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What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)

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Cornelius
Imperatore della Calidornia
PolliceSu   (1)

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PolliceSu   (1)
    Premetto che questo nuovo topic, in parte estrapolato da quello del Topolino 3617 (sicuramente non idoneo, nel caso, a sviluppare una discussione inerente un 'mattonata' del genere), è più ipotetico che reale in quanto teorizza uno sviluppo 'particolare' della futura narrazione del libretto per quanto, vista la situazione presente, non così fantasiosa (almeno secondo me). Io posso percepire la cosa negativamente ma è probabile che ai più non dispiaccia.

    In questi ultimi anni ho notato la presenza di due fenomeni sempre più incisivi nella narrativa del libretto: l'allontanamento graduale dalle realtà quotidiane di Paperopoli e Topolinia (con sempre più numerose saghe in costume, nel passato come nel futuro, o semplicemente 'alternative') e l'approfondimento delle realtà storico-geografiche della nostra penisola (con viaggi sempre più frequenti collegati alle ragioni più disparate).

    I due fenomeni in se non sarebbero male se ben dosati ma negli ultimi anni stiamo assistendo a delle overdosi in tal senso. Dove potrebbero portare, in un futuro non così lontano? Ad una non impossibile doppia rarefazione, sia della quotidianità presente temporale (con gli alter ego storici che soverchiano i character orginali) che dell'ambientazione geografica calisotiana (con una localizzazione più o meno americana West Coast sostituita da una italiana di vario genere)
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    Il primo 'fenomeno' ha visto sempre più numerose storie 'alternative', a volte con paperi e topi 'originali', a volte con i relativi alter ego: fra queste ricordo Ducktopia, Circus, Evaporati, 500 Piedi, Capitano Nemo, Isole della Cometa, Viaggio nella Luna, Il viaggio del Pippon Tiki, Cronache degli Antichi Regni, Ciurma del Sole Nero, Topo Principe, Paperin Pigafetta, Star Top, 19.999 leghe, Sir Topleton, Victorian Ladies, l'Isola dei Misteri, Mickey 2.0, i vari What if...? disneo-marveliani... (solo per restare negli ultimi 5 anni) ... in attesa della prossima Terravento.

    Vediamo alternarsi riletture di classici a collaborazioni editoriali e a soggetti originali, comunque alternativi alle quotidiane realtà di Paperopoli e Topolinia: è anche vero che le due città sono state 'spremute' parecchio da quando sono state create (80 anni fa Duckburg, circa 90 anni fa Mousetown) ed è 'fisiologicamente' giusto creare dei nuovi 'teatri', delle nuove 'location'. L'unico appunto che faccio è che per le 'grandi produzioni' mi pare che questi siano sempre più scelti rispetto alle città originali, ormai 'relegate' ai soggetti 'minori'.
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    Riguardo il secondo 'fenomeno' (quello della sempre maggiore 'italianizzazione' delle storie) non mi sorprenderei di (ri)vedere il simbolo dell'euro sul Deposito dello zione e il 'trapianto' di Paperopoli e Topolinia dal 51° Stato dell'Unione ad una 21° Regione della Repubblica. Cose fra l'altro non nuove fra gli editori europei, forse più nel passato che nel presente, invero. Noi rischiamo, trent'anni dopo, di fare il cammino inverso. O, quanto meno, di cominciare, pian pianino, ad intraprenderlo, senza realmente accorgercene (almeno fra i lettori più 'distratti').

    Infatti in passato in vari paesi europei (Germania, Francia, Olanda...) il Deposito di Paperone aveva i simboli del marco e del franco, per poi cambiarli con quelli dell'euro. E le due città di paperi e topi erano localizzate proprio in quei paesi e non in America. Credo che solo nei decenni più recenti questa caratteristica piuttosto diffusa sia stata sostituita dalla $ del dollaro e dalla geolocalizzazione in Calisota (immagino dopo l'incisivo arrivo di Don Rosa alla Egmont).

    Se ho fatto queste ipotesi, avvalorate dalle passate esperienze di altri editori in altri paesi europei, è perché mi sto rendendo conto che per attirare maggiormente l'attenzione dei lettori e aumentare le vendite la Panini spesso si rifà a situazioni 'indigene', con sempre più storie ambientate nel nostro paese e con la 'traduzione dialettica' di interi albi in determinate regioni. Il primo blocco di 4 dialetti ha avuto un riscontro eccezionale, tale da organizzare un immediato bis.

