Quinto più grande flop della storia del cinema,
Mars Needs Moms è stato il film che ha fatto calare il colpo di scure sulla motion capture di Zemeckis e ha posto fine all'era dell'Uncanny Valley. A dire il vero a smentire ciò ci sarebbe un certo
TinTin ma lì la mocap è stata usata più come effetto speciale, caricaturizzando i volti in modo da evitare l'effetto cadaverico che a Zemeckis piaceva tanto.
Già nei primi stadi di produzione il film era destinato a perire in modo inglorioso, pare, almeno da quel che si diceva in Disney: Rich Ross l'aveva visionato in uno stadio preliminare e ci era rimasto di sasso, decretando la fine della Imagemovers, che la Disney aveva accolto da poco nelle sue fila. Poi il flop effettivo, e l'uscita nel mondo sacrificatissima: qui in Italia sarà stato proiettato da un paio di cinema, ed è arrivato quindi a testa bassa in dvd (e non in blu ray!) cercando quasi di non farsi notare. I soldi sono stati spesi e non lo si può nascondere, ma è chiara la manovra di autosabotaggio della Disney, che può solo aver paura del calo di immagine che potrebbe derivare da un film simile.
Ma il film è davvero così brutto? Eh sì, lo è. Diretto da Simon Wells (che in passato aveva lavorato su
Balto,
Il Principe d'Egitto e altra bella roba) questo film racconta una storiella banale, con poco estro, molte cadute di stile e pure un po' di noia in mezzo. Tutto questo ovviamente senza dimenticare l'effetto orribile e la scarsa empatia che la mocap spinge a provare verso i personaggi: vedere un film odiando e trovando sgradevole ogni minimo momento di recitazione non aiuta di certo a immergersi nella storia, se a questo aggiungiamo che ad esser veicolata è una storia poco riuscita in ogni sua parte direi che proprio non ci siamo.
Beowolf e
A Christmas Carol avevano dalla loro appunto la trama, l'atmosfera, che potevano far perdonare la terribile resa dell'animazione, qui non c'è neanche quello. Il film ci racconta goffamente la storia di Milo che arriva su Marte per recuperare la madre rapita da un esercito di marziane, intenzionate a riversare il suo schema mentale nei file mnemonici delle proprie tate robot, dal momento che da tempo hanno deciso di ripudiare il concetto di famiglia. Tecnicamente la trama è piena di insensatezze (a che serve la divisione in due sessi dei marziani se poi i bimbi nascono dalla terra? che senso ha che il macchinario che copia lo schema mentale polverizzi le mamme?) ma tutto questo passa in secondo piano di fronte alla totale nullità di quelle che dovrebbero essere le scene d'azione: per ottanta minuti Milo non fa altro che girare per corridoi monocolore, ruzzolando giù per i condotti della base aliena con scene in soggettiva che sembrano messe lì per scimmiottare una giostra al cinema (e che ricordano
Polar Express). Ma c'è di più purtroppo, ovvero l'umorismo assolutamente fuoriluogo della sua corpulenta spalla comica, un panzonerd che per buona parte del film non fa altro che strillare cose che dovrebbero apparire buffe ma che buffe non sono. O magari lo sarebbero di più in un altro contesto, visto che a quanto pare l'attore che lo interpreta è pure bravo, ma purtroppo è sempre questo il problema con la mocap: la prima cosa da evitare è proprio l'umorismo, scienza basata proprio sull'espressività, la recitazione, l'empatia e il feeling, tutte cose che la mocap distrugge. E il problema è che di humor ce ne vorrebbe essere a pacchi, anche quando entra in scena la marziana ribelle, che cerca di parlare come una hippie, apparendo sostanzialmente stupida. Persino nei credits le cadute di stile continuano, visto che ci viene proposta una cattiva selezione di scene dal film, mostrando però come sono state girate: non si tratta di buffi fuoriscena, non si tratta di un making of, né di materiale nuovo, è solo una coda abbozzata e inguardabile. Insomma, è tutto così fiacco, sgradevole e scontato che viene proprio da pensare che il film abbia avuto ciò che meritava. La mocap di Zemeckis si toglie di mezzo con un film che sembra ereditare i peggiori difetti del primo
Polar Express, senza nemmeno riproporre la stessa atmosfera, un'anima da compitino tirato via rinchiusa in un corpo mostruoso. In altre parole un film
sbagliato.