E' con Bambi 2 che i Toon Studios fanno il passo definitivo, consegnando alla storia dell'animazione la loro perla migliore e assumendo così definitivamente una propria dignità artistica. Una consacrazione implicita e assolutamente meritata, dal momento che il film è da considerarsi l'apice di un percorso creativo che li ha visti partire dallo squallore grafico di film come
Il Ritorno di Jafar, passare attraverso prodotti più validi come
Estremamente Pippo, e infine approdare al livello infinitamente superiore di titoli come
Il Re Leone 3 e
Lilo & Stitch 2. Ma è con questo film che avviene il vero riscatto, che sottintende una deliziosa presa di posizione artistica nei confronti dell'animazione moderna, sempre più monotona ed esclusivamente 3d. Bambi 2 ha infatti visto la partecipazione nientemeno che del grande Andreas Deja, animatore di Scar, Jafar e di tanti altri personaggi dei classici disney. Deja è considerato un eroe della resistenza, che non ha gradito il definitivo passaggio al 3d e ha preferito lasciare la Disney Feature Animation per passare ai Toon Studios. Un animatore di punta che sceglie di stare in panchina non è cosa da poco, tuttavia Deja ha pensato che portando la propria arte in un settore "plebeo" come quello dei commercialissimi sequel da cassetta, sia lui che gli studios ne avrebbero beneficiato. In particolare è apprezzabilissimo il suo sforzo per trasformare una mera manovra commerciale in una riuscitissima "operazione nostalgia" .
Il suo apporto si vede subito: Bambi 2, coi suoi fondali artistici, è visivamente quanto di meglio sia mai passato su grande schermo dai tempi di Koda Fratello Orso. Niente stilizzazioni, nessuna economia cromatica ma lo stesso naturalismo sfrenato del classico del '42. Non sono da meno le animazioni dei singoli personaggi, in particolar modo quelle, assai curate, dei protagonisti, che contribuiscono a dare al film quel feeling retrò che lo caratterizza. Gli unici elementi che riportano lo spettatore alla realtà sono una considerevole quantità di parlato, quasi assente nel classico, e l'atteggiamento di Tamburino, un po' troppo sopra le righe e quindi "moderno". Nonostante questo, l'operazione nostalgia riesce eccome, un vero peccato quindi che in patria la Disney abbia non abbia destinato il prodotto agli schermi cinematografici, rendendolo così un meno significativo direct-to-video e penalizzandone la splendida resa cinematografica.
La storia è molto semplice e simbolica, quindi assolutamente classica e adatta a un pubblico trasversale, come del resto era quella di Bambi. Il romanzo di Felix Salten viene qui ulteriormente indagato: si tratta infatti di un midquel di lusso che ha luogo subito dopo la morte della madre, e che racconta l'adolescenza del giovane principe, una fase che nel primo fim era stata saltata per mezzo di un'ellissi assai eloquente. La trama, ancora una volta di formazione, è incentrata quindi sulle grandi tematiche della crescita, della superazione della fase materna e del successivo rimpiazzamento col rapporto paterno, fatto di emulazione e frustrazione. Bambi 2 non aggiunge molto al predecessore, semmai approfondisce e completa quanto già detto, prendendo in prestito alcuni elementi da Il Re Leone, che a suo tempo si era ispirato non poco a Bambi, e chiudendo così idealmente il cerchio.