    Evidentemente ai lettori italiani piace 'veder parlare' paperi e topi nei loro dialetti e piace vederli interagire in città e luoghi a loro cari, che conoscono bene. Piace al punto da far aumentare le vendite e, ipotizzo, far pensare alla Panini (gradatamente, nel corso dei prossimi anni) una completa riscrittura delle ambientazioni calisotiane, trasfomandole in italiane (magari di una regione creata ad hoc, come in fondo è anche il Calisota). Se in passato lo hanno fatto tedeschi, francesi e olandesi (non ricordo se anche i danesi), perché non potremmo farlo noi oggi?
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    Per quanto la cosa non mi garbi (sono affezionato da sempre alla geo-storia nordamericana di paperi e topi) ho la sensazione che si stia arrivando ad una progressiva 'deamericanizzazione' (o se vogliamo 'decalisotizzazione') del fumetto Disney italiano, già iniziata, come scrivevo all'inizio, con la forte diminuzione di plot sulla vita quotidiana in favore di soggetti ambientati sempre più in altri tempi e altri luoghi se non del tutto 'alternativi' e 'atemporali' al classico contesto locale e presente.

    Tutto ciò in favore di una 'italianizzazione' dello stesso media (nel sempre più sottile segmento della vita quotidiana) che è comunque diversa da quella iniziata da Guido Martina 75 anni fa. All'epoca e nei decenni seguenti diversi autori 'giocavano' con certe abitudini italiane fermo restando la residenza americana di paperi e topi. E fu proprio quella 'italianizzazione' delle storie soprattutto paperopolesi ad avvicinare molti lettori ad un fumetto che stava passando gradualmente ma decisamente da un autoriato americano ad uno italiano.

    In questi ultimi anni si è cominciato con le storie (diventate ormai quasi settimanali) ambientate in vari luoghi della penisola, per proseguire con le varianti dialettali piuttosto ravvicinate, per finire (ipotizzo, ovviamente) con una migrazione 'indolore' e una nuova residenza stabile di paperi e topi nel nostro paese. Senza che nessuno se ne accorga veramente (se non quella nicchia di lettori più attenti e informati come possiamo essere noi del forum) dando poi per scontato il fatto che Topolino e Paperino vivano da sempre in Italia.

    Certi 'punti fermi' della narrazione disneyana resterebbero comunque, come la Scozia e il Klondike per Paperone.
    Questi non escludono una sua scelta posteriore di stabilirsi in Italia, avvicinandosi pericolosamente (sarebbe il caso di ricordarglielo) ad Amelia, sua storica avversaria vesuviana. Spero solo che queste mie elucubrazioni restino tali sebbene abbia la sensazione che qualche 'progetto' del genere possa essere studiato negli uffici di Modena.
    « Ultima modifica: Martedì 25 Mar 2025, 22:31:10 da Cornelius »

      Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
      Risposta #1: Martedì 25 Mar 2025, 21:23:16
      La tua analisi è lucida tuttavia ritengo e spero ardentemente che un trasferimento in Italia sia assai improbabile. Esattamente come te, non apprezzerei proprio per niente questo traumatico cambiamento.
      Ambientare storie fuori dai confini di Topolinia e Paperopoli ha assolutamente senso ma se tutti questi trasferimenti portano sempre in Italia si rischia davvero di fare "indigestione". Per fare un esempio, a me sembra incredibile e assurdo che Topolino sia stato più volte in Basilicata che a San Francisco (con tutto il rispetto per la Basilicata). Addirittura le mete italiane sono preferite perfino a luoghi di fantasia: Ocopoli sembra scomparsa dai radar, per non parlare di tutte le terre che abbiamo visto con le storie di Cimino.
      Per mia sfortuna poi apprezzo poco anche le storie in costume, tollero meglio quelle saghe dove "recitano" ruoli in ambientazioni originali, per fare un esempio "La ciurma del Sole Nero" anche se la linea di confine tra i due generi è molto sfumata.
      Fortunatamente non abbiamo più storie con i VIP che ho sempre considerato come il male assoluto.
      Ma la mancanza dei personaggi "standard" che operano nella loro "comfort zone quotidiana" inizio a sentirla pure io.
      Cornelius, a mio parere ci starebbe anche una bella statistica per vedere come il fenomeno evolve nel tempo!  :-)

        Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
        Risposta #2: Martedì 25 Mar 2025, 21:26:42
        Il primo 'fenomeno' ha visto sempre più numerose storie 'alternative', a volte con paperi e topi 'originali', a volte con i relativi alter ego: fra queste ricordo Ducktopia, Circus, Evaporati, 500 Piedi, Capitano Nemo, Isole della Cometa, Viaggio nella Luna, Il viaggio del Pippon Tiki, Cronache degli Antichi Regni, Ciurma del Sole Nero, Topo Principe, Paperin Pigafetta, Star Top, 19.999 leghe, Sir Topleton, Victorian Ladies, l'Isola dei Misteri, Mickey 2.0, i vari What if...? disneo-marveliani... (solo per restare negli ultimi 5 anni) ... in attesa della prossima Terravento.

