferitisi da Parigi a Torino, dove li raggiunge il cugino Gaston.
Come sette giorni fa,
il plot si rifà a un evento reale (che nell’occasione coinvolge le nocciole e Napoleone Bonaparte), ben illustrato da Francesca Agrati nel servizio a seguire. Questo
ciclo dal sapore antico, tutt’altro che pretenzioso ma con una precisa identità didattica, funziona piuttosto bene e, con leggerezza, arricchisce il lettore di nuove conoscenze.
Abbiamo poi
Flight 012, sesto e ultimo episodio della seconda stagione de
Le Isole della Cometa. Giunge dunque al termine, almeno per il momento, questa lunghissima saga cominciata nell’aprile di due anni or sono, sulla quale il direttore puntava molto. Onestamente, però, a parere di chi scrive,
le aspettative sono state in buona parte disattese. Se la prima stagione aveva lasciato con l’amaro in bocca e la sensazione che in centonovanta pagine non fosse accaduto pressoché nulla, la seconda era partita meglio, aggiungendo un po’ d’azione all’introspezione: strada facendo, però, ha perso smalto. Davvero
troppa la carne al fuoco per non ingenerare confusione, complice anche qualche salto temporale poco chiaro.

Uno per tutti, tutti per uno![/size][/i]
Dispiace, perché è evidente come, dopo l’avvio in salita,
Pietro B. Zemelo abbia provato a mettersi d’impegno per aggiustare il tiro e salvare la baracca, coadiuvato da un
Nico Picone sempre abile nel
costruire tavole ariose dal forte impatto. Sulla carta il
progetto,
dall’approccio maturo e riflessivo, pareva abbastanza interessante e contava su idee valide, come la differenziazione caratteriale delle due Minni e l’ambiguità della
new entry Babou.
A non convincere è stato lo sviluppo, con l’estenuante lentezza iniziale, le eccessive diramazioni, alcuni passaggi logici ardui da decifrare e un
villain dallo scarso carisma. Alla luce di tutto ciò, è paradossale che, edificata una simile impalcatura, la conclusione dell’ultima puntata, con i protagonisti sulla spiaggia per la resa dei conti, appaia affrettata e non soddisfacente.
Certo, leggendo tutte d’un fiato le trecentosettanta pagine complessive ci si appassionerebbe di più, ci s’immergerebbe maggiormente nel ventoso clima isolano, magari si assaporerebbero sprazzi di libertà in mezzo al mare e non si perderebbe lungo il cammino qualche dettaglio di rilievo. La resa, insomma, sarebbe migliore. Qui, però, siamo su
Topolino e
chi attende l’uscita ogni settimana finisce per stancarsi assieme ai personaggi, ancor più considerato che, nel bel mezzo, la vicenda si è interrotta per venti mesi (!). Se a ciò aggiungiamo che
neanche in questo caso si addiviene a un vero epilogo ma, anzi, sono varie le situazioni che restano in sospeso, ecco che, alla prospettiva di un’eventuale terza stagione (verso la fine del 2026, chissà?…), il senso di spossatezza si amplifica.
Il libretto si chiude con la gag
La crepa, per la serie
A le… zione di risparmio, in cui gli intramontabili
Carlo Panaro e
Valerio Held strappano un sorriso con semplicità. Da menzionare, inoltre, la rubrica
Fumettando, con Giuseppe Zironi che continua a illustrarci come ritrarre Orazio, e l’anteprima, a cura di Marco Travaglini, della storia in tre atti
Le maschere, realizzata da Andrea Malgeri come autore completo, al via sul prossimo numero.
Voto del recensore:
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