        È vero che c'è stata una proliferazione di storie in costume, ma secondo me in questo esempio non vanno annoverate Grandi Parodie come quelle di Verne o TopoPrincipe o Viaggio nella Luna, perché sono presenti da sempre sul Topo.
        Ciò detto dubito fortemente che Topi e Paperi prenderanno mai residenza nella nostra penisola, anche perché oggi più che mai gli autori sembrano assolutamente rigorosi nell'inserirsi in continuity con Barks e Rosa.

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        Geena
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          Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
          Risposta #3: Martedì 25 Mar 2025, 21:29:47
          In merito a un possibile "trasferimento" dall'America all'Italia avrei i miei dubbi. Primo, probabilmente i lettori più affezionati potrebbero non gradire questa italianizzazione estrema, e magari rinuncerebbero al settimanale odierno.
          Secondo, le storie in dialetto sono curiose perché sono praticamente delle novità, ma cosa succederebbe se queste storie diventassero molto frequenti? La novità non sarebbe più tale e le storie perderebbero il loro fascino di storie in dialetto. Forse anche questa iniziativa ha indotto Cornelius a pensare a un trasferimento in Italia: è molto difficile che degli americani parlino dei dialetti italiani, anche se, con i numerosi viaggi che hanno fatto, dovrebbero conoscerla bene.
          Infine, se questo trasferimento avverrebbe davvero, dove si troverebbero Paperopoli e Topolinia? Si chiamerebbero ancora così, o i loro nomi verrebbero italianizzati ancora di più?
          Non penso che cambiamenti così radicali verrebbero accettati da tutti i lettori, da me in primis, anche perché ormai la cultura del Calisota è americana: se questo trasferimento avverrebbe, e le storie nel passato della città continuerebbero, come spiegerebbero la fondazione di Paperopoli?

          Riguardo alle storie in costume, di tutti i tipi, penso che "il troppo stroppia", ma se è fatto bene si può anche accettare: la maggior parte delle storie che ha citato Cornelius (non dico tutte perché alcune non le ho lette) sono comunque delle belle storie, ma ne andrebbero fatte di più del tipo della recente "Isola che non c'è", con i protagonisti che sono davvero le solite persone e nel loro tempo.
          Tick-tock tick-tock, tick-tock tick-tock
          Tick-tock tick-tock, le lancette indietro vann...
          Tick-tock tick-tock, pelle liscia senza affann...
          Tutto in modo naturale come dice il nostro Doooc...
          Se tu bello vuoi tornare, bene, affidati a Tick-Tooock!

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          Cornelius
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            Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
            Risposta #4: Martedì 25 Mar 2025, 23:27:03
            È vero che c'è stata una proliferazione di storie in costume, ma secondo me in questo esempio non vanno annoverate Grandi Parodie come quelle di Verne o TopoPrincipe o Viaggio nella Luna, perché sono presenti da sempre sul Topo.
            Ciò detto dubito fortemente che Topi e Paperi prenderanno mai residenza nella nostra penisola, anche perché oggi più che mai gli autori sembrano assolutamente rigorosi nell'inserirsi in continuity con Barks e Rosa.
            Certamente ma aldilà della differenza di generi e di qualità del prodotto (che non discuto a livello generale, sebbene qualche storia in particolare non abbia convinto i più per diversi motivi) critico soprattutto la quantità di questi soggetti 'in costume' o in Italia (a volte le due tipologie coincidono).

            E' vero che la continuity con Barks e Rosa è in questi ultimi anni aumentata (e questo potrebbe essere un 'argine' rispetto a ipotetici 'sviluppi' narrativi futuri) ma la mia ipotesi è collegata ad una eventuale futura decisione 'estrema' della Panini che potrebbe vedere nella 'italianizzazione' dei personaggi Disney (in tutte le sue 'forme') l'unica se non l'ultima possibilità di invertire o frenare il calo delle vendite. Tutti questi viaggi in Italia sono 'organizzati' per questo scopo già da vari anni.
            « Ultima modifica: Martedì 25 Mar 2025, 23:37:12 da Cornelius »

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            Maximilian
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              Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
              Risposta #5: Giovedì 27 Mar 2025, 22:51:18
              l'allontanamento graduale dalle realtà quotidiane di Paperopoli e Topolinia (con sempre più numerose saghe in costume, nel passato come nel futuro, o semplicemente 'alternative')
              Questa caratteristica, che interpreto in parte come escapismo volto a non affrontare l'attualità, ha iniziato a stufarmi circa... 15 anni fa.
              Le vicende in costume, indicativamente, per me dovrebbero ammontare a 4 o 5 all'anno.

              E' un tipo di narrazione che permette di calare i personaggi in determinati contesti senza fornire spiegazioni. Più stimolante sarebbe vedere quelli normali muoversi in ruoli diversi dal solito, lavorando sulle caratterizzazioni e motivazioni che li hanno condotti lì.

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              Samu
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              PolliceSu

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                Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
                Risposta #6: Giovedì 27 Mar 2025, 23:25:07
                La doppia questione sollevata da Cornelius è interessante e obiettiva perché avvalorata da una sempre maggiore frequenza dei due fenomeni nelle storie del Topo nostrano.
                Da lettore ciò che più conta per me è la qualità della storia, per cui ben vengano storie come Circus, le Isole della Cometa, Evaporati e via dicendo che ho molto apprezzato.
                Ma sono al contempo del parere che questa inflazione riguardo al suddetto tipo di universo narrativo sia effettivamente eccessiva.

                Non vorrei rinunciare, di tanto in tanto, a narrazioni di questo genere perché a me piacciono e non poco.
                Però sento anch'io la mancanza di storie più articolate e di ampio respiro con i personaggi nelle loro vesti classiche.
                Un esempio su tutti è quello delle storie di stampo avventuroso con protagonista Zio Paperone; fino a qualche anno fa un classico da leggere spesso sul libretto ed oggi sempre più rarefatte.
                Facendo un altro esempio fresco fresco, ho molto gradito il numero di questa settimana perché su cinque storie, quattro di queste presentano una ambientazione quotidiana classica, sempreverde, gradevole e che trovo efficace oggi come lo era nelle storie di cinquant'anni addietro.

                Quanto al secondo spunto di discussione, inerente al carattere "indigeno" delle storie sempre più marcato con la loro presenza sul giornale, è un dato di fatto che si ripropone con costanza.
                In sé, non mi disturba perché è sempre un piacere vedere i nostri calati in ambientazioni a noi più vicine e farle conoscere a chi abita in altre regioni d'Italia ma ritengo che, anche qui, ce ne siano già state in abbondanza.
                Abbiamo avuto storie ambientate in Lombardia, Basilicata, Piemonte, Veneto, Toscana e probabilmente in altre regioni che adesso non rammento.

                Come per il primo punto della discussione, non è il tipo di storia in sé che è sbagliato.
                Una tantum ci possono stare ma è il ripetersi di queste ambientazioni sempre più "italiche" che comincia a diventare noioso.
                Se è vero che sono operazioni atte ad attrarre l'interesse dei lettori che vivono in quella zona o in città comunque limitrofe, è pur vero che ridurne la quantità non sarebbe per niente male.

                Anche perché se sono appassionato della Disney da quando avevo quattro anni è perché amo il Calisota nella sua unicità e classicità, con le sue ambientazioni caratteristiche e di sfondo quotidiano.
                Non perché c'è la storia ambientata in Sicilia o il racconto che presenta il nuovo "elseworld".
                Quelli possono essere dei complementi, anche piacevolissimi in sé.

                Ma l'ossatura delle storie di nuova produzione per me deve comunque essere a sfondo quotidiano, nonostante il trend degli ultimi anni dimostri la volontà di virare più su altro.  :)
                « Ultima modifica: Giovedì 27 Mar 2025, 23:27:41 da Samu »

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                  Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
                  Risposta #7: Domenica 30 Mar 2025, 22:10:38
                  le due città sono state 'spremute' parecchio da quando sono state create (80 anni fa Duckburg, circa 90 anni fa Mousetown)
                  Piccola precisazione: il nome originale di Topolinia non è Mousetown ma Mouseton. Il suffisso "ton" rappresenta la forma arcaica di "town", ed è presente in molte città reali tra cui Houston, Washington, Boston e Princeton.

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                    Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
                    Risposta #8: Lunedì 31 Mar 2025, 14:00:57
                    C'è da riconoscere che il marketing Panini/Topolino è in grado di suscitare interesse e mantenere viva l'attenzione nei quotidiani grazie alle varie iniziative (dialetti, incursioni regionali in Italia) e senza bisogno di ricorrere a VIP.
                    Questa poi che il Topo delle "ricette lombarde" sia stato presentato a Palazzo Lombardia dall'Assessore alla Sovranità Alimentare (sic...) ha quasi del dis-TOPICO.



                    In effetti questo post di Tang Laoya e l'ultimo editoriale di Alex Bertani (in basso, in uscita nel prossimo Topolino 3619) mi fanno ulteriormente riflettere sul fatto che le frequentissime incursioni (anche 'dialettali') di paperi e topi nel nostro paese coinvolgono poi vari settori: enti locali, pro loco, comitati, istituzioni accademiche (come riportato dal direttore) e anche la politica con l'assessore alla Sovranità Alimentare (nell'articolo del quotidiano Libero). "Più se ne parla meglio è" e se i vari media italiani parlano di Topolino o del fumetto Disney in generale, ciò accade quando questo interagisce in qualche modo con il nostro paese.

                    Se le 'interazioni' in passato erano sporadiche (legate più che altro a Sanremo, al calcio, a sceneggiature specifiche o altre situazioni mediaticamente più 'appetibili') adesso sono molto più frequenti, come oramai si è capito. Fino a che queste incursioni desteranno l'attenzione di stampa e tv (e magari dei social, media più vicino ai giovani) un numero potenzialmente più elevato di possibili nuovi fruitori del fumetto potrà avvicinarsi allo stesso.

                    Se in futuro Alex Bertani ci dirà che effettivamente il numero di lettori è aumentato (collegandolo alle storie 'italiane' del Topo) a questo punto anche certe mie (e non solo mie) 'ritrosie' verso i settimanali viaggi di paperi e topi in Italia diminuiranno. Se questo sarà l'unico modo (fra i tanti escogitati in questi ultimi decenni dai vari direttori del libretto) per riavvicinare vecchi lettori e, soprattutto, conquistarne di nuovi, mi 'adeguerò' alle nuove narrazioni 'nazionali' senza polemizzare più di tanto. Di fronte a numeri in rialzo (se mai compariranno ufficialmente) accetterò la nuova 'italianità' dei personaggi Disney, sperando che non diventi anche 'residenziale'.

                    « Ultima modifica: Lunedì 31 Mar 2025, 16:43:35 da Cornelius »

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                      Risposta #9: Lunedì 31 Mar 2025, 21:53:02
                      In Brasile spopola Josè Carioca, personaggio che in quel luogo vive fin dall'inizio.
                      Se le vicende svolgentesi in Italia sono così tanto apprezzate, nulla vieta di inventare dei personaggi che vi abitino stabilmente.

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                        Re:What if... in altro tempo, in altro luogo (meglio se italiano)
                        Risposta #10: Martedì 1 Apr 2025, 13:23:15
                        In Brasile spopola Josè Carioca, personaggio che in quel luogo vive fin dall'inizio.
                        Se le vicende svolgentesi in Italia sono così tanto apprezzate, nulla vieta di inventare dei personaggi che vi abitino stabilmente.
                        Immagino tu intenda personaggi italiani 'autonomi' dalle situazioni calisotiane, un po' come Josè Carioca che in Brasile ha tutto un suo mondo di character locali legati a lui e solo di rado interagisce con Paperino o Panchito.
                        In caso contrario questi personaggi italiani esisterebbero già, in location nazionali spesso protagoniste di storie dove però interagiscono con i personaggi calisotiani la cui presenza è spesso preponderante e comunque "d'obbligo".

                        Forse solo Amelia, a volte, ha visto soggetti in cui la sua fissa per la Numero Uno (e di conseguenza i suoi viaggi oltre oceano) è stata sostituita da situazioni 'autoctone', magari strettamente stregonesche, dove i paperi di Paperopoli sono del tutto assenti.

                        Ma è anche la 'veterana' dei personaggi che vivono in Italia, personaggi che sono rapidamente aumentati in questi ultimi anni: dal commissario Topalbano in Siclila al professor Adalbecco e famiglia in Toscana fino ai parenti di Rock Sassi in Lucania. Tutti però sempre legati ai character calisotiani che sono i protagonisti principali di queste trasferte: da Topolino ai paperi fino al poliziotto di Topolinia.
                        « Ultima modifica: Martedì 1 Apr 2025, 13:29:04 da Cornelius »

                         